Il falso mito del “campionato non allenante”

Quante volte abbiamo sentito dire questa frase, o qualcosa che ci somiglia molto: “la Juve vince in Italia e non in Europa perché la serie A non è performante come i campionati stranieri e quindi non è un buon allenamento per i bianconeri”. Ebbene, ci siamo soffermati un pochino a riflettere su questa affermazione, guardandoci un pochino intorno e andando a vedere cosa succede nei campionati esteri, traendo qualche conclusione

I CAMPIONATI NAZIONALI

Tra quelli presi più ad esempio ci sono la Liga e la Bundesliga: gli spagnoli per il livello altissimo delle due squadre di punta, cui si è aggiunto stabilmente negli ultimi anni l’Atletico Madrid di Simeone, e i tedeschi per la crescita incredibile del loro livello e la scalata al ranking UEFA negli ultimi 15 anni che ha portato al declassamento dell’Italia dall’elite del calcio continentale. Andando a vedere cosa succede però nella penisola iberica e oltralpe, scopriamo che tutto questo allenamento non devono farlo nemmeno le varie Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco tra le mura di casa, considerando che tante, troppe partite finiscono con il tabellino marcatori aggiornato 4-5 volte, quando non addirittura 6. Risultati che in Italia, tranne qualche sporadico caso, non si vedono mai o quasi.

COSA SUCCEDE IN CHAMPIONS

il dato davvero clamoroso è che questi risultati eclatanti iniziano a vedersi anche nel torneo continentale più prestigioso. Il doppio 5-1 rifilato dal Bayern Monaco all’Arsenal fa molto rumore, un totale di 10-2 che sa di amichevole estiva tra compagini di 4 categorie di differenza. E invece gli inglesi sono squadra dal passato glorioso e con un nome altisonante. Un po’ più in piccolo anche il doppio 3-1 del Real sul Napoli, per un totale di 6-2, dà l’idea di come in certe situazioni le distanze tra “quelle lì” e le altre siano davvero abissali, lasciando spazio a ben poche recriminazioni di sorta. Clamoroso ma altrettanto roboante il 4-0 del PSG dell’andata sul Barcellona, anche sa ha un gusto tutto diverso. Il tutto aggravato dal fatto che non erano partite di girone tra le prime dei campionati top e quelle arrivate dalle qualificazioni dei campionati della periferia del continente, ma tra tutte squadre considerate di primissimo livello, qualificatesi infatti agli ottavi della competizione.

IL PARADOSSO INGLESE

Fa riflettere come il campionato più equilibrato in assoluto sia la Premier League, dove risultati clamorosi sono abbastanza rari come in Italia, e dove il livello delle squadre sembra essere più omogeneo almeno per quel che riguarda le prime 6-7 posizioni. Il che farebbe pensare, secondo la teoria iniziale, che un maggior equilibrio in patria si ripercuota in una miglior perfomance generale fuori. E invece le squadre inglesi sono proprio quelle che negli ultimi anni stanno sfigurando un po’ ovunque, fino all’estremo di ieri sera dell’Arsenal di cui abbiamo già parlato. Delle altre due, il Leicester dei miracoli è sotto per ora nella prima sfida col Siviglia e solo il Manchester City sembra destinato a proseguire fino ai quarti, secondo un trend che ormai si perpetua da diversi anni.

Insomma, ci si può girare intorno finché si vuole, ma le squadre forti sono forti a prescindere dagli avversari che si trovano davanti. Può capitare di sbagliare qualche partita, ma i veri valori vengono sempre fuori. In attesa di vedere se il Barcellona riuscirà nella remuntada stasera, Bayern e Real hanno già fatto vedere di che pasta sono fatte, anche se in patria ne insaccano 5 al Granada o 8 all’Amburgo. Nonostante degli sparring partner in casa, quando ci sono avversari veri i campioni sanno comunque trovare la prestazione. E così deve e dovrà essere per la Juve, che ci sia davanti il Crotone, il Milan o il Porto.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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