Alla scoperta del Barça: La nuova veste della MSN: come sono cambiati i tre attaccanti blaugrana

La storia recente di Juventus e Barcellona – è indubbio – ruota fondamentalmente attorno a due sigle: BBC e MSN. Non stiamo parlando in codice, anzi, perché se le fortune bianconere – soprattutto nei primi anni della gestione Conte – sono arrivate anche grazie alle straordinarie prestazioni del blocco difensivo italiano (Barzagli, Bonucci e Chiellini), quelle degli azulgrana di Luis Enrique sono dipese dall’incredibile mole di gol e spettacolo offerta da quelli che – insieme a Cristiano Ronaldo e Lewandowski – sono i migliori attaccanti del pianeta: Messi, Neymar e Suarez.

Ma Messi gioca ancora largo a destra, come ai tempi delle sgroppate di Dani Alves? E Suarez è semplicemente un puntero che aspetta il pallone in area? Neymar è il solito solista, innamorato del pallone come la gran parte dei brasiliani, incapace di sacrificarsi per la causa? Niente di tutto ciò: i tre fenomeni sono cambiati, si sono adattati, sono maturati come l’etichetta di campione richiede perentoriamente. Scopriamo come.

DA ALA A TUTTOCAMPISTA: LA METAMORFOSI DEL MESSI…A

Abbiamo tutti ancora negli occhi le mirabili gesta di quello che può esser definito il calciatore più forte del XXI secolo, soprattutto con il Barcellona di Guardiola. Non importavano i compagni di reparto, lui non lo si poteva non notare: Ronaldinho, Eto’o ed Henry prima, Ibrahimovic e Pedrito poi, fino ad arrivare agli ultimi due, Neymar e Suarez. Il brasiliano e l’uruguaiano – secondo molti – sono stati bravi a completare a meraviglia il tridente, a renderlo praticamente perfetto ed inarrivabile.

Messi ha fatto le fortune sue e del Barca (meno, purtroppo, dell’Argentina) in una ben precisa posizione: esterno alto a destra, nel 4-3-3 di Guardiola prima e Luis Enrique poi. Con l’attuale allenatore del Manchester City, fanatico del tiqui-taca, Messi – il più delle volte – partiva da quella zona di campo per arrivare alla sua solita conclusione (quella con l’interno sinistro). E quanti gol così! 4 all’Arsenal, 5 allo Shakthar, 2 al Bayern: non importava l’avversario, perché la Pulce sentenziava sempre e comunque.

Già con l’avvento di Luis Enrique, però, all’argentino veniva chiesto qualcosa in più: essere un ulteriore regista della squadra, visto l’addio di Xavi e le doti prevalentemente di interdizione di Busquets. Messi sulla destra e Iniesta sul centro-sinistra: cosa chiedere di più al calcio? Ce lo ricordiamo bene, Messi, nella finale di Berlino: non segnò – vero – ma quante occasioni riuscì a creare? Per La Gazzetta dello Sport fu, senza ombra di dubbio, il migliore in campo.

La metamorfosi del Messia di Rosario, però, è andata incontro ad una nuova versione in questa stagione, in cui il Barcellona sta viaggiando meno sul velluto che mai, con troppi alti e bassi spesso impensabili. Per sopperire ad una difesa ballerina, ad un centrocampo spesso orfano dei suoi big, Luis Enrique ha cucito addosso al suo fenomeno numero uno un ruolo fatto di compiti innovativi: nel 3-3-1-3 di impronta “bielsiana“, Messi è quell'”1” alle spalle del tridente (di solito formato da Rafinha, Suarez e Neymar).

Niente più ala destra, niente più rientro sul sinistro per calciare a giro, ma posizione di raccordo, per dare ordine alla manovra, per smistare di qua e di là, in una parola sola per essere il trequartista – e che trequartista – della formazione blaugrana. Risultato? 27 gol e 7 assist in 26 partite di Liga e 11 gol, 2 assist e 14 occasioni create in 7 gare di Champions League. La domanda sorge spontanea: meglio nel ruolo di vero 10 o su quella fascia che dominava insieme a Dani Alves? La risposta, forse, è più banale del previsto: Messi fa male anche da casa sua

SUAREZ: NON CHIAMATEMI SOLTANTO BOMBER

Probabilmente sul podio dei killer europei degli ultimi anni, un centravanti d’area semplicemente meraviglioso: Luis Suarez ha iniziato ad imporsi nell’Ajax, poi lo ha sognato a lungo la Juve ma alla fine ha scelto la Kop di Liverpool, per raccogliere la pesante eredità di Fernando Torres. Nell’estate 2014, però, la svolta di una carriera: il Barcellona lo acquista per 75 milioni di sterline e, dopo aver saltato i primi due mesi di campionato per via del morso a Chiellini durante i mondiali brasiliani, l’uruguaiano entra a meraviglia negli schemi blaugrana, contribuendo in maniera decisiva alla conquista del secondo triplete nell’arco di 6 anni.

E, con ogni probabilità, i tifosi juventini se lo ricordano principalmente per due cose: per la già citata scorrettezza nei confronti di Chiellini e per il gol dell’1-2 in finale di Champions. Ma, follie a parte – che col calcio c’entrano poco – un attaccante così non si può non amarlo. E, di conseguenza, non temerlo. L’ultimo gol del Pistolero è stato un mix di istinto e classe pura: una rovesciata degna del più realistico FIFA a superare Sergio Rico. Ma niente di particolare, per uno così. E allora dove sta la novità? Da “semplice” bomber, Suarez è diventato anche incredibilmente altruista: l’uruguaiano (a quota 23 gol in campionato, oltre ai 3 in Champions) è il miglior assist-man (11 passaggi vincenti in quest’edizione della Liga) dei 5 più importanti campionati europei, con ben 49 occasioni da gol create. Mica male.

O’ NEY: SOLISTA A CHI?

Scordatevi del ragazzino brasiliano appena venuto alla ribalta europea, la cui unica soddisfazione era giochicchiare col pallone, e anche l’eccesso di nervosismo nell’ultima trasferta – infelice – di Malaga. Prima, troppi leziosismi e poca concretezza. E anche tanti falli subiti. Ma ora no: ultimamente, il brasiliano è diventato spaventosamente forte, quasi da far paura. C’è chi dice sia già pronto per porre fine all’egemonia targata Messi-Ronaldo Neymarper il Pallone d’oro. E anche le prestazioni in nazionale – in cui, ormai, è un vero leader – lo confermano. È diventato meno solista e, al contempo, più operaio, ma sempre di lusso. Una “pecca”? I pochi gol stagionali: 9 nella Liga e 4 in Champions, ma anche 9 assist in campionato e addirittura 79 occasioni create. Un’enormità, capace di spiegare come meglio non si potrebbe l’incredibile apporto offerto alla squadra in questo nuovo 3-3-1-3 cucito da Luis Enrique addosso al suo giocattolo a tinte rossoblù.

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