La caccia alla streghe e quella ricerca ossessiva di armi a ogni costo

Il giornalismo è stato rivoluzionato da Internet, che ha cambiato supporti, tecniche e metodi: si è passati dal quotidiano cartaceo alle edizioni on-line; dalla macchine da scrivere alla tastiera; dalle lunghe ricerche in giro a Google. Se per molti aspetto quest’innovazione è stata positiva, ci sono dei lati oscuri da analizzare: la qualità dell’informazione è spesso barattata per la quantità – dei click, di solito. È la legge di sopravvivenza dei media, al giorno d’oggi: più click, più entrate. E, allora, può capitare – per usare un eufemismo – che qualcuno calchi la mano su una notizia o cavalchi l’onda di qualche avvenimento, semplicemente per guadagnare – popolarità o denaro, poco importa.

Il giornalismo sportivo, per sua natura, si presta alla perfezione a questa nuova – sbagliata – concezione. Specialmente nel paese del complottismo, l’Italia, dove si cercano in continuazione giustificazioni per i propri insuccessi: gli arbitri, il sistema, l’orario. E, allora, ha inizio la solita caccia alla streghe: ore di trasmissioni televisive, fiumi d’inchiostro, addirittura inchieste parlamentari. La caccia ha quasi sempre fine a Torino, precisamente nei pressi dello Juventus Stadium: è la tana di quella stregaccia della Vecchia Signora.

L’incredibile rimonta dei bianconeri, passati dal dodicesimo posto alla vetta del campionato, l’ha riaperta frettolosamente: da Napoli a Roma, passando per Milano, tutti si sono sono messi all’opera. E, ahinoi, il reclutamento non si è fermato a opinionisti vari, ma s’è allargato pure ad alcune società: lasciamo da parte quest’aspetto, per il momento. Limitiamo il campo ai vari giornalisti scesi in campo e che, ora, cercano armi a ogni costo.

Il caso di Maurizio Pistocchi è esemplare: sul suo profilo Twitter, dopo l’infelice battuta sulla malafede di Mazzoleni in tv, è caduto in uno dei tanti fake del web – eccolo, un altro rischio della rivoluzione digitale. Le – false – dichiarazioni di Claudio Ranieri, rilasciate dopo la vittoria contro il Sunderland, sembravano proprio fare al caso della battaglia: “In Italia non ci vogliono i calciatori adatti, ma i poteri giusti”, recita un banner che circola sui social network – lo trovate in basso. “Questa dichiarazione è la pietra tombale sulla credibilità del calcio italiano”, commenta lapidario Pistocchi, che però ha dimenticato di verificare quanto riportato: Ranieri non ha mai pronunciato quelle parole, ma ha invece detto di essersi emozionato per l’atmosfera – lo stadio gremito, intere famiglie al seguito della squadra in trasferta.

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Quando qualcuno fa notare l’errore a Pistocchi, però, l’opinionista risponde: “Non capisco perché la gente che ama lo sport non dovrebbe condividere un concetto giusto, anche se non fosse stato detto”. Ecco: ci sarebbe già da ragionare sul collegamento implicito tra “gente che ama lo sport” e complottisti, ma è singolare non ammettere di aver sbagliato e trovare una giustificazione improbabile. Un’accusa talmente pesante, se fatta da un giornalista, va supportata da dati di fatto: il “concetto giusto” è tale se e solo se risultato di un’inchiesta accurata e dettagliata, arricchita da prove inconfutabili, non di chiacchiere da bar. Che magari danno pure popolarità, ma uccidono il giornalismo e fanno solo male allo sport. Altro che amarlo…

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