Aria di pace sulla Lega: trovato subito l’accordo sui diritti TV

Si immaginava la solita aria da riunione condominiale, le lotte di potere, gli schieramenti, gli ostruzionismi, ed invece no.  Per una volta in Lega Calcio le cose sono andate per il verso giusto ed il miliardo e duecento milioni che tengono in piedi la serie A sono stati ripartiti senza troppe bagarre.

Come verranno spartiti?

Tecnicamente rimangono in vigore i termini berettaadottati per la stagione 2015/16: 40% in parti uguali, un 30% per bacino d’utenza (25% indagini demoscopiche e 5% popolazione) ed un altro 30% per i risultati sportivi (10% storia, 15% ultimi 5 anni, 5% stagione in corso). I ricavi incrementali invece verranno spalmati proporzionalmente tra le prime 10 in classifica e verrà dato un milione a testa dalla undicesima alla diciassettesima.

Sì, ma la novità dove sta? Sta nel fatto che gli introiti in più rispetto al 2015/16 (25 milioni) e 2016/17 (49 milioni), verranno suddivisi al 40% in parti uguali, mentre il restante 60% andrà alle squadre tra il 4° ed il 17° posto. Le prime tre vengono escluse per via dei ricchi premi UEFA, mentre le ultime tre compensano col paracadute della retrocessione. Un sistema che quindi va a favorire quelle squadre che solitamente vengono lasciate fuori dai giochi economici per poterle rendere più competitive.

Distensione anche a livello politico

Nonostante l’intento dichiarato delle più grandi fosse evitare una ulteriore perdita di soldi a favore delle medio-piccole e quello delle squadre “outsider” fosse una ripartizione più equa, la situazione non è degenerata. Anzi. L’aria che si è respirata in Lega è generalmente più  leggera. I rapporti sono parsi più distesi ed è filtrata una vena di disponibilità al compromesso da parte delle grandi che andranno in un secondo momento a rivedere i criteri per il triennio 2018/21.

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