Juve, è la parte finale che fa la differenza: il rebus dell’attacco

Il bicchiere si riempie lentamente, ma è la parte finale che fa la differenza. Se il manto di schiuma si deposita in maniera adeguata, la bevanda si mantiene fredda e il processo di ossidazione viene rallentato. Conviene allora iniziare a bere provando a non intaccare la schiuma bianca, inclinando adeguatamente il calice. Un trattato di degustazione di birra potrebbe essere adeguato a descrivere la fase che sta vivendo la Juventus in campionato.

LA FILASTROCCA-FORMAZIONE. Non è d’altronde un caso se, con gli innesti di Marchisio e Khedira, le cose sono migliorate, e Allegri ha finalmente potuto puntare con decisione su un gruppo di 13-14 giocatori. Al giorno d’oggi la formazione titolare della Juventus è facilmente menzionabile, quasi come le filastrocche del passato che iniziavano per “Zoff-Gentile-Cabrini”: davanti a Buffon, Lichtsteiner (in alternativa Barzagli, visto che Caceres è desaparecido da tempo) Bonucci e Chiellini, con Evra stabilmente a sinistra. Il terzetto a centrocampo è ormai intoccabile (così come la posizione di Hernanes, delegato a riempire un sediolino in panchina): le dolenti note iniziano con il reparto offensivo.

IL TRIDENTE OBBLIGATO. E non perché i giocatori non siano bravi, tutt’altro: ma come già ampiamente discusso in questa sede, il tridente è stato adottato per dare “libero sfogo” a Cuadrado da un lato, mentre comporta il sacrificio di Morata dall’altro. Ne vale la pena? Si è già detto che, viste le ultime prestazioni del colombiano, probabilmente la risposta è “no”. Stesso dicasi per il ruolo di prima punta: in questo contesto tattico, la scelta di Mandzukic (o di Zaza…chi?) diventa quasi obbligata, dato che Dybala sta “studiando” da seconda punta e non ha certo le caratteristiche della boa.

IL ROMBO DIMENTICATO. Alternative? L’allegriano rombo di centrocampo? Hernanes è ai minimi storici, sebbene l’impiego di un trequartista potrebbe avere il duplice beneficio di “restituire” Dybala e Morata ai rispettivi ruoli in cui possono dare il meglio: il rombo, infatti, comporterebbe il sacrificio di Cuadrado, ma consentirebbe anche una salutare alternanza di uomini e moduli. Come se ne esce? Non certo intestardendosi con l’impiego di Morata come esterno a sinistra: la soluzione potrebbe essere il recupero in pianta stabile di Pereyra, da proporre dietro le due punte come l’anno scorso, oppure il ritorno di un Hernanes a livelli accettabili. Sempre che le voci del mercato di gennaio non restino tali, ma si traducano in qualcosa di più concreto.

LE RIVALI CORRONO. La parte finale fa la differenza, dicevamo: guardiamo le principali avversarie della Juventus di quest’anno, ossia Roma e Napoli. Entrambe hanno, oltre ad una solidità globale (a proposito, complimenti a Sarri: non era facile ricostruire sulle macerie di Benitez), una fase offensiva che si basa sugli uomini giusti al posto giusto. Un centravanti forte (Dzeko-Higuain), degli attaccanti esterni collocati nelle migliori posizioni stando alle caratteristiche di ognuno (Salah e Gervinho da un lato, Insigne e Callejon dall’altro). Il loro gioco offensivo poggia su cardini sicuri, non ci sono “snaturamenti”: che possano durare a questi livelli è ancora da dimostrare, ma nei loro schieramenti non ci sono “forzature” tattiche. Vero che la Juventus ha più soluzioni e globalmente più talento (vedremo ora cosa succederà alla Roma con gli infortuni di Salah e Gervinho), ma è incompleta: almeno fino ad ora, i risultati parlano chiaro.

Gennaro Acunzo

Impostazioni privacy