Quando le stelle si spengono, non c’è modo di riaccenderle. E Pjaca non è pronto

Il 4-2-3-1 non è in discussione. Non può esserlo, visti i risultati ottenuti sia in termini di gioco che di vittorie. E non lo sarà nemmeno dopo il deludente 1-1 di Udine. La trasferta friulana, però, ha evidenziato un dato già piuttosto noto, ma che fin qui era stato mascherato molto bene: la Juve non è costruita per giocare con questo modulo. E in certe  circostanze, quando le stelle non brillano, che la coperta è corta si vede eccome.

Nella trasferta friulana, poi, nessuna delle stelle ha illuminato. C’è stato un lampo di Dybala, in occasione della punizione da cui è nato il pareggio, ma poco altro. Prima e dopo la prestazione della Joya è stata tutto fuorché brillante e hanno deluso anche Cuadrado, Mandzukic e l’attesissimo Higuain. E, un po’ più indietro, anche Pjanic. Quando i tenori steccano, la soluzione può arrivare dalla panchina, ma voltandosi ad Allegri sarà venuto spontaneo allargare le braccia. Per rimpiazzare quei fenomeni senza cambiare drasticamente modulo in panchina c’è poco, pochissimo. Il solo Pjaca, a dire il vero, e il croato merita un discorso a sé stante.

Il classe ’95 approdato dalla Dinamo Zagabria ha conquistato subito i tifosi bianconeri e ricevuto parole dolci da Allegri, ma si è mostrato spesso troppo acerbo. A livello tattico, ma non solo. Anche mentalmente ha palesato una certa difficoltà a leggere le partite, impattando in modi non utili. Udinese-Juve è lo specchio perfetto. Serve qualcosa in più da lui, più concentrazione e più maturità. L’attenuante dell’età e della provenienza da un calcio totalmente diverso c’è, ma ora come Allegri non ha altre alternative davanti, e lui è chiamato a cresce in fretta. Molto in fretta.

Edoardo Siddi

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