Chi per i punti e chi per lo spettacolo

Dalla notte dei tempi l’umanità si alambicca il cervello per rispondere alla domanda di sempre: è nato prima l’uovo o la gallina? Mentre in qualsiasi altra parte del mondo la risposta non è necessaria, anzi si accenna ad un’alzata di spalle ed una specie di sorriso, in Italia si alimentano almeno 3 se non 4 linee di pensiero, con lotte all’ultimo post sui social ed evaporazioni di amicizie consolidate da anni. Siamo campioni di tempo perso, ma questo è un altro discorso.

Mica tanto, un altro discorso. Facciamo così su tutto, basta che ci dividiamo. Figuriamoci nello sport, parte eccessivamente integrante delle nostre giornate, poco praticato e troppo “parlato”. Siamo tutti esperti di calcio, il football intendo a tal  punto che non basta analizzare il gioco e la tattica: surclassiamo il prossimo con lo schierarsi per lo spettacolo, il risultato, imponiamo il nostro credo in fatto di bel gioco e di moduli. Sarà meglio il 3 – 5 – 2 o il 4 – 3 – 3? Difesa a 4 o a 5? Abbiamo vinto, ma gli altri giocano meglio e poi il mister non capisce niente, speriamo vada via.

Ci viene in soccorso l’andata della semifinale di Coppa Italia. A confronto Juventus e Napoli, due scuole due opposti; due proposte di vita due scale di valori. La solidità unita all’idea di pragmatismo sabaudo contro la fantasia mediterranea condita di “commedia dell’arte”. Il risultato contro lo spettacolo, direbbe qualche “dottor Balanzone” facente parte di un carnevale perenne, Ferragosto compreso.

Ci chiediamo: la Juve gioca poi così male? O il suo sistema di gioco è poco appariscente, ma tanto tanto concreto? Sono del tutto casuali le 55 reti fatte fino ad ora in campionato, come le sole 17 subite o è solo fortuna? Perchè la buona sorte aiuta 2, 3 volte, ma non sempre e se non si scende in campo con le idee più che chiare, si può andare in sofferenza con chiunque, Pescara compreso (con o senza Zeman). Che cosa è il bel gioco? I 13 passaggi dall’inizio dell’azione che ha portato Alex Sandro in gol sono un frutto casuale o si devono considerare spettacolari solo se ad eseguirli è il Barça?

La truppa di Sarri invece inanella una gara spettacolare dietro l’altra e migliaia di appassionati si stropicciano gli occhi di fronte a tanta manna. Velocità di esecuzione, sovrapposizioni dei laterali per chiudere l’azione dal fondo, i “falsi nueves” che fanno sparire la palla per farla ricomparire al di là della linea di porta. “Un giorno all’improvviso..” eccetera eccetera. E si scopre che i punti di distacco in classifica sono 12 da sabato scorso. Qualcosa non funziona.

Non è vero, funziona tutto, ma va spiegato. Nel corso di una stagione le partite giocate bene, con spettacolo incorporato e “standing ovation” conseguente, non sono più di 5, forse 6. Se si vuole vincere il campionato, le altre vittorie si devono “portare a casa”, non importa come. Pena la perdita inesorabile di punti e di posizioni. Portarle a casa, ripeto per i non attenti. Ciò che la Juventus ha fatto nel periodo di minor brillantezza, falcidiata dagli infortuni, con la difficoltà di inserimento di nuovi elementi dalla potenzialità enorme ma inespressa. Il Napoli ha sempre giocato dando spettacolo, salvo qualche volta, non si può sempre essere al top. Ed è proprio in quelle partite non al top che i vesuviani hanno lasciato punti per strada, creando il solco che li divide dalla vetta.

Perchè la differenza sta proprio qui: i Sarri boys sono condannati a giocare al massimo se vogliono vincere, la Juve no. A Napoli si deve dare spettacolo per marciare spediti, la Juve no. Il Napoli è una ballerina “Belle Epoque”, sfarfallante al Salone Margherita, in Galleria. La Juventus assomiglia ad un Boa Conscriptor, che avviluppa le vittime togliendo loro il fiato fino a farle schiattare.

Nella serata di TIM CUP il gruppo di Allegri deve decidere se volere la finale o meno. Se la risposta fosse positiva, come d’altronde ovvio, il Napoli potrebbe anche ballare la danza dei sette veli che alla prima opportunità il boa (anaconda se vi piace di più!) inizierebbe l’operazione di demolizione della cassa toracica. Anche questo è spettacolo, ma lo è solo per chi stritola, non certo per chi viene stritolato. A quest’ultimo restano le recriminazioni, dalla penombra al vento, dal mezzogiorno al giocare prima, fino all’elemosina di un giorno di anticipo per non morire già prima di stanchezza. Sennò per il boa che gusto ci sarebbe. La domanda sorge spontanea: la sequenza di uova e di animale adulto è valida anche per i rettili? Un dato è certo: nessuna validità per i ciucci, sono mammiferi e la mamma è sempre la mamma.

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