“Juve campione d’Italia a luglio”. Testa al campo, le chiacchiere stanno a zero

Attorno alla Juve gira un’aria strana, in cui campioni d’Italia non si identificano in alcun modo. Il probabile arrivo di Higuaín ha fatto entrare media e tifosi in un avventato stato di estasi collettiva. “Lo scudetto è già assegnato, il prossimo è l’anno buono per la Champions”. Ok, una coppia d’attacco formata da Dybala e Higuaín renderebbe euforico anche il più flemmatico dei tifosi, ma da qui a fare proclami assurdi e a dir poco precipitosi ce ne passa. Senza contare che questi giudizi da “provinciale” sono stati sempre aspramente criticati dallo juventino medio, il quale sogghignava quando negli anni passati Inter, Roma e Napoli si scambiavano a vicenda la corona d’alloro assegnata al campione del mese.

Il calcio è una materia strana, che va al di fuori di ogni logica e linearità. Alzi la mano chi si aspettava la vittoria del Leicester in Premier League e del Portogallo agli Europei. Probabilmente nessuno. Ma soprattutto: qualcuno auspicava l’arrivo dell’argentino dai rivali del Napoli per la cifra record di 94 milioni? Forse solo il più ottimista di natura, che però sarebbe stato prontamente internato per squilibrio mentale. Quello dei bianconeri è un acquisto quantomeno irrazionale, andando ad osservare i parametri di mercato degli ultimi anni. Facile intuire che i vertici della Vecchia Signora abbiano pensato che questo può essere l’ultimo anno – o realisticamente il penultimo – nel quale veder alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie nelle mani degli eterni Buffon e Barzagli. Ma non è con le chiacchiere che si vince: il giudice supremo è sempre il campo.

download (2)Ricomponiamoci e facciamo ritorno dal mondo dei sogni. Un mondo nel quale comunque, al netto di tutti gli atteggiamenti di calma e raziocinio, è sempre bello piombare. Grazie alla Juve, che con il suo mercato ha acceso più che mai gli entusiasmi del popolo bianconero. Quella dei sogni è però una realtà fittizia. Punto. Piuttosto pensiamo a usare le armi che ci hanno permesso di stravincere in Italia e fare discrete figure in campo europeo: l’umiltà, lo spirito di sacrificio, il lavoro. E’ solo con il binomio talento-mentalità che si può andare davvero lontano e evitare spiacevoli figure.

Insomma, va bene tutto: la libidine nell’immaginare il tango argentino di Dybala e Higuaín, la fame di vittorie e tutto il resto. Ma i proclami, quelli no: gioie effimere che non fanno assolutamente bene alla piazza e ai calciatori. Quelli lasciamoli agli altri, come ogni stagione che meriti.

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