La coperta è corta, ora più che mai

Non c’è mai una risposta precisa sul turnover. Non c’è mai una scelta giusta sul farlo o meno. E non c’è mai un equilibrio perfetto quando hai i risultati dalla tua, ma non gli uomini.
La Juve di Roma è una versione deteriorata dagli infortuni e dalle decisioni del suo allenatore. Il quale, dovesse tornare indietro, farebbe esattamente le stesse mosse, giocherebbe tranquillamente le identiche carte. Un errore? Nossignore. Qui, a questo punto della stagione, i problemi son altri.

COPERTA CORTA

Parlare di mancanze e riferirsi alla Juve, in un certo senso suona male, sbagliato, al limite dell’osceno. E invece, quella bianconera è una squadra incompleta: meravigliosa negli undici, ma tremendamente migliorabile nel contorno. Che non è solo Sturaro, o Lemina. Ma è una mancanza sensibile di qualità, e soprattutto di affidabilità.

Il turnover diventa pesante, ai limiti del terrore. E dal centrocampo in su, la coperta corta provoca due ferite differenti, ma ugualmente dolorose: non c’è spazio per rifiatare, lì in avanti. E nei tre a supporto della punta – che non ha comunque un ‘vice’ di ruolo -, spesso vengono schierati giocatori senza alcun particolare feeling con il ruolo.

RATTOPPARE WAS THE WAY

Vero: manca Pjaca. Però finché l’infortunio non l’ha imprigionato, solo la partita ad Oporto aveva avuto la briga di incoronarlo riserva di livello. E vero: il modulo ha fatto le fortune di questa squadra, ma è stato cambiato in corsa. Non c’era niente di così prevedibile, ancor meno lo erano questo tipo di mancanze. Che però si fanno sentire, e allora spingono a stringere i denti nelle ultime uscite. È che manca così poco al traguardo che pensarci ora quasi disturba: serve arrivare fino in fondo con le ultime forze rimaste, con gli uomini rimasti, con i campioni rimasti.

Non sarà mai una questione di ‘troppo turnover’, né si potrà affermare – da ora in poi – l’impossibilità di migliorare questa rosa. Tartassata dal modulo e dai troppi esperimenti, quindi vanificata da una coperta fattasi sempre più corta da tolleranza fisica e infortuni. L’ultimo miglio magari non rischia di diventare un incubo, ma diventa monito per il futuro: undici, o anche quindici uomini non bastano per dominare il mondo. Servono rinforzi, non riserve.

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