Tutti pazzi per Vadalà: il talento argentino incanta lo ‘Stadium’

Avesse segnato, anziché centrare la seconda traversa, sarebbe crollato lo “Juventus Stadium”. Potremmo dire che stasera ha fatto un po’ il Dybala. Gli è mancato, purtroppo, solo il gol. O meglio, di reti ne avrebbe segnate due, anche se annullate. Vedendo quei legni tremare sotto i suoi colpi precisti e potenti, viene voglia di sognare; di proiettarlo già in coppia con qualche grande attaccante. Guido Vadalà è già presente, altro che futuro. Nonostante una sfortuna clamorosa gli abbia strozzato in gola, per ben quattro volte, le urla gioiose postume alla marcatura, il centravanti della primavera bianconera merita comunque i migliori complimenti. Forse, proprio per tale ragione merita di venire incoronato “man of the match” della finale d’andata di Coppa Italia Primavera. Un incoraggiamento affinché, al ritorno, quella rete possa gonfiarla, per poi apparire sul tabellino.

Un’espressione scura in volto al momento della sostituzione per Di Massimo. Ci sta. Perché dopo che corri da una parte all’altra del campo, dispensando tecnica e duettando perfettamente con Favilli, tornare a sedersi con un pugno di mosche in mano è troppo “indigesto”. A tratti, questa coppia d’attacco ricordava l’intesa tra Dybala e Mandzukic. Sarà che entrambi, forse, abbiano preso spunto da come due grandi campioni della prima squadra riescano a intendersi sul rettangolo verde.

Da sottolineare l’importante lavoro a centrocampo di Cassata e Macek. Due mezzale, due ragazzi, due perfette pedine brave nel suggerire inviti importanti al gioiellino Vadalà. Talento sì palla al piede, ma anche nell’attaccare gli spazi. Riesce a muoversi benissimo tra le linee, sfruttando un’agilità fuori dal comune, e andare al tiro. Basti pensare che gli highlights principali della gara provengono da lui e “l’ariete” Favilli. Faccia sogni tranquilli, stanotte, il buon Guido. Il gol arriverà, “in questa vita o nell’altra”, volendo parafrasare la battuta di un kolossal cinematografico. Ne siamo certi: coi mezzi che si ritrova, a San Siro può davvero “scatenare l’inferno”.

Paolo Panico

 

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