Le nazionali stanno diventando un problema per i club?

Mai come quest’anno abbiamo assistito ad un inizio di campionato così frammentato dalle soste per le nazionali. Le qualificazioni per i mondiali di Russia 2018 hanno costretto i campionati a fermarsi già due volte in poco più di un mese, che diventeranno tre alla volta di metà novembre. Un dispiacere per i tifosi ma sicuramente un problema più serio per i grandi club e i loro allenatori. Sia chiaro, deve essere un dovere ed un piacere per i club prestare i propri giocatori alle nazionali ma è impossibile nascondere che questo possa creare inconvenienti.

MENO LAVORO – Il primo problema è il minor tempo a disposizione per il lavoro sul campo durante gli allenamenti. In particolare il primo obbligato stop, avvenuto dopo due giornate di campionato, ha interrotto gli allenamenti proprio quando gli allenatori ricevevano le prime indicazioni dalle partite ufficiali. Una situazione che avrebbe potuto creare problemi soprattutto a squadre rinnovate dal mercato estivo, con il bisogno di inserire nei meccanismi di gioco nuovi giocatori. Un caso che il gioco della Juve – squadra italiana che presta il maggior numero di giocatori alle nazionali – abbia stentato a decollare ad inizio campionato? Possiamo dire con certezza che sicuramente non è la causa principale ma non possiamo escludere che, in parte, abbia influito.

PIÙ INFORTUNI – Il primo motivo di preoccupazione e polemica dei club, però, è indiscutibilmente la condizione fisica dei giocatori. Se è vero che la nazionale può regalare ai giocatori importante minutaggio nella prima parte di stagione, è altrettanto vero che può minare la condizione fisica dei giocatori più utilizzati, più “delicati” o meno giovani. Nel caso della Juve, questa osservazione trova riscontro in due casi. Il caso generale riguarda la BBC, costantemente impiegata a difesa della porta italiana. L’età non è più dalla loro parte – eccezion fatta per Bonucci – e un loro utilizzo costante utilizzo potrebbe minare la loro condizione fisica ottimale. Un altro caso il ripetuto turnover operato da Allegri? L’esempio più chiaro lo riscontriamo nel caso specifico di Chiellini, che ha lasciato il ritiro per milik-infortunioun problema al polpaccio. Ma i casi di infortunio non si fermano al lieve problema di Chiellini. Lo sanno bene Milan e Napoli, danneggiati dai gravi infortuni che hanno colpito Montolivo e Milik; problema che non colpisce solo lItalia, Sergio Ramos è l’ultimo illustre infortunato, distorsione al ginocchio rimediata nella partita tra Spagna ed Albania ed un mese di stop per lui.

VECCHI ATTRITI – Il “probema nazionali” non è sicuramente cosa nuova, soprattutto in casa Juve. Già lo scorso 30 gennaio il presidente Andrea Agnelli aveva accusato la Fifa di togliere per troppo tempo i migliori giocatori ai club: Immaginatevi un’azienda privata che presta i suoi migliori dipendenti ogni anno per una causa comune“. L’accusa, fondata, riguarda la mancanza di tutela dei club da parte della Fifa. Un aspetto che non può più non essere considerato: mai come oggi i club sono alla stregua di vere e proprie aziende le cui entrate, oltre che dal rendimento sul campo, dipendono dall’immagine dei suoi campioni. Inutile dire che l’infortunio di un giocatore chiave crei danni economici rilevanti ad un club privato. I malumori a tal proposito continuano ad aumentare, l’ ultimo episodio in ordine cronologico è il caso Nainggolan, reo di aver declinato la chiamata della nazionale belga e che ora rischia ora di dover saltare la partita contro la nazionale visto che secondo le norme Fifa, chi non risponde a una chiamata in Nazionale non può poi giocare con il proprio club nei 5 giorni che seguono l’ultimo impegno della nazionale stessa.

L’impressione è che le polemiche non cesseranno con la ripresa del campionato e che vi sia la necessità di tutelare maggiormente i club – coloro che pagano i giocatori – introducendo nuove norme e modificando il calendario in modo da rendere meno frammentata la stagione.

 

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