SJ Rewind, il 2015 bianconero: si svolta a Dortmund, il Monaco per un sogno. E la Fiorentina è cotta

Un anno nel segno della vittoria, come nel classico stile Juve. Questo è stato il 2015 bianconero: il quarto Scudetto di fila, la decima Coppa Italia, una Supercoppa e una finale di Champions League raggiunta dopo anni di assenza, ma anche una rivoluzione, un inizio di campionato difficile e la rinascita, ancora in atto. SpazioJ ripercorre i dodici mesi della Signora: ci siamo lasciati con la sconfitta in semifinale di Coppa Italia, anche se non c’è tempo di leccarsi le ferite: il sogno europeo è alle porte.

IL RATTO DI DORTMUND – Le risicate vittorie in campionato non tranquillizzano, ma è ora di volare in Germania: c’è la trasferta di Dortmund. Il muro giallo fa paura e il risultato dell’andata non può far dormire sogni tranquilli. “Difficilmente finirà zero a zero, bisognerà fare dei gol”, dice Allegri in conferenza stampa. E, infatti, arrivano ben tre reti. Tutte bianconere.

Neanche il tempo di cominciare e Tevez gonfia la rete, con un missile da fuori area, che trova l’angolino. Ed è un tocco magico di Claudio Marchisio a lanciare di nuovo l’Apache verso la rete, in occasione del secondo gol; questa volta il numero dieci serve il compagno di reparto, Morata, che a porta vuota non può sbagliare. Sembra finita, ma Tevez ha ancora fame: è sua la firma sul definitivo tre a zero.

Ora è lecito sognare. E l’urna di Nyon dà pure una mano: c’è il Monaco, un avversario alla portata, ma non per questo meno ostico. Intanto, con il morale a mille, i bianconeri arrivano al sette aprile, quando è in programma la semifinale di ritorno di Coppa Italia, al Franchi di Firenze.

IMPRESA A FIRENZE Tevez e Lichtsteiner devono dare forfait, ma Allegri è deciso: “Non si può sbagliare!”, ordina ai suoi. Che dimostrano, una volta di più, come la loro forza sia il gruppo più d’ogni singolo. Il primo gol è firmato proprio da uno di quelli che gioca di meno, Matri: su un tiro di Pereyra rimpallato, l’attaccante bianconero, ex di turno, si fa trovare pronto e insacca da vero opportunista. Ma quel gol non basta.

Sul finire del primo tempo, Morata prova una conclusione insidiosa, ma Neto salva. A pochi passi, però, c’è Roberto Pereyra, fresco di convocazione in nazionale: l’argentino non può sbagliare e ribalta la situazione. La Fiorentina è tramortita, tanto che non basta Salah per raddrizzare le cose. Anzi, nella ripresa, i bianconeri chiudono il discorso, con una rete di Bonucci, che conclude al volo su corner di Marchisio. È game over, la finale è conquistata, anche se Morata – espulso – e proprio Marchisio – ammonito – dovranno saltarla: è l’unica nota stonata di una notte perfetta.

UN MONACO ALL’ITALIANA – La Juve arriva così all’andata dei quarti di Champions. Il Monaco, allo Stadium, si mostra per quello che è: una squadra ostica, difficile da scardinare; all’italiana, insomma. E, infatti, non sarà facile sbloccare il risultato: Tevez e Vidal, nel primo tempo, sciupano delle ghiotte occasioni. Qualche brivido, a onor di cronaca, lo causano anche i monegaschi: Ferreira-Carrasco ha la palla del clamoroso vantaggio, ma c’è Buffon a dire di no.

È il genio di Pirlo a cambiare le carte in tavola: il regista bianconero lancia Morata, steso di poco fuori area da Carvalho, ma l’arbitro concede il rigore – e dà inizio al valzer delle polemiche. Vidal, dal dischetto, porta la Signora in vantaggio e torna al gol in Champions, dopo una lunga astinenza.

SEMI-FINAL…MENTE! – Al ritorno, quindi, basta un pareggio o una sconfitta di misura per volare in semifinale. Non sarà una passeggiata, Allegri lo sa. E, infatti, non lo è. Il Monaco ha il dente avvelenato e non è per niente rassegnato, mentre la Juve si presenta al Louis II leggermente sottotono. Pronti, via e Chiellini scivola, come contro il Borussia, ma questa volta salva di mano: i social si scatenano, ma è comunque un giallo utilissimo. I padroni di casa provano a rendersi pericolosi, con Bernardo Silva e Kondogbia, anche se per fortuna dei bianconeri non fanno male.

Una chiusura avventata in area di Chiellini e Vidal, proprio su Kondogbia, potrebbe costare caro: ci sarebbero gli estremi per il rigore, ma l’arbitro fa continuare. Intanto, il primo tiro della Juve arriva addirittura al 44′, per opera di Tevez, e l’unico brivido di serata è firmato da Pirlo, che scheggia il palo su punizione. Il Monaco, però, non punge e, quel conta di più, non raggiunge le semifinali: Buffon e compagni sono tra le quattro squadre più forti d’Europa. Di sofferenza, di cuore, con i denti stretti, ma ci sono.

A NOI DUE, REAL – E, ora, c’è da sudare freddo: Real Madrid, Bayern o Barça. Non si scappa. Tanti sperano nel Madrid, perché storicamente soffre il bianco e il nero, ma il che è tutto dire. Sembra come scegliere se lanciarsi contro un treno in corsa o saltare dall’ultimo piano di un grattacielo. Alla fine, l’urna dice Real: il popolo bianconero cerchia in rosso la data del cinque maggio – che evoca pure bei ricordi, tutto sommato.

Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)

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