Simply the best: Dybala fa sognare, la Fiorentina si arrende alla Juve

Predestinato, benedetto dal calcio, gioiello. Gli aggettivi si sprecano quando dentro la butta Paulo Dybala. E anche se il match terminasse con zero gol, poco importa. Perché quello zampino infingardo ce lo metterebbe sempre. Col Siviglia è stato così, in effetti. Idem contro la Fiorentina. Al di là del sigillo che ha chiuso i giochi, andando a valutare quanto prodotto nell’arco dell’intera partita, ci si chiede cosa dovremmo rimproveragli. Praticamente, nulla. Bisognerebbe proprio indossare i panni del professore pignolo che fatica a scovare difetti laddove, forse, manchino del tutto. Attenzione però; serve comunque volare bassi. L’argentino possiede un’età molto delicata, in cui cadere nella trappola del successo immediato può condurre a cattive strade. Anzitutto, umiltà.

Chissà se stanotte Tomovic dormirà sonni tranquilli nonostante l’incubo impersonato da Dybala nei novantaquattro minuti trascorsi a correre, marcare, difendere e soprattutto soffrire. Insomma, perenne spina nel fianco della retroguardia viola. L’ex Lecce ha dovuto sudare sette camicie per arginare l’avanzata travolgente del fuoriclasse sudamericano. Portatore di palla perfetto, ma soprattutto abile nel tradurre in giocate concrete le richieste di mister Massimiliano Allegri. Se a ciò, poi, si aggiunge la classe sopraffina tipica dei “big”, allora siamo sicuri che i dirigenti bianconeri stiano già brindando all’ennesimo affare riuscito.

Qualcuno, negli ultimi tempi, usa dire “Dybala fa il Tevez“. Certo, il vuoto lasciato dall’Apache appare ben colmato dal “cocco” di Zamparini, presidente del Palermo. Eppure, sebbene sussistano delle similitudini notevoli tra i due, l’asso juventino, ad oggi, annovera una marcia in più che si chiama giovinezza. L’impressione è che in prospettiva diventi davvero fenomenale. Fa quasi paura. Una sensazione che si leggeva nelle letture difensive degli uomini di Paulo Sousa, mirate spesso al raddoppio delle marcature sul numero 21 della Juventus. E se questo “pazzo” (ovviamente nel senso buono del termine) riesce ad abbattere muri così ben organizzati, vengono i brividi solo ad immaginare cosa combinerà in futuro. Parafrasando un successo canoro internazionale di Tina Tuner, “Simply the best“.

Paolo Panico

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