Bonucci, Pogba, e l’effetto-Brexit che non c’è: Juve, mantieni la rotta

Evidentemente nel nord dell’Inghilterra l’effetto-Brexit tarda ad arrivare: un po’ grazie agli sceicchi, un po’ grazie agli americani che si dividono le due sponde dell’Irwell. Perché la Sterlina potrà anche perdere terreno nei confronti dell’Euro, ma le ricche proprietà di Manchester City e Manchester United difficilmente avranno difficoltà nel reperire spiccioli per portare avanti (ogni anno) faraoniche campagne acquisti, con tanti omaggi al fair-play finanziario. Notizie vere che sembrano provenire direttamente da ragazzini che si sfidano ad un gioco di calcio manageriale: il City vuole Messi e Bonucci, lo United ha preso Ibrahimovic e sarebbe disposto a spendere 120 milioni per un tale francese che quattro anni fa aveva già in rosa.

IN CAMPO NON VANNO I MILIONI (cit.). Troppo facile dire che con 120 milioni per Pogba o 60 per Bonucci si rifà una squadra daccapo. Il calcio non è fatto di numeri, in campo (come ebbe a dire Max Allegri) non ci vanno i milioni, soprattutto se la società in questione non ha assoluta necessità di monetizzare vendendo giocatori. E non si faccia il paragone con cessioni “illustri” come Vialli o Zidane: la Juventus della Triade doveva autofinanziarsi, dunque era costretta a vendere ciclicamente i migliori per acquistarne altri. Inoltre, a proposito di Zidane, la dirigenza ne fu avvertita sin da gennaio, dunque ebbe tutto il tempo di imbastire le trattative che avrebbero portato in bianconero gente come Buffon, Thuram, Nedved e Salas. Questa dirigenza non ha bisogno di vendere per comprare, pur se si realizzasse una clamorosa plusvalenza (Pogba) o si vendesse un giocatore quasi trentenne a 60 milioni (Bonucci). Senza pensare all’immenso valore tecnico ed all’attaccamento alla maglia mostrato da questi due giocatori. Da qualunque lato la si provi a guardare, non avrebbe senso.

OBIETTIVO DICHIARATO. L’obiettivo dichiarato di quest’anno è quella maledetta Champions, come detto chiaramente sin dalla fine della scorsa stagione: sono arrivati due grandissimi giocatori come Pjanic e Dani Alves, segno che alle parole sono seguiti i fatti. Il bilancio della Juventus è in attivo, il fatturato la sta (ri)portando lentamente ma inesorabilmente tra le top five d’Europa, la struttura è solidissima e ambiziosa. Tutto questo, i giocatori lo sanno benissimo. E sanno anche che andar via ora dalla Juventus potrebbe rappresentare un salto indietro, e non in avanti, soprattutto se la destinazione è una delle due sponde di magnum castrum (nome romano di Manchester).  Banner-Editoriale-Gennaro-Acunzo

VI CONVIENE? Quante squadre oggi possono considerarsi globalmente più forti della Juventus? Per “globalmente” intendiamo sia da un punto di vista tecnico, sia strutturale/manageriale, sia in quanto a progettualità: le solite tre (Barcellona, Bayern e Real), poi? Il City di Guardiola è una scommessa e sta cercando affannosamente i giocatori richiesti dal tecnico (segno che per ora ce ne sono ben pochi in rosa), lo United di Mourinho (impegnato in Europa League, ndr) si affiderà ad un ormai ex giocatore (Ibrahimovic) che entrerà ben presto in rotta di collisione con il tecnico. Ed è molto realistico pensare che la Premier League verrà “arata” dal Chelsea di Antonio Conte: perché se in Inghilterra vincono Mancini e Ranieri, il leccese ha ben più di una possibilità di fare altrettanto. Ragazzi, fatevi bene i conti: vi conviene?

 

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