Brady compie sessant’anni e ricorda il rigore a Catanzaro: “Era la normalità”

Sessant’anni, bel traguardo. E Liam – al secolo, William – Brady, vecchio campione bianconero, l’ha raggiunto: intanto, auguri! È un buon punto d’arrivo, dicevamo, dal quale guardare indietro e pensare a quel ch’è stato: l’approdo in bianconero, per volere dell’avvocato Agnelli, poi l’addio, per far posto a un francese di talento, tale Michel Platini.

Pensare che Brady, acquistato dall’Arsenal, fu il primo straniero bianconero, dopo la riapertura delle frontiere. Essenziale nel gioco e nei movimenti, in perfetto stile british, ma pure in difficoltà in un ambiente composto da soli italiani. Un po’ scialbo a volte, ma con Furino sempre pronto a ringhiargli contro e a rimetterlo in sesto. Ché quel sinistro era davvero pregiato, era un peccato sprecarlo.

Ma quando il rapporto con l’Avvocato s’esaurì, il destino di quel regista irlandese, che diede di nuovo geometrie al gioco juventino, apparve scontato. Accadde tutto così, in un pomeriggio di fine aprile: i bianconeri acquistano Michel Platini e, dopo aver tesserato anche Boniek, non possono permettersi un altro straniero in rosa – per via del regolamento dell’epoca. E, allora, l’addio diviene inevitabile.

Brady, prima di andare alla Sampdoria, si congeda dalla Signora con un bel regalo: uno scudetto, vinto all’ultimo respiro, contro il Catanzaro. La Fiorentina pareggia, i bianconeri vincono grazie a un rigore trasformato dall’irlandese e via di festeggiamenti. Mentre a Firenze iniziano le polemiche, che non si sono neanche spente del tutto. Quanti si sarebbero tirati indietro, sapendo di dover andare via? Tanti, immaginiamo. “Per me era la normalità”, ha commentato Brady al ‘Secolo XIX’, con una disarmante semplicità che è propria dei grandi. E, allora, grazie Liam.

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