Siamo reduci dalla settimana più noiosa della storia del calcio italiano degli ultimi anni. Latrati sguaiati, isterie televisive (ma ormai lo sappiamo si fa il gioco dell’audience e, chissà, la comparsata viene retribuita meglio) e arrampicate sugli specchi stile spiderman. In realtà la notizia è una: è crollato anche il Napoli: sfiancato nei nervi, prima che nelle prestazioni, dalla rimonta prepotente di nostra signora degli scudetti. Che, toccando ferro, si prepara a fare un’impresa mai vista: dal 12° posto alla vetta della classifica (con distacco) nel giro di cinque mesi.
LO STILE JUVE – Per fortuna domani si torna a giocare, in una sfida classica che spesso valeva lo scudetto, mentre oggi ciò riguarda solo la Juve. Ma non c’è da fidarsi del Milan, né si può abbassare la guardia fino al traguardo. Non lo faranno, la qualità degli uomini che compongono questa rosa è impressionante. Ad esempio Gigi Buffon, un grande dentro e fuori al campo, in conferenza stampa parla perché ha delle idee da spiegare e non solo perché ci deve andare. E anche oggi ha parlato chiarissimo “quando parti con 12-13 punti di handicap e poi ti ritrovi a +6 a sette giornate dalla fine è difficile aggrapparsi a qualche cosa”. Il resto sono chiacchiere appunto. E per rinfrescare la memoria a quelli che ce l’hanno corta, non richiama il rigore generoso che gli ha interrotto il record personale ma la gara contro il Sassuolo quando alla Juve rimasta in 10 non è stato fischiato un rigore sacrosanto su Sturaro “Eppure dopo la sconfitta chi ha parlato alla stampa ha mirato ad un altro tipo di responsabilità e colpe: è la vera differenza”. Capitano. Mio capitano.
Salvatore Arpaia