Generazione di Fenomeni – Il Mali dei miracoli

La rubrica “Generazione di Fenomeni” si è sempre concentrata sui singoli. Questa volta preferiamo evidenziare anche il lavoro svolto dell’allenatore Baye Bah e suoi ragazzi prodigio del Mali. La selezione Under 17 si è classificata seconda nell’ultimo mondiale di categoria, disputato in Cile, perdendo in finale con una super Nigeria.

Una squadra prima di tutto. Un gruppo di ragazzi che andava contro tutti i pronostici ha sconfitto super potenze come Belgio e Croazia e ha realizzato il sogno di giocare la finale. Un gioco fatto di verticalizzazioni, velocità e voglia di vincere. Una voglia che ha contraddistinto l’organico del Mali dagli altri. Un 4-2-3-1 che ricorda quello di Spalletti ai tempi della Roma.

Parliamo nello specifico anche dei singoli:

Samuel ( 1998 ) è il portiere della selezione africana. Un’autentica pantera nera, capace di balzi felini al limite del normale. Nonostante sia alto solo 179 cm è capace di arrivare su qualsiasi pallone. La reattività e la prontezza di riflessi sono i suoi punti di forza. Un portiere a tutto tondo di cui sentiremo sicuramente parlare. Al momento nella nostra serie cadetta ci sono portieri di due categorie inferiori rispetto alla sua. Solo 4 i gol subiti in tutta la competizione. Una difesa solida e lui ci mette del suo. Durante il torneo ha parato l’81% dei tiri totali diretti verso la porta.

Dante ( 1998 ) è il difensore centrale e capitano del Mali. Tanta personalità e grinta. Un vero e proprio leader in campo. Ottimo il senso della posizione e il tempo di uscita. Un autentico mastino quando si tratta di marcare ad uomo. Possiede un notevolissimo tiro dalla distanza. Autore anche di un gol nella competizione che lo ha visto emergere come uno dei migliori centrali del torneo con Faes del Belgio.

Chato ( 1998 ) è il soprannome di Bagoyoko. Un terzino di spinta che fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Tempi di uscita perfetti, inserimenti continui sulla fascia fanno di lui il miglior terzino della competizione. Sempre calmo, tranquillo, mai fuori posizione. Non è un caso se Chukwueze della Nigeria è stato molto limitato durante la finale.
Se Samuel ha effettuato solo 17 parate durante tutto il torneo è anche grazie al suo lavoro. Da quel lato non si passa. Il ragazzo con più margini di miglioramento di tutto l’organico.

Da citare Fofana e Sangare: le loro qualità fanno di loro buoni difensori, ma non sentiremo parlare di loro in futuro così come Diakitè, centrocampista diga che svolge il lavoro sporco.

A centrocampo con il numero 18 c’è Haidara ( 1998 ). Che giocatore! Centrocampista tutto fare dotato di tanta corsa e un’ottima tecnica. Lanci precisi e passaggi sicuri fanno di lui il miglior centrocampista della competizione. Tempo di inserimento e tiro da bombardiere. Assomiglia molto al primo Marchisio. Sempre un pericolo in area di rigore. Per lui due gol e un assist.

Sulla trequarti Koita ( 1999 ) è un ottimo giocatore. Forse non giocherà mai a grandi livelli, ma evidenziamo la grinta, la corsa e il passaggio filtrante di questo ragazzo, autore comunque di 2 reti.

Nel tridente offensivo delle meraviglie a sinistra troviamo Maiga ( 1998 ), capocannoniere della squadra con 3 realizzazioni. Un giocatore duttile, che non solo si propone in fase offensiva, ma arretra spesso la sua posizione per dare una mano ai compagni in fase difensiva.

Ed ecco alla fine Traorè ( 1998 ) e Malle ( 1998 ) , rispettivamente punta centrale e ala destra della squadra. Si trovano a meraviglia. Uno è complementare dell’altro. Si scambiano i ruoli senza dare punti di riferimento. Un piacere vederli giocare e scambiarsi il pallone. Entrambi veloci e dotati di un’ottima tecnica. In precedenza abbiamo sottolineato il collettivo di questa squadra. Pressano, corrono, realizzano e forniscono assist. Se il Mali è la squadra che ha creato più pericoli di tutto il torneo ai portieri avversari un motivo ci sarà.

Malle è certamente la stellina di questa squadra con Haidara e Chato. Sentiremo parlare ancora di loro. Il prezzo è praticamente irrisorio e in Italia ci sono giocatori meno forti. I dirigenti dovrebbero fare più di un pensiero.

Alberto Gencarelli

 

Impostazioni privacy