Il “ritorno al passato” e le verità che i numeri non dicono: le certezze della Juve

Se fosse possibile spiegare il calcio solo con numeri e statistiche, sarebbe sufficiente essere bravi in matematica per ritenersi dei grandi competenti della materia. Se contassero soltanto i numeri, i giornalisti sportivi potrebbero tranquillamente studiare algoritmi ed equazioni, anziché perdere tempo a guardare partite di calcio. I numeri sono importanti, ma nella maggior parte dei casi il rapporto causa-effetto viene erroneamente invertito: le statistiche applicate al calcio possono fungere da verifica “sperimentale” ad un dato fenomeno o tendenza, ma non rappresentano un assunto da cui partire. Sono dunque conseguenza, non causa prima.

STATISTICHE TROPPO “BREVI”. Esiste anche il risvolto della medaglia: le statistiche rappresentano “curiosità” utili a riempire pagine d’inchiostro, che altrimenti rimarrebbe inutilizzato. E siccome l’edicolante aspetta implacabile, su quelle pagine bisogna pur scrivere qualcosa. Come ad esempio della perfetta compatibilità tra Dybala e Mandzukic (8 gol in due su 381 minuti giocati insieme) rispetto a quella tra l’argentino e Morata (5 gol in due su 480’). L’assunto è che l’ex attaccante del Palermo è il perno insostituibile della Juventus attuale, dunque attorno a lui ruotano gli altri. Ma la pecca è già nel manico: quale statistica può essere considerata valida se effettuata su un periodo così breve?

ELEMENTARE, WATSON. Lasciamo ai matematici il compito di rispondere, proviamo ad analizzare questi numeri da un altro punto di vista, ossia quello che “dovrebbe” competere al bravo giornalista sportivo. Ipotesi di partenza: nel calcio moderno esiste la differenza tra la fase di possesso e quella di non possesso, e tutta la squadra vi prende parte in base ai ruoli. E’ sin troppo elementare, ma pur sempre veritiero, dire che si difende e si attacca in undici (magari si attacca in dieci, a meno che non si sia al 95’ di una finale di Champions da recuperare…). Ecco perché, in linea con quanto sostenuto fino ad oggi da SpazioJ.it, va detta una cosa fondamentale: la Juventus ha ripreso ad essere una squadra vera da quando ha ritrovato un assetto stabile. Ne consegue che analizzare i reparti come se fossero dei compartimenti stagni è del tutto fuorviante. Volete una data? Quattro ottobre, rientro di Khedira; 18 ottobre, rientro di Marchisio. Poco da fare, tutto ruota sempre attorno al centrocampo.

CERTEZZE DIETRO, RIVOLUZIONE AVANTI. Da quel momento la Juventus ha iniziato a ritrovarsi, almeno per quanto riguarda la tradizionale compattezza che rappresentava uno dei cardini degli anni passati, dunque più semplice da riassestare. Solo 4 gol subiti nelle ultime 7 di campionato, 2 in 5 partite di Champions: ecco che i numeri in questo caso servono a verificare quanto sostenuto poc’anzi. Discorso diverso per la fase offensiva: ma l’attacco è il reparto in cui si è cambiato di più. Via Tevez e Llorente, via Vidal (attaccante aggiunto), via l’uomo che spesso risolveva con i calci da fermo (dobbiamo dirvi chi era?). Dentro Dybala, Mandzukic, Zaza, Cuadrado, Hernanes. Tutto stravolto.

LA CERTEZZA GRANITICA. Mattone su mattone, la squadra sta tornando ad essere tale: quindi difende meglio, e di conseguenza attacca meglio. Fallito l’esperimento trequartista (almeno fin quando non rientrerà Pereyra), preso atto che il tridente senza un attaccante a sinistra è “monco”, Allegri ha giustamente deciso di puntare sulla granitica certezza del 3-5-2, modulo che esalta le caratteristiche sia di Dybala che di Mandzukic per i motivi che tutti conoscono.

QUELLO CHE I NUMERI NON DICONO. E Morata? Impiegato “stabilmente” come esterno alto nel 4-3-3, ha naturalmente segnato poco, pur non facendo mai mancare il suo contributo. Contro il Manchester è entrato a partita in corso, rendendosi due volte pericoloso, ma fino a pochi giorni prima, sfidiamo qualcuno a ricordare un contesto tattico in cui abbia potuto dare sfogo alla sua bravura nell’attaccare lo spazio in verticale. Allegri ha finalmente trovato la tradizionale “quadra”: il 3-5-2 può esaltare Mandzukic ma certo senza deprimere Morata, che potrà finalmente giocare come punta centrale. Non saranno le partite a mancare, ed è normale per una grande squadra avere almeno due prime punte di grande affidamento: creare “casi” ad hoc è tipico della stampa italiana, ed è una gran brutta abitudine. Morata è un grandissimo giocatore: volete che allenatore e dirigenza non lo sappiano, o crediamo veramente di essere tutti più bravi di loro?

RITORNO ALL’INIZIO. Crisi? Rapporti col tecnico incrinati? Numeri non confortanti? Siamo a novembre, la Juve si sta ritrovando, ci sarà bisogno di tutti. Frasi fatte? Anche “si attacca in undici e si difende in undici” lo era. I numeri possono spiegare molto, ma non possono raccontarci della evoluzione tattica “circolare” che ha conosciuto la Juventus in questi mesi: dal 3-5-2 al 3-5-2, con vari esperimenti in mezzo. E tutti i tasselli stanno tornano lentamente a posto, Morata compreso.

Gennaro Acunzo

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