ANALISI TATTICA Sassuolo-Juventus: Khe-dira? Qualità e concretezza al Mapei Stadium

La terza sinfonia consecutiva, dall’impiego del nuovo modulo in poi, è servita. Al Mapei Stadium, Allegri ha ottenuto le risposte che voleva: l’impegno da lui definito più difficile – nonostante le sfide appena vinte contro Lazio e Milan – è stato liquidato con maturità invidiabile da una Juventus sempre più a proprio agio nella nuova veste cucitale addosso dal tecnico livornese.

Il match contro il Sassuolo è iniziato con il minuto di silenzio per commemorare le vittime di Rigopiano, per le quali ogni ulteriore parola rischierebbe di diventare banale e scontata, ed è finito con tanti sorrisi in casa bianconera: tranquillità, concretezza e precisione in ogni minimo passaggio hanno condotto gli zebrati ad una vittoria estremamente convincente, con una prestazione ai limiti della perfezione. Chapeau, nient’altro da aggiungere.

Il Sassuolo si è schierato quasi a specchio rispetto al 4-2-3-1 degli ospiti, con Pellegrini alzato sulla linea degli esterni, Politano e Berardi, alle spalle dell’unica punta Matri. Il giovane centrocampista scuola Roma avrebbe dovuto tenere a bada le geometrie di Pjanic e Khedira, ma è stato ben presto stretto nella morsa del palleggio bianconero. Dopo i primi minuti di partita, in cui Pellegrini e Matri parevano essere in grado di mettere in difficoltà il giro-palla bianconero, condizionato da un’eccessiva “sicurezza” di alcuni interpreti della Juventus (Bonucci e Cuadrado su tutti), la formazione di Allegri ha subito messo in chiaro le cose, con poche idee ma applicate alla perfezione: si attacca insieme e si difende insieme, tenendo fede ai princìpi del calcio totale di Johann Cruyff. I due mediani, Pjanic e Khedira, hanno fatto schermo davanti alla difesa, ma senza mai disdegnare l’accompagnare l’azione offensiva, così da portare a 6 il numero di uomini perennemente negli ultimi 30 metri della metà campo emiliana. Cuadrado ha corso e mai senza criterio, Mandzukic ha conferma di essere uno dei più bravi a difendere nell’intera rosa e, al primo vero affondo, ha dimostrato anche una discreta qualità: tacco sulla fascia sinistra per liberarsi di Antei e per servire l’accorrente Alex Sandro, il cui cross puntuale ed impeccabile è andato ad imbeccare il rapace Higuain, che ha anticipato nettamente Acerbi, toccato quota 15 in campionato (va in gol da 6 gare consecutive) e portato avanti la Juve al 9′. Ma è stato solo l’inizio della stratosferica giornata del Pipita e, più in generale, di tutta la squadra. In fase di non possesso, però, la Juve ha sempre dimostrato di aver rispetto dell’avversario: il 4-2-3-1 di partenza si è trasformato, spesso e volentieri, in un 4-5-1, visto che Mandzukic e Cuadrado sapevano anche abbassarsi (oltre ad essere ottime ali), Pjanic diventava il vertice basso davanti alla difesa (si sono contati 3 recuperi provvidenziali del bosniaco solo nei primi 10 minuti) e Dybala agiva quasi da mezzala, per far valere le proprie doti in fase di impostazione. Camaleontica la prova della Joya: mezzala come detto, trequartista come schierato inizialmente da Allegri, ma pure un ruolo “alla Messi“, sulla fascia destra del campo.

La Juve è rimasta sempre e comunque compatta: difficile trovare qualche suo uomo fuori dai 30 metri in cui tutta la squadra si è saputa concentrare. Higuain, che oggi – forse – ha sbagliato un passaggio (ma non ne siamo sicuri…), spesso e volentieri è venuto a giocare (e bene!) dietro il centrocampo, non vergognandosi di occupare posizioni che, solitamente, non gli competono: prendiamo l’esempio del palo di Dybala in avvio di ripresa, quando la zona centrale del campo era già ampiamente occupata dai suoi compagni, Lichtsteiner era salito in sovrapposizione e il centravanti argentino è andato a schierarsi esattamente dietro il terzino svizzero, così da non permettere alla squadra di prestare il fianco ad un’eventuale ripartenza neroverde. Il pressing del Pipita non è risultato mai vano: flashback al 25′ del primo tempo, quando ha messo pressione a Cannavaro, cercato in area Dybala, che, con il suo intelligentissimo velo, ha messo in porta Khedira, il quale, di piatto, non ha potuto fallire il punto dello 0-2.

Nel secondo tempo, Pellegrini si è abbassato per provare a contenere il centrocampo bianconero, riportando i suoi ad un più naturale 4-3-3, ma la situazione non ha subito miglioramenti. Curioso per 2 motivi il minuto numero 48: è stato inquadrato uno striscione d’auguri a Buffon, mentre Higuain, dall’altra parte del campo, continuava ad inventare calcio, pescando Dybala con una volée senza guardare. Il portierone bianconero, ieri 39enne, non si è dimenticato di festeggiare a suo modo: nelle uniche due occasioni in cui è stato chiamato in causa, ha saputo fermare sia Politano che Matri. Gli ultimi tentativi di Di Francesco si son racchiusi nei cambi di Duncan e Defrel per Pellegrini e Mazzitelli, ma la partita, di fatto, si è chiusa dopo metà primo tempo, almeno nei termini del risultato.

Una cosa, però, deve far sorridere ulteriormente Allegri: il 4-2-3-1 aveva già dimostrato la propria efficacia contro Lazio e Milan, ma, volendo trovare una pecca, nelle precedenti due uscite la Juve si era un po’ appisolata nella ripresa, lasciando l’iniziativa all’avversario; quest’oggi, invece, la squadra ha giocato, sempre in sinergia, tutti e due i tempi. Ed è l’ennesima occasione per guardare con fiducia al futuro.

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