Principio Paolino: “Non è stato Meille il primo francese della Juve”

Il dubbio mi è venuto leggendo le formazioni di un’amichevole di beneficenza (pro caduti campagna d’Africa) del 24 dicembre 1911 tra una mista Juve/Toro e i calciatori stranieri di Torino, finita 1-1: come mai Arthur Meille è schierato con gli italiani? Non è stato lui il primo francese a indossare la maglia della Juventus? Ebbene no, Arturo Meille era italianissimo.

Stefano Bedeschi, nel suo avvincente “Il pallone racconta”, lo descrive come uno dei giocatori più tecnici della formazione della stagione 1911-1912 (11 presenze e 2 gol), il quale però non ha lasciato traccia, travolto dal dilettantismo estremo dei tempi, che lo dirottarono chissà dove e chissà come, visto che “le cronache del tempo ci aiutano poco”. “Persona retta, affabile, signore d’altri tempi”, commenta chi ha avuto modo di conoscerlo. E non poteva essere altrimenti, considerando anche il suo albero genealogico, che peraltro ci consente di comprendere gli equivoci riguardanti la sua nazionalità.

Arturo era nato dall’unione tra William Guglielmo Meille, pastore valdese, e Lina Peyrot, i quali fondarono l’istituto per malati incurabili “Rifugio Re Carlo Alberto”. Era l’ultimo dei loro quattro figli, arrivato dopo Luigi (medico), Davide e Maria (diaconessa). Suo padre era nativo di Torino, sua mamma di San Giovanni, ora Luserna San Giovanni. Dal canto suo, Arturo Meille era nato anch’egli a Luserna San Giovanni, il 15 agosto 1892, e morì il 7 dicembre 1977 a Torre Pellice, dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita presso la “Casa delle Diaconesse”. Aveva sposato la signora Maria la quale – ironia della sorte – di cognome faceva Granata, e dal loro matrimonio (foto www.patrimonioculturalevaldese.org) non erano nati figli. Sempre a Luserna ora riposa, accanto alla moglie.

La lingua francese era utilizzata comunemente dalla popolazione valdese, e soprattutto nelle famiglie della borghesia come quella dei Peyrot-Meille (i Peyrot erano i più ricchi proprietari terrieri della Val Pellice, mentre i Meille erano di origine più modesta ma rappresentavano l’élite di pastori alla guida della Chiesa valdese dell’epoca), ed era anche la lingua del culto e dei registri di battesimo: per questo motivo i personaggi, benché italiani e senza alcuna origine d’oltralpe, venivano citati indifferentemente con le due forme del nome.

Sempre chi lo ha conosciuto, ci testimonia che è vissuto a Roma, in via di Santa Melania, fino al 1974. E tra l’altro la RSSSF, fondazione internazionale dedicata alla raccolta di dati statistici sul calcio, riporta una sua militanza nella stagione 1913-1914 proprio nella Roma. Su wikipedia possiamo invece leggere che “Passò al FBC Roma nel 1912 divenendo un punto di forza del club capitolino. Si presentò ai giallorossi prima di un’amichevole contro la Fortitudo. Il club aveva già contattato un giocatore irlandese ma un rapido provino convinse i dirigenti del FBC Roma ad ingaggiarlo, Meille ripagò subito la fiducia segnando le 4 reti con cui il Roman vinse la partita. In seguito fu anche capitano della prima rappresentativa Romana che sconfisse l’Andrea Doria in un incontro del 1912, giocò nonostante avesse ricevuto un duro colpo sul volto ed avesse il labbro sanguinante. Durante la Grande Guerra, Meille tornò alla Juventus, con cui disputò alcuni incontri amichevoli”. Già, in particolare giocò un match valevole per la Coppa Federale del 1915-1916, vinto dalla Juve per 4-2, quando segnò ai… granata una doppietta di pregevole fattura.

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Insomma, a quanto pare Arturo Meille era un gentiluomo con i piedi educati, che però non può essere considerato l’antenato di Platini, di Zidane o di Pogba: per vedere il primo francese alla Juventus si è dunque dovuto aspettare il 1964, con l’arrivo della “folgore” Nestor Combin.

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