Gran Premio di Monaco: come in Formula 1, la Juve vince da grande scuderia

L’appuntamento è sempre di quelli da non perdere: il pubblico accorre in massa, lo chiamano quello delle grandi occasioni; è un pubblico chic, d’élite, con tanti soldi e il barcone spiaggiato nel porto più glamour del mondo. Pochissimi di loro sanno cos’è un gran premio, chi partecipa, e quali sono le difficoltà. Monaco è una pista ad alto carico aerodinamico, si deve andare lenti e cauti, ogni punto del tracciato nasconde insidie che non ti aspetti. Jardim lo sa, ed ha apparecchiato nella tavola trappole pronte a catturare la preda. Allegri e la sua Juventus sono pronti: sanno cosa devono fare.

PARTENZA

Non è proprio un rettilineo: chi parte davanti ha un vantaggio enorme, dato che sorpassare è molto difficile. Chi sta dietro invece rischia di rimanere imbottigliato e speronare gli avversari, non importa dove si trovano. Si tenta di allungare, la Juve manovra sulle fasce, il Monaco osserva e cerca di imparare; la giovane età dei suoi giocatori è una croce e delizia in questi frangenti. La Juve macina gioco, ma il primo ostacolo sta per arrivare.

SAINTE DÉVOTE

Una curva a destra ad angolo retto che porta ad una salita, non particolarmente dritta. Nella curva è facile sbagliare tutto ed essere buttati fuori dopo pochi metri dalla partenza, il mare sulla destra è uno spettacolo magnifico. Il Monaco inizia a pressare, la Juve controlla a fatica, Mbappé si fa trovare pronto, ma Buffon non si fa sorprendere. Una Juve buttata indietro, una strada in salita, un occhio alla curva successiva, la Beau Mirage, dove si può sbattere sul guardrail se si perde concentrazione, ma gli undici di Allegri restano in gioco.

CASINÒ

Qui si fanno le fortune del Principato: qui si può vincere tutto, o perdere tutto. Qui è dove si scommette, qui è dove i migliori escono vincitori, dove i nullatenenti possono solo guardare. La Juve non vuole essere da meno, e butta in palio un lancio di Barzagli, un tacco al volo di Dybala, un altro tacco di Dani Alves, e Higuaín. Il risultato è un gol di pregevole bellezza, una mossa da veri intenditori. È l’1-0, la felicità è grande, il gran premio lungo. E la strada che segue, è in discesa.

MIRABEAU, MASSENET, PORTIER

Non poteva essere tutta rose e fiori la vita; arriva infatti dopo la discesa uno dei tratti più caratteristici del gran premio: la prima curva a destra, la Mirabeau, è cieca ed è molto facile tirare a dritto. Segue poi la Massenet, la curva più lenta di tutte, una U stretta verso sinistra che porta al Portier, un’altra curva ad angolo retto verso destra che immette nel tunnel. La Juve termina il primo tempo controllando bene le velleità avversarie, raddoppiando le marcature sui giocatori più pericolosi e disinnescandoli sistematicamente. Siamo a metà gara, il bello deve ancora arrivare.

TUNNEL

La parte più suggestiva del gran premio: un lungo tunnel dove bisogna accellerare al massimo, con la doppia insidia della luce, che manca nella galleria e che acceca una volta usciti. La Juve entra nel tunnel quando comincia il secondo tempo: il Monaco attacca a spron battuto, serve un grande Gigi Buffon per uscire indenni. Il buio non è un problema per Allegri, che continua a dare indicazioni alla sua squadra. Si esce dal tunnel, c’è ancora tempo per schiacciare il piede sull’accelleratore; Marchisio vede la porta, è tutto solo.

NOUVELLE CHICANE

Si deve frenare bruscamente una volta finito il piccolo rettilineo che segue il tunnel: ad attendere infatti c’è un’infida curva a S, un sinistra-destra in cui si deve rallentare di colpo e lavorare bene con lo sterzo prima di immettersi in un nuovo rettilineo. Marchisio frena, il portiere ringrazia. Poteva essere il 2-0, c’è ancora tempo per vedere un gol.

PISCINE

Dopo la curva del Tabaccaio, è qui che si decide la gara: i più forti riescono ad accellerare nella doppia S che si pone in fronte a loro, i perdenti rallentano. Qui si dimostra di che pasta si è fatti, qui si capisce chi può vincere la gara, chi può salire sul trono. Ancora Dani Alves, ancora Higuaín: il cross dalla destra del brasiliano arriva al Pipita, che non sbaglia, e mette dentro il 2-0. Qualcuno pensa che il risultato è nel saccoccio, che le insidie sono finite e si può pensare al futuro. Allegri lo sa, e si chiude inserendo Rincòn e Lemina. Jardim prepara le ultime sorprese.

RASCASSE

Un’inquietante curva a gomito in cui si svolta prima a sinistra per poi girare rapidamente sulla destra: si tratta di un imbuto pericoloso in cui la macchina può schiantarsi sul muro se freni, gomme e cervello non sono usati a dovere. Il Monaco non ha niente da perdere, e affronta i bianconeri con cuore e anima. Il miglior attacco contro la miglior difesa, chi può spuntarla? Bernardo Silva prova a rimetterla in gioco, ma il muro juventino si innalza. C’è ancora speranza per i monegaschi, ci sono ancora gli ultimi minuti di gioco, c’è l’ultima curva.

ANTHONY NOGHES

Questa ultima e alquanto infida chicane porta il nome di chi ha voluto un gran premio di Formula 1 a Monaco. Deve essere un onore affrontare l’ultima insidia del tracciato da campioni, da vincitori. O perlomeno, fare il colpo grosso. Ci prova Germain, con un colpo di testa all’ultimo momento: a opporsi c’è un fenomenale Buffon, chiamato ancora una volta alla provvidenza assoluta. Si poteva impantanare la Juve se non ci fosse stato lui, ma taglia il traguardo da vincente. Nel calendario della Formula 1, esattamente come per la Juve, prima di Monaco c’era Barcellona. Il prossimo gp sarà in Canada, per la Juve invece, si spera in una gara in Galles.

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