Pjanic, serve la calma di Allegri per attenderne la versione “originale”

Il banco degli imputati, in casa Juve, è sempre pieno. Ma uno su tutti sembra essere il più additato. A causa della mancanza di un gioco brillante, il reparto sotto accusa non può che essere il centrocampo. In particolare, Miralem Pjanic è il giocatore finito nel mirino della critica. Lecito, se non addirittura doveroso, parlare di quanto il bosniaco sia sotto tono. Ma non è la prima volta che l’inizio di un giocatore talentuoso sia costellato di difficoltà.

Historia magistra vitae

La storia del calcio, ma anche della Juventus, è piena di esordi fantastici che però si rivelano, qualche mese dopo,

krasiccccccccccsolamente fuochi di paglia. Cioè casi opposti, si spera, a quello di Pjanic. Può capitare così che si inizi benissimo la propria avventura, per poi non rispettare le aspettative legittimamente maturate. Due sono i casi recenti capitati in quel di Torino. Diego, genio del Werder Brema, approdato alla Juve con la fama del trequartista in grado di permettere il famoso salto di qualità. Il brasiliano inizia benissimo, segnando una bellissima doppietta contro la Roma all’Olimpico; per poi perdersi nell’anonimato di una stagione che non verrà, di certo, ricordata negli annali della storia juventina. Milos Krasic, autore di un girone d’andata fenomenale al suo primo anno bianconero, condito da gol e grandi prestazioni, in grado di scomodare paragoni importanti. Il proseguo dell’avventura del serbo, però, delude, tanto che tutto ciò che autorizza similitudini è solamente la capigliatura.

Zizou

Parallelismo che non intende confrontare le qualità dei due giocatori. Perché è difficile trovare chi possa uscire da

La mentalità vincente l’ho imparata alla Juve. Soltanto lì ho capito che vincere era un obbligo, fare parte di uno dei più grandi club del mondo ti pone l’imperativo del risultato. Quando perdevamo, era un dramma. E poi, quando sei della Juve, lo sei per sempre . Zinedine Zidane

uno “scontro” con Zizou senza ossa rotte. Ma anche il francese ebbe le sue problematiche di ambientamento. Infatti i primi mesi non restituirono lo Zidane che tutti conosciamo, ma una sbiadita copia di sé stesso. Con, l’allora tecnico, Marcello Lippi che insisté molto sul giovane, che non riusciva ad incidere per cause relative ad ubicazione tattica e caratteriali. La maglia a strisce bianconere pesa, e, come detto da Evra, giocare nella Juventus è diverso. Pjanic deve ritrovare le positive prestazioni che sembra non aver messo nella valigia per Torino, lasciandole a Roma.

Calma

Quello che è, oramai, divenuto il “motto” di Max Allegri coincide con la cosa di cui si sente la necessità. Giusto criticare chi gioca male, ma siamo, ancora, a novembre. E bollare il bosniaco è ancora prematuro. Con le dovute precisazioni e cautele, se Lippi non avesse creduto in Zidane, l’attuale tecnico del Real Madrid sarebbe arrivato dove è arrivato?

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