Gigi, ci dispiace

Da dove cominciare, da dove partire, che dire? Un film, a più intervalli, visto e rivisto. Dai più grandi ai più piccoli. La Juve, sul più bello, è crollata ancora e questa volta lo schianto è stato più forte degli altri. Una partita insufficiente sotto ogni punto di vista, iniziata così così e andata alla deriva con lo scorrere inesorabile del nemico numero uno dell’uomo: il tempo.

Va bene soffrire, ci sta perdere ancora, ma qualcuno non se lo meritava. Il dolore è straziante, ma pensando a Gigi si fa più fitto, lasciandoci senza parole e fiato.

SUPERIORI

Hanno giocato meglio, avevano fame e forza nelle gambe, voglia di alzarla e di mordere le caviglie su ogni pallone, in ogni momento, anche quando non contava più nulla. La partita è stata questa, novanta minuti di sofferenza, un’occasione d’oro (e un pallone) buttata. Si poteva e si doveva andare oltre la sola vittoria, coronando insieme il grande sogno: Gigi numero uno al mondo, l’unico portiere ad essere insignito di quel riconoscimento tanto ambito.

La Juve, invece, ha giocato senza cattiveria, cadendo sotto i colpi di un’armata galactica e spietata. Gli undici mandati in campo da Zidane non hanno avuto pietà, non hanno avuto paura di affrontare la miglior difesa del mondo, non si sono fatti impensierire neanche per un momento dalla coppia Dybala-Higuain e, tantomeno, dal colosso fra i pali.

FA MALE

4 a 1 fa male, malissimo. Un tale epilogo va oltre ogni tragedia shakespeariana, mandando in frantumi l’unico sogno rimasto nel cassetto di Buffon. Era un po’ il desiderio di tutti, ma in particolar modo il suo. Lui che ha deciso, nel suo miglior momento, di scendere nell’inferno della B, lui che ha vissuto in prima persona gli anni post calciopoli, lui che è stato uno dei fautori della rinascita bianconera, lui che aveva perso la finale di Berlino.

Gigi non doveva finire così, uno come te questo riconoscimento se lo meritava senza ombra di dubbio. Questa dannata Coppa dalle grandi orecchie ti respinge solo dopo averti corteggiato, questa dannata coppa, probabilmente, diventerà il tuo grande rimpianto.

Il mio primo pensiero sei stato tu. All’88esimo hai alzato gli occhi al cielo, hai perso definitivamente le speranze ed io con te. Mi hai ricordato che sei umano e in quanto tale non puoi cambiare il fato, beffardo o bello che sia.

Ci (e mi) dispiace.

 

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