L’abisso con la Juventus confermato da De Laurentiis

Tante volte abbiamo sentito tifosi della Juventus lamentarsi con la società. Il motivo era semplice: mancanza di interventi. Dopo un torto arbitrale, dopo polemiche relative ai fischietti o da parte dei media. Beh, la linea bianconera è stata sempre la stessa, molto coerente con la sua storia: il silenzio. Anche quando sembrava che i bianconeri fossero sotto un polverone, la voce non è mai stata alzata, querele a parte. Il diktat della società di Corso GalFer è sempre stato quello di tenere un profilo basso, per non destabilizzare l’ambiente e non creare attriti inutili, distogliendo l’attenzione dal campo.

DE LAURENTIIS CONFERMA

Le parole di De Laurentiis dopo la partita contro il Real Madrid confermano in toto la bontà delle decisioni prese dalla società Campione d’Italia. Immaginate Beppe Marotta, o meglio ancora Andrea Agnelli, andare, dopo una sconfitta contro il Real Madrid, andare impettiti in televisione e sviscerare tutto il proprio malcontento. Contro chi? Contro tutti. Squadra, giocatori, carattere, p
ersonalità, addirittura allenatore e sue decisioni tattiche. Un suicidio in piena regola che continua poi in conferenza stampa. Le domande dei giornalisti filtrate dall’addetto stampa, indispettito non appena veniva richiamata l’attenzione sullo sfogo del presidente. Qual è stato il risultato di tutto questo? Un silenzio stampa. Ma contro chi? Contro il nulla, perché a Napoli se la sono cantata e suonata da soli.

UN ABISSO

Uno scenario, dunque, che ha assolutamente del tragicomico. Immaginatelo alla Juventus. Non riuscite? Ovvio. Come già tante volte rimarcato, l’abisso che c’è tra la Juventus e le altre squadre non è solo di natura tecnica. Non si costruisce un vantaggio di rosa, un vantaggio di così tanti punti nell’arco di 6 anni, soltanto acquistando calciatori. Non è praticamente possibile: neanche il Milan di Sacchi, la Juve di Lippi, squadre grandiose e che verranno ricordate nella storia per sempre, sono riuscite a surclassare così i propri avversari. Il gap è di natura mentale e societaria prima di tutto: la programmazione, lo stile alla base di tutto, i risultati in campo dopo. Ma questi ultimi non possono essere un optional – come, tra l’altro, ha detto De Laurentiis – ma sono nient’altro che la diretta conseguenza di una gestione oculata e mirata all’obiettivo finale: vincere.

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