Il saluto, un po’ triste, di Martin Caceres: quel circolo virtuoso che divenne vizioso…

Dai sei agli otto mesi, e non proprio tutti in discesa: Martin sarà pure già di corsa verso il ritorno, ma questa è una prognosi che non lascia spazio ad ulteriori interpretazioni, e neanche a facili illusioni. Il volto dolorante di Caceres è infatti una delle tante immagini di quest’annata che difficilmente dimenticheremo: la sua stagione, però, si farebbe meglio a congelarla nel dimenticatoio. Perché difficile, perché immeritata, perché baciata passionalmente dalla malasorte.

SFORTUNA – Sfortuna e contraddizioni, il tutto addensato in un vulcano di precisione tattica e carisma, ma anche fuori dagli schemi extra campo della Juventus. Non esattamente il classico bravo ragazzo, per carità. Però con certe stigmate che non si possono nascondere: di quelle che ti portano avanti con lo sguardo irrequieto, con l’odore del barrio ancora addosso e negli atteggiamenti. Uno da prendere al volo, sia chiaro: e in ogni caso. Per ciò che è, che ha sempre voglia di dimostrare: perché magari sbaglia, quindi paga. Poi comunque tenta in tutti i modi di rimediare. Ci era riuscito nelle ultime giornate, ci riuscì un anno fa con prestazioni maiuscole. Anche lì arrivò un’infortunio: l’ennesimo problema muscolare, nell’ennesimo momento migliore. Un circolo che parte virtuoso e finisce vizioso. Un circolo dimostratosi nuovamente maturo: è tornato a rubargli il tempo e le luci, da buon girotondo.

QUANTI PROBLEMI – La lesione al tendine d’Achille? Esattamente il quattordicesimo infortunio del Pelado nel suo secondo atto in maglia bianconera. Certe sensazioni le conosce bene, ormai: i volti preoccupati, in panchina, non stupivano anche per questo.  Dal primo problema al tendine collaterale nel settembre del 2012, fino ai fastidi alla coscia dello scorso novembre, per il difensore juventino si contano ben 73 gare ufficiali saltate per questioni fisiche: un paio di buone stagioni, per intenderci. Tanto, troppo. E non sempre per colpa di sfortuna o di cattivi atterraggi: perché la fama di ‘giocatore fragile’, da un po’, ha le sue prove inconfutabili. Ecco: e tra i tanti motivi di un rinnovo così tardivo, quest’ultimo è forse l’elemento che arde più di tutti in quel calderone pronto a diventare polveriera.

IL FUTURO – Rinunce, sacrificio e lavoro: la routine della convalescenza, Martin, la conosce bene. Decisamente. Chissà, forse nel mezzo del cammino verso la quattordicesima risalita, può inoltre arrivare una firma: perché il prolungamento di contratto resta in ballo, nonostante tutto. Dovrà essere bravo Fonseca, sempre ai ferri corti con la società; dovrà pazientare il ragazzo, ora focalizzato sul processo di guarigione e sulla voglia di campo. Dovrà infine valutare la stessa Juve. Perché, in fondo, la domanda è solo una: ne vale la pena? Vai a darla, una risposta. Vai poi a motivarla. Dovesse prevalere il cuore, non ci sarebbero dubbi. Ma con i sentimenti non si fanno affari. E senz’affari non si vince. Allora, il responso arriva tristemente da sé. E quel saluto, un po’ triste, di Martin Caceres si fa concreto: a terra, abbattuto, conscio di ciò che potrebbe perdere dopo un altro uno contro uno con la sorte. L’ennesimo della sua carriera.

Sì, sarà davvero difficile dimenticarlo: ma non vogliamo nemmeno provarci. Perché il circolo gira: lo fa senza fermarsi. E quindi, prima o poi…

Cristiano Corbo

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