Il problema dell’andare al Max: voci, crescita e quel che verrà

La stagione entra nel vivo: Champions, Coppa Italia, campionato. Le tre “C” sono i tre obiettivi della Signora, e come sempre c’è la fame per conquistarli tutti. Chi vuole riuscirci è sicuramente Max Allegri, l’uomo in “bilico”. Sì, perché le voci su un suo possibile addio continuano ad affiorare e questo porta, inevitabilmente, ad affrontare alcune riflessioni.

IL “VOCIARE”

I successi ottenuti con la Juventus in questi anni rendono Allegri come un diamante: indossabile da pochi, desiderato da molti. Non è dunque un’utopia pensare all’interessamento di grandi club come il Barcellona (in rotta con Luis Enrique) e l’Arsenal (Wenger in discussione). Le voci si fanno intense, con il pericolo addio, nonostante le smentite, che diventa concreto. In un momento così delicato della stagione queste “distrazioni” potrebbero influenzare negativamente l’ambiente, creando inutili ansie. Questo però non accade per due motivi fondamentali e indicativi della forza bianconera: la “tranquillità allegriana” e l’abilità juventina nel gestire situazioni e pressioni. Della prima abbiamo avuto più volte testimonianza, dalla “crisi” dell’anno scorso risoltasi dopo Sassuolo, al caso Bonucci della settimana scorsa. Tra le miglior doti di Allegri c’è la capacità intrinseca di saper infondere serenità. Una serenità che è in grado di esorcizzare completamente anche i momenti più difficili. Questa è una delle caratteristiche che lo rende tra i migliori allenatori in circolazione, poiché la base di tutto è la testa. E una testa pesante appesantisce anche le gambe. La sua leggerezza si sposa perfettamente con la sapiente gestione juventina, che mai come in questo periodo sta dimostrando la sua efficienza. 

Con questi veri e propri “attacchi mediatici” post Juve-Napoli, una società debole potrebbe non essere in grado di evitare intoppi. Le parole hanno un peso grande e solo grandi menti possono reggerle. Se la squadra bianconera è in grado di uscire illesa da tutto il “vociare”, tra complotti e addii prematuri, è per il suo DNA. Intelligente e vincente.

ADDIO SENZA DRAMMI

Proprio grazie a tali innate qualità, un possibile addio di Max non può certamente creare danni. Se il tecnico livornese abbandonasse a fine stagione sarebbe semplicemente la fine di un ciclo. Un ciclo di record e vittorie. Dal punto di vista tecnico e tattico, i drammi sarebbero quasi inesistenti, a prescindere dal successore. Il calcio “allegriano” è una composizione musicale, una commistione di armonie: il talento è l’anima di tale sinfonia. Allegri prende i giocatori e li dispone nel modulo che più può esaltarli, sfruttando sapientemente le qualità dei singoli in modo corale. Non si è creato, in questi anni, un gioco “da Juve”, come successo ad esempio con il gioco “alla Sarri”. Il gioco “alla Allegri” non esiste, perché la filosofia dell’allenatore è semplice: “Il calcio non è una scienza esatta. Chi può prevedere una punizione di Pjanić? Sarebbe come pretendere di insegnare a volare agli uccelli. Il calcio è arte per chi lo sa giocare, come la pittura”. Queste le sue parole dopo la gara contro il Chievo, che spiegano alla perfezione il suo calcio-pensiero. I calciatori sono artisti a cui va data la possibilità di esprimere al meglio la propria arte

E se da un lato ciò può portare ad un gioco poco spettacolare o poco “organizzato” e oliato, dall’altro fa sì che si possa essere spesso imprevedibili. Ci sono pro e contro in entrambi i modi di giocare, ma non cambiare potrebbe essere l’unico vero “allegri-problema”. Ecco perché, se Max dovesse davvero lasciare a fine stagione, non sarebbe altro che un’opportunità. L’opportunità per crescere.

POI

Rimpiazzare uno come Allegri non sarà semplice, in quanto sono in pochi a possedere le sue abilità di gestione. Basti pensare anche al modo in cui ha saputo far esplodere Morata prima (non un carattere facile da domare) e Dybala poi. Le capacità di lettura delle sfide è poi encomiabile, con i cambi degli uomini a gara in corso quasi sempre decisivi in positivo (si guardi la partita contro il Porto o contro gli azzurri). Max è un allenatore unico, perfetto per una società unica come la Juventus. Ma una società unica come la Juventus sa sempre quello che bisogna fare. Quello che verrà sarà affrontato nel migliore dei modi. E se sarà addio, ci sarà il migliore dei sostituti. 

Dunque che Madama si trovi o meno, a giugno, con un altro cavaliere, poco importa. Si andrà sempre al max: con, o senza Max.

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