Lezioni di Bushido: nella buona e nella cattiva sorte, Leo Bonucci c’è, sempre!

Non saranno stati facili, per Bonucci, quei 9o minuti vissuti lontani dal campo. Innanzitutto perché Leo non è abituato a guardare che la partita faccia il suo corso senza il proprio contributo. La grinta, la classe e la voglia del diciannove bianconero sono sempre state all’ordine del giorno. E anche oggi è stato così, seppur dietro un vetro, che ne offusca la vista ma non i sentimenti.

ESULTA, ECCOME SE ESULTA

L’osservato speciale della partita di Oporto non poteva che essere lui. Le telecamere di Premium Sport lo hanno immortalato in diverse situazioni: l’abbiamo visto sofferente, recriminare per un gol annullato, discutere con Nedved, disperarsi per l’eco di un palo, ed infine…esultare. Ma non poteva essere altrimenti: troppo innamorato Leo per rinnegare quei sentimenti e quelle sfumature, che colorano la sua vita ormai da ben sette stagioni. Perché Bonucci incarna da anni la juventinità: sempre al servizio della propria Signora, nella buona e nella cattiva sorte.

BONUCCI E I VALORI DEL BUSHIDO

È quasi impossibile vivere senza commettere errori, ma le persone saccenti non sono pronte ad ammetterli“. Impossibile contraddire Yamamoto Tsunetomo, noto filosofo giapponese. Bonucci ha dimostrato di non essere un saccente ma umile, di saper accettare le decisioni del mister e della società scusandosi pubblicamente. Già, la società. Per dirla in termini sociologici, essa prevarrà sempre sugli individui: Durkheim l’aveva già anticipato qualche secolo fa. Oggi la Juventus lo ribadisce, mettendo in risalto anche i principi del Bushido.  Il famoso codice giapponese esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Anzi, #finoallafine.
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