Juve, ancora un colpo e basta: non serve una nuova rivoluzione

La rivoluzione è un fiore che non muore“, recitava un vecchio libro di storie proletarie e anarchiche. Le rivoluzioni hanno sempre “liberato” ciò che covava sotto la cenere, passando inevitabilmente per un periodo di caos: alcune sono andate bene, altre si sono accartocciate su loro stesse, finendo per diventare peggio del male cui si voleva porre rimedio. “La fattoria degli animali” di Orwell ne rappresenta una meravigliosa metafora: ad un certo punto della storia si arriva ad una svolta, e se non ci sono le persone giuste a guidare quella svolta, si finisce per tornare indietro.

LA SVOLTA DI SASSUOLO. La rivoluzione bianconera della scorsa stagione arrivò al punto di svolta in una sera di ottobre, a Sassuolo: fortuna volle che in quel crocevia fondamentale ci fossero degli uomini in grado di far girare in avanti la ruota della storia e di trascinare la Juventus lontano dalle secche di una pericolosa involuzione. Troppi addii, troppi cambiamenti, una rivoluzione: necessario il caos, necessario il periodo di assestamento, necessari gli uomini giusti al momento giusto. Sappiamo tutti com’è andata a finire.

L’OSSATURA CHE DEVE CALCIFICARSI. Ma non si può scherzare con la storia troppe volte. La Juventus ha preso Dani Alves, Pjanic e Benatia: tre grandissimi giocatori. Qualcuno verrà ceduto (si fanno i nomi di Pereyra, Hernanes, Lemina, Asamoah), arriverà almeno un altro attaccante in sostituzione di Morata. Poi? Poi sarebbe il caso di dire basta. Perché non si possono cambiare dieci giocatori ogni anno, perché l’ossatura “di domani” della squadra deve restare tale, e il nuovo zoccolo duro della squadra deve avere tempo di calcificarsi.

IL PORTO SICURO. Dodici punti in dieci partite, esperimenti, tentativi: fino al ritorno nel porto più riparato, quello del 3-5-2. Allegri  Banner-Editoriale-Gennaro-Acunzoaveva provato a inserire un trequartista (Hernanes) che tale non era, fino alla fantastica invenzione del 4-4-2 “spurio” con Cuadrado e Pogba esterni. Quest’anno le ombre di tutti i trequartisti d’Europa hanno smesso di aleggiare su Vinovo, i nuovi acquisti hanno caratteristiche tali da poter essere subito inseriti in un contesto tattico già rodato, sebbene ad Allegri non mancherà il lavoro.

PUNTELLARE, NON SMANTELLARE. Se con Morata e Cuadrado in campo, la squadra poteva agevolmente abbassare il baricentro e recuperare palla più in basso per poi ripartire rapidamente, ora le cose potrebbero cambiare, e di molto: Dani Alves è abituato a giocare alto, Pjanic è un centrocampista di possesso palla, la squadra inevitabilmente dovrà alzare il baricentro e giocare in maniera diversa. Si obietterà che contano i principi di gioco, prima ancora dei moduli e delle posizioni: giusto, ma se la rivoluzione è già stata innescata lo scorso anno, adesso bisogna puntellare ciò che si è costruito, senza smantellare e ricostruire daccapo. Tanto la rivoluzione resterà sempre un fiore che non muore.

Gennaro Acunzo

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