Buffon: “Due anni per vincere la Champions”. Sogno possibile per una Juve ormai matura

Dopo il rinnovo fino al 2018 Buffon ci spera ancora. Il portierone della Juventus e della Nazionale, infatti, sogna di aggiungere il trofeo più prestigioso da vincere con una squadra di club al suo palmares personale, ovvero la Uefa Champions League.

PARADOSSI INGIUSTI – La sua storia a riguardo, del resto, è già entrata da tempo a far parte fra le stranezze e i paradossi più assurdi del calcio. Il portiere più forte del mondo senza Champions, infatti, ricorda un po’ Cenerentola senza scarpetta o una buonissima torta a cui però manca la dovuta ciliegina. Insomma, Gigione nazionale la coppa dalle grandi orecchie la meriterebbe eccome. Almeno una.

esultanza juveCALCIO EUROPEO “OSTAGGIO” DELLE CORAZZATE – E a permettere che la sua speranza più grande possa diventare realtà occorre che ci pensi la Juventus e che lo aiutino i compagni. Gli stessi ragazzi con cui Buffon oramai da anni condivide le gioie e le tensioni di spogliatoio, le vittorie e le sconfitte di campo. Per riuscirci, dopo quattro anni consecutivi trascorsi ad inseguire il sogno europeo, la squadra bianconera dovrà mettersi in testa di essere stata modellata nel corso del tempo proprio per raggiungere questo scopo, attraverso l’incremento di qualità della rosa oltre che ai percorsi compiuti. Anche se negli ultimi anni il calcio europeo è stato “ostaggio” dell’egemonia del Barcellona dei fenomeni, della forza tutta teutonica del Bayern Monaco e delle enormi ricchezze degli sceicchi del continente. A tutto ciò, subito dopo l’avvento della catastrofe Calciopoli, la Juventus ha saputo far fronte pian piano, affacciandosi alla massima competizione per club incontrando squadre del calibro di Real Madrid e Chelsea, in seguito dopo aver trascorso due anni in esilio a causa dei settimi posti ottenuti in campionato e, infine, arrivando ad oggi con il ritorno alla corsa per la favola più ambita da tutte le squadre europee con Antonio Conte in panchina.

IL PERCORSO DI CRESCITA DEI BIANCONERI – Dapprima un’ottima annata vissuta da “matricola” con la resa al Bayern futuro campione, ai quarti di finale. Poi il disastro successivo culminato sull’impraticabile terreno di gioco della Turk Telekom Arena di Istanbul ed il conseguente addio al torneo sin dalla fase ai gironi. Allora fu una disfatta, trattata comprensibilmente come tale, ma oggi quel trascorso risulta semplicemente una delle tappe d’avvicinamento alla vetta posta come obiettivo finale dalla società oggi, ovvero la vittoria. La dimostrazione palese è avvenuta la scorsa stagione, con il raggiungimento della finale persa contro il Barca dei marziani. Tuttavia ancora c’è qualcuno che si straccia le vesti pur di affermare che la squadra di Allegri, nell’occasione, è stata più che altro baciata dalla fortuna ai sorteggi sino alla semifinale vinta col Real Madrid. In verità la squadra bianconera ha dimostrato di essere maturata (finalmente) anche in ottica europea risultando ostica, cinica e soprattutto barattata volentieri con altre squadre dagli stessi avversari, chiaro segnale che la Juve è tornata a spaventare chiunque.

Banner-Editoriale-Rocco-CreaQUALITA’ E ATTEGGIAMENTO PER VINCERE – L’anno prossimo dunque, per tornare ad alzare al cielo dopo 21 anni la coppa dalle grandi orecchie, Dybala & company dovranno mettersi in testa che, giunti a questo punto, bisognerà affrontare tutte le sfide imperterriti e con coraggio, facendo leva su una sfrontatezza propria di chi sa il fatto suo. Di chi sa di essere campione in carica per la quinta volta consecutiva in un campionato vero, ingiustamente declassato da campionati-leggenda quali la Bundesliga, la stessa Liga spagnola e addirittura la Ligue 1. Di chi sa che indossare la maglia della Juventus significa vestire una casacca grondante di storia, piena di tutte le coppe internazionali vinte e di fascino. Senza temere nessuno, si trattasse pure di marziani o alieni. Insomma, quanto visto nei primi 60 minuti dell’ultimo Juventus-Bayern Monaco sarà bene che non si verifichi più, perchè regalare all’avversario gran parte della gara di andata di un ottavo di finale equivale praticamente ad un suicidio. A maggior ragione se, dall’insperato pareggio raggiunto al dominio indiscusso della maggior parte della gara dell’Allianz Arena, la Juventus dimostra di poter contrastare e battere chiunque. Con l’italianità che le appartiene, perchè l’Atletico insegna che i tiki-taka e i possessi estenuanti di palla possono essere vinti dall’assetto tattico e dalla freschezza atletica di una compagine. Dal contropiede bruciante, dalla densità del centrocampo, ma soprattutto dalla piena fiducia in se stessi. In realtà la stessa Juve ci andò vicino proprio un anno fa, a Berlino contro la banda di Messi e Neymar. Una partita iniziata nel peggiore dei modi, subendo la rete dello svantaggio e rischiando di capitolare poco dopo, ma che in verità ha rivelato la forza d’animo di una squadra dura a morire, e che con il gol di Morata ha saputo riaprire una finale apparentemente chiusa, rimasta viva anche dopo il nuovo vantaggio blaugrana.

Dunque vincere aiuta a vincere, è chiaro. Ma anche le brucianti sconfitte, giunte in finale o agli ottavi, che tuttavia hanno visto una Juve capace di lottare ad armi pari contro corazzate ben più blasonate e favorite da ogni pronostico, possono aiutare se non altro a fortificare il carattere e la scorza della squadra. Consapevoli di aver raggiunto un livello qualitativo molto alto anche in Europa, adesso il primissimo step è dato proprio dal mercato, perchè diviene fondamentale innanzitutto trattenere i campioni presenti in rosa, da Pogba a Dybala. Il centrocampista e l’attaccante rappresentano infatti due gioielli ammirati ed invidiati da mezza Europa. Il primo è oggetto del desiderio, da anni, dei club più forti e degli sceicchi pronti a compiere qualsiasi follia di natura economica. L’altro è esploso a Torino nell’ultima stagione, dopo aver incantato già a Palermo. La Juventus, che ha già dimostrato di non temere investimenti di medio e grosso calibro (Alex Sandro 26 milioni ma anche lo stesso Dybala, 40, su tutti), adesso dovrà trattenerli entrambi e migliorare ulteriormente la qualità della rosa costruita attorno ad essi. La mentalità di non sentirsi più inferiori a nessuno, nel prosieguo della prossima stagione, potrà poi comporre l’altra metà dell’opera. Per la felicità di Gigi.

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