Le voci della Nord – Dica 33

Domenica 24 gennaio, arriva la Roma di Garc… pardon, Spalletti. C’è da consumare un’altra piccola vendetta sportiva, perché quella sconfitta della seconda giornata è rimasta sul groppone a tutti i tifosi Juventini, molti dei quali all’epoca ancora sparsi per i lidi dello Stivale. Temporalmente era ancora calcio d’agosto, ma i punti in palio erano dannatamente reali. Un 2-1 patito all’Olimpico con una prestazione scialba da parte della zoppicante Juve di inizio stagione, una prova di forza della banda Garcia. 19 partite dopo il mondo si è capovolto, o meglio ha ripreso il suo verso naturale: arriviamo alla partita allo Stadium con ben 7 punti di vantaggio e la possibilità concreta di dare una spallata definitiva alla Roma e un verso preciso al campionato, perché il Milan si è auto eliminato dai giochi forse già da parecchio tempo e l’Inter nel pomeriggio ha fatto harakiri con il Carpi in maniera ancora più rocambolesca di quanto fece la Juve col Frosinone, visto che i Mancini boys hanno subito il pari in contropiede e con un uomo in più.

Coreografia delle grandi occasioni, tribuna Est agghindata a festa e in sud un mega striscione rappresenta un pugile che difende la cintura del campione su cui campeggia in bella vista il numero 33. Molto bello. In panchina c’è il ritorno di Spalletti che ha preso il posto di Garcia dopo i risultati tremebondi dell’ultimo periodo. Immancabili i fischi a Totti, che però non si alzerà mai dalla panchina su cui si accomoda all’ingresso: forse era meglio smettere prima. Juve che si schiera con l’ormai classico 3-5-2 e con tutti gli effettivi al proprio posto, compresi i rientranti Barzagli (dall’infortunio) e Marchisio (dalla squalifica). A sinistra il ballottaggio per la corsia lo vince Evra.

Pronti-via si attacca sotto la Nord, cosa che ultimamente porta bene, ma la partita fatica a decollare: la Roma ha un atteggiamento che definire rinunciatario è dir poco. Gioca in 11 dietro la linea della palla, con perdite di tempo su ogni fallo o rimessa laterale. Il segnale è chiaro, probabilmente consci del momento negativo loro e positivo nostro, portar via uno 0-0 sarebbe già grasso che cola. Ci pensa De Rossi a scaldare gli animi con un intervento ai danni di Mandzukic a palla lontana che gli fa prendere il giallo dopo pochi minuti. Di lì in poi, ogni volta che toccherà palla saranno fischi da tutto lo Stadium. Capitan futuro, come lo chiamano a Roma, eredita nel presente il trattamento del Capitano. Il Primo tempo va via lento e noiosetto, senza una vera parata da parte di nessuno dei due portieri, con il solo Evra a rendersi quasi pericoloso dalle parti di Szczesny con un tiro incrociato ma chiuso troppo. Dybala subisce una quantità di falli innumerevole, e nonostante tutto riesce in una giocata splendida interrotta però sia dalla traversa che dalla segnalazione del fuorigioco.

Qualche timore nell’intervallo viene fuori. E’ difficile giocare contro una squadra così chiusa e anche le ottime geometrie di Marchisio, che ha giocato una partita perfetta, non riescono a dare la giusta verve alla manovra per sfondare. Dybala a forza di subire falli si è un po’ spento, Mandzukic corre molto ma a vuoto, Pogba è particolarmente statico e non crea mai la superiorità. Il secondo tempo inizia sulla falsa riga di come era finito il primo e in curva si inizia a vociferare. In partite bloccate come questa, ci vuole qualcuno che punti l’uomo per creare un minimo di superiorità perché le linee di passaggio sono tutte molto ben ostruite dalla fase difensiva dei giallorossi. Allegri sembra sentire i pensieri dei tifosi perché di lì a poco inserisce Cuadrado, che ha nel puntare l’uomo la sua arma preferita, ed in effetti la manovra diventa subito più fluida. Si arriva al tiro con più facilità, Evra centra in pieno il portiere ospite dopo una splendida combinazione tra Pogba e Mandzukic, lo stesso Cuadrado impegna Szczesny con un tiro da fuori e poi è proprio Pogba a far partire un bel tiro che si spegne di poco a lato. Dall’altra parte la Roma è di una pochezza imbarazzante: Dzeko non sarà un fenomeno ma predica nel deserto, palloni ricevuti pochissimi, palloni decenti ricevuti zero, sempre lenti e dalla trequarti, impossibili da giocare. Salah è l’ombra di quel giocatore che ci aveva messo in crisi nera nella semini finale di coppa Italia l’anno scorso quando vestiva la maglia viola. Pjanic gioca a ritmi da pensionato, Nainngolan non la vede quasi mai e Florenzi è troppo sacrificato. Insomma, serata di nulla per Buffon. Mentre la partita scivola verso la fine, l’azione che non ti aspetti: Evra intercetta ottimamente Florenzi e gli sradica il pallone dai piedi, transizione veloce con Khedira, Dybala, ancora Khedira e poi Pogba, che vede l’inserimento dell’argentino e lo serve ottimamente. Poi Dybala compie il capolavoro. In mezzo tempo stoppa e tira, prendendo in contropiede marcatore e portiere e infila il pallone sul palo lungo. Per la Juventuuuuuusssss ha segnatooooo il numero 21…. Pualooooo DYBALAAAAAA!!! Così come era successo contro il Milan, è ancora lui, la nostra Joya, il Picciriddu come lo chiamavano a Palermo, a risolvere. Un gol capolavoro, di quelli che solo i campioni possono fare. C’è ancora il tempo per una punizione calciata da Pjanic (che oltretutto non c’era) che sfiora con una deviazione l’incrocio alla sinistra di Buffon, ma sarebbe stato troppo.

Finisce così, quell’1-0 tanto caro a Mancini fino a poche giornate fa, con la Roma che torna a casa con le pive nel sacco, a -10 da noi e a -12 dalla vetta, dopo aver recitato il nostro de profundis dopo solo due giornate e adesso a leccarsi le ferite. Altri 3 punti per noi, siamo a 11 vittorie di fila, il medico direbbe “Dica 33”. Siamo in scia con il Napoli e dietro cominciamo a fare il vuoto. Vi lasciamo con una chicca intercettata da un tifoso nel post partita: a noi la Joya, a voi mai ‘na gioia.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

Impostazioni privacy