Juve, per adesso ci pensano loro!

La pausa imposta dai prossimi impegni delle rappresentative territoriali, fatte salve le normali apprensioni per la salute dei precettati, sarà vissuta in assoluta letizia; sia di chi Notre-Dame des Étoiles si limita ad amarla, che del “Serenissimo”, deputato invece a condurla e mantenerla là dove la storia ne reclama e perfino esige la presenza.

L’escursione in pieno orario prandiale nel Valdarno inferiore si è infatti risolta senza imprevisti o inopinate sovversioni dell’ordine naturale delle cose: la Vecchia Signora ha vinto ancora, pur attardandosi più del lecito nel disbrigo di una pratica non archiviata nel tempo d’apertura per difetto di nerbo e cattiveria, e rimasta invece inevasa sino al momento in cui, protrarre ulteriormente l’apposizione dei timbri, alla luce della sesquipedale differenza di valori sparpagliati sul prato del Castellani, sarebbe parso davvero oltraggioso.

L’emanazione dello scontatissimo verdetto si è fatta attendere un’oretta abbondante. Un arco temporale in cui i Campioni in carica, nonostante la creazione di tre occasioni da rete che ancora urlano vendetta per la sciagurata disinvoltura con cui sono state “mangiate” (data l’ora…) e il controllo totale delle operazioni, erano parsi molto compassati e poco compatti, autoreferenziali, nonché avvolti in un torpore appena scosso dalle accelerazioni di Cuadrado o dalle verticalizzazioni del “Riveruccio” bosniaco.mp

Languida e adagiata sull’ottenebrata bradipepsia di un Khedira anche parecchio impreciso, Madama destava quasi l’impressione di non mostrarsi bella intenzionalmente, giacché, per l’imposizione della propria autorità, riteneva evidentemente bastevole alzare la voce di poche ottave.

Affatto casualmente, l’elevazione del tono è coincisa con l’ingresso di Lemina proprio in luogo del teutonico. Con il gabonese, uomo meno incline agli arabeschi, ma di maggior sostanza, i tristellati si sono scrollati di dosso la crepuscolare indolenza che li invischiava e la manovra si è velocizzata, ispirando così la breve ramanzina volta ad annichilire un interlocutore inadeguato, nel frattempo innervositosi.

A chiarimento avvenuto e commensale ammansita, la storica Reggente si è astenuta dall’infierire, limitandosi a ribadire con un Pjaca per nulla disposto a pietistiche concessioni, che il tempo della conversazione bonaria era ormai scaduto.

I lasciti dell’ennesimo confronto impari, non sono diversi da quelli ammonticchiati a margine dei precedenti e riferiscono di una Juve a tratti devastante, specialmente se affrancata dall’altrui aggressione, ma tuttavia contraddittoria nella sua espressione generale. Il puzzle è ben lungi dal delineare una configurazione definitiva ed è altamente improbabile che con le tessere attualmente in dotazione possa essere ultimato. Cionondimeno, alcune di esse sono talmente mirabili da rendere momentaneamente accettabili pure le imperfezioni.

Per il momento, va dunque ancora bene così, ma l’interruzione provvisoria delle ostilità deve, assolutamente deve, essere prodromica a radicalizzare nei piani alti di corso Galileo Ferraris la veridicità di un assunto, quello di Ben Herbster, secondo il quale “Il più grande spreco del mondo è la differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare”.

A metabolizzazione compiuta, lo spieghino bene a chi, per innata vocazione e proverbiale prudenza, è renitente a qualsivoglia cambiamento non dettato dai capricci del fato… 

Augh!

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