Le due facce della Juventus e un esperimento da riproporre

La Juventus incappa nel secondo pareggio di fila in casa: volendo effettuare una sintesi massima, le cose stanno beffardamente così. Dopo il Siviglia, il Lione, in quella che era considerata una finale: era una partita da vincere, invece è “durata” soltanto un tempo. Si è messo anche il caso, perchè se nella fase cruciale della partita si fanno male due dei tre “registi” in campo (Bonucci e Pjanic), e il terzo torna dopo 6 mesi di infortunio, va da sé che la palla l’abbiano sempre gli altri, soprattutto se i due giocatori su cui si era retta la squadra (Mandzukic e Higuain) sono vistosamente calati. Dunque non più alternative di gioco, non più pressing sui primi portatori avversari, squadra “consegnata” al Lione: e se il gol si può anche prendere, sarebbe stato intelligente evitare i patemi d’animo nel finale, perché perdere sarebbe stata una vera catastrofe.

BENTORNATA DIFESA A 4. Il primo tempo non è affatto dispiaciuto, perchè il rombo si trasformava in un 4-2-4 che aveva il chiaro scopo di allargare la difesa francese. Pjanic veniva a giocare palla in linea con Marchisio, Sturaro e Khedira si allargavano quasi all’altezza degli attaccanti: e le due punte erano molto brave a distribuirsi in campo. Uno veniva incontro e uno allungava, tutto con sincronismo perfetto. Brave le due mezz’ali nella doppia fase, attento Dani Alves sull’intraprendente Rybus, palla che viaggiava con la giusta velocità perché la dorsale Bonucci-Marchisio-Higuain funzionava bene.

SECONDO TEMPO, ALTRA STORIA. Nel secondo tempo il Lione ha alzato il baricentro, ha continuato a far viaggiare la palla a grande velocità, la Juventus è progressivamente calata perdendo sicurezze in mezzo al campo. Il minuto decisivo? Il 67′, quando si torna al 3-5-2 e la squadra arretra ulteriormente. In quel momento non c’era più nessuno in grado di “riposare” palla al piede, non c’era un attaccante su cui allungare la squadra (nonostante l’encomiabile impegno di Mandzukic), c’erano molti giocatori al rientro dopo lunghe assenze (Sturaro e Marchisio). E non sono bastati Alex Sandro e Cuadrado: se i cambi a centrocampo sono Hernanes, Asamoah e Lemina, una piccola lacuna in rosa c’è.

Gennaro Acunzo

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