Oltre il danno la beffa? Rugani deve giocare, non andare via

3,5 milioni di euro pagabili in quattro esercizi e contratto con scadenza fissata al 30 giugno 2019. Cominciava cosi l’avventura di Daniele Rugani alla Juventus, prima ancora che il giocatore potesse svestirsi della maglia azzurra dell’Empoli, indossata comunque sino al 30 giugno 2015.

Gran colpo di Marotta ed ottimo rinforzo per Madama, specialmente in ottica futura. Inoltre, alle qualità tecniche e disciplinari del giovane difensore centrale (mai ammonito nonostante non abbia saltato un solo minuto della stagione 2014-2015), vi aggiungiamo le capacità di compiere un’operazione brillante, dove peraltro la concorrenza agguerrita, su tutti di Napoli ed Arsenal, ha destato comunque un minimo di preoccupazione. La soddisfazione di ambiente e tifosi non poteva, a quel punto, che sciorinare applausi a scena aperta. Perlomeno sino ad oggi.

Proprio così, perchè Rugani in maglia bianconera ha collezionato un solo spezzone di gara: contro il Siviglia in Champions League. Poi il nulla, perchè il suo talento è stato rilegato costantemente in panchina dal tecnico Massimiliano Allegri. Scelte tecniche o tattiche, di sicuro rappresentano considerazioni dell’allenatore che bisogna saper rispettare in quanto tali, ma che non sempre sono apparse condivisibili. Il bene della squadra prima di tutto, certo, anche se non tutti i dubbi hanno sin’ora trovato risposta concreta. Solitamente nell’analizzare e risolvere un problema occorrono i dati: in questo caso due interrogativi fanno si che le scelte del timoniere Max non facciano sorridere e, soprattutto, non convincano poi granchè. Il periodo no attraversato da Giorgio Chiellini rappresenta il primo, mentre l’emergenza difesa che ha portato Barzagli a svolgere (egregiamente) il ruolo di terzino destro a causa delle contemporanee assenze di Lichtsteiner e Caceres, il secondo. Ora, a conti fatti, possibile che un posticino, anche saltuario, per uno dal talento cristallino come Rugani non sia stato possibile trovarlo? Eppure nel bel mezzo di questo lasso di tempo la Juventus ha anche giocato partite di campionato contro squadre che, con tutto il rispetto, non imponevano ad ogni costo la presenza dei centrali titolari. Frosinone in primis. Insomma, vedere uno come Rugani, che nasce per diventare una stella e che potrebbe fare già la sua bella figura persino contro avversari ben più blasonati (come peraltro dimostrato ad Empoli la scorsa stagione), seduto in panchina nonostante tutto non convince affatto. E fa male al calcio dei giovani, al coraggio di valorizzarli.

Chiaro, Rugani ha avuto anche la sfortuna di entrare a far parte della Juventus più rivoluzionata degli ultimi quattro anni, con conseguente moria di risultati positivi che ad oggi hanno messo seriamente a repentaglio la possibilità di conquistare il quinto Scudetto consecutivo, nonché cambiato i piani di Marotta. Il dirigente bianconero adesso chiede il raggiungimento del terzo posto come obiettivo minimo. Logico dunque, che in una compagine così claudicante l’inserimento di Rugani nell’undici titolare avrebbe potuto generare giudizi troppo severi, e quindi stringere ulteriormente il cappio attorno al collo del tecnico in virtù delle sue scelte. Anche più di quanto già non lo fosse dopo la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Bene, ma allora dove sta la verità?

Nel mezzo, come spesso accade. Insomma, non far giocare neanche un tempo per intero ad un talento cosi importante per l’intero panorama calcistico italiano è stato quasi un autogol. Credere di più nelle sue potenzialità avrebbe garantito del riposo maggiore a Bonucci oltre che allo stesso Chiellini, ultimamente apparso fuori forma. Le partite in cui farlo, tutto sommato, come già detto c’erano. Gare importanti, specie in virtù dell’andamento lento (a dir poco) della Juve di settembre e ottobre, tuttavia non sempre disputate contro attacchi stellari, anzi. In ultimo, il paradosso dei paradossi riguarda le sirene di mercato. Oggi infatti divampano nuovamente le voci sul futuro del giocatore, che resta sempre un punto fermo negli interessi di Arsenal e Napoli. Gli inglesi, si sa, stravedono nel costruire le loro fondamenta su forze fresche e giovani. Wenger è maestro ma la Juventus non può cedere alle lusinghe dei Gunners. Allo stesso modo, anzi a maggior ragione, i bianconeri non dovrebbero prendere in considerazione la pur buona offerta dei partenopei. 25 milioni infatti non sono poca cosa, ma aver acquistato uno dei giocatori più promettenti del panorama nazionale e chissà, magari in futuro scopriremo anche internazionale, dovrebbe già bastare a chiudere ogni spiraglio di trattativa con quella che ad oggi è divenuta degna avversaria di Madama per la lotta allo Scudetto. Insomma, il pericolo di poter proferire fra qualche mese la frase “oltre il danno la beffa”, appare oggi più che mai concreto.

La soluzione migliore per i bianconeri e Massimiliano Allegri è certamente quella di trattenere Rugani e puntare forte su di lui. Non da subito, non dalla gara contro il Milan. Ma a poco a poco, con un innesto graduale nell’undici titolare. E’ anche bene che le responsabilità del giocatore crescano del resto, in modo tale da poter dare il massimo del suo contributo ogni qualvolta sarà chiamato in causa. Con equilibrio, il credo dello stesso Allegri, che non prevede esaltazioni in caso di prestazioni eccellenti, ma nemmeno bocciature in merito a prestazioni sottotono.

Rocco Crea (@Rocco_Crea)

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