Paratici è una furia: la verità sul caso plusvalenze fa indignare i tifosi della Juve

A qualche anno di distanza dal caso plusvalenze, che ha visto coinvolti la Juventus e i suoi dirigenti dell’epoca, Fabio Paratici, ex dirigente dei bianconeri, è tornato a parlare proprio di questo tema scottante: le sue parole hanno fatto infuriare tutti i tifosi della Juventus.

L’attuale direttore sportivo del Tottenham, si è soffermato sulla condanna ricevuta dalla Juventus e sul patteggiamento, in particolare su un principio contabile, che a detta del dirigente non è mai stato utilizzato né prima né dopo il caso plusvalenze.

Paratici non ci sta: le sue parole sul caso plusvalenza

In una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport, Fabio Paratici, ex dirigente della Juventus e attuale direttore sportivo del Tottenham, ha toccato vari temi, tra cui il caso plusvalenza ai tempi della Juve: il dirigente è tornato a parlare della condanna:

“Fin ad ora nessuno ha mai spiegato che io, la Juventus e le tutte le persone coinvolte siamo stati condannati ma non per la valutazione artificiale o distorta dei calciatori. Siamo stati condannati per un principio contabile, che non è mai stato utilizzato prima e non è mai stato utilizzato dopo il nostro caso”

Paratici, ha poi puntualizzato anche sull’accusa di aver colmato il bilancio con le plusvalenze dei giocatori:

“Questo non è assolutamente vero. Si è parlato tanto di quest’argomento perché è la cosa più popolare. Esistono decine di criteri per cui le valutazioni dei giocatori cambiano: altrimenti non staremmo parlando di occasioni di mercato”.

Paratici, Nedved e Agnelli in campo per una partita di Serie A contro il Milan
Paratici, Nedved e Agnelli in campo per una partita di Serie A

Paratici sul patteggiamento

Fabio Paratici, infine, ha chiarito anche il patteggiamento e la sua formula:

“La richiesta di applicazione della pena è stat una scelta responsabile. Tutta la vicenda è durata ben quattro anni e mezzo, la squalifica in ambito sportivo era già stata scontata, mentre il procedimento penale era soltanto all’udienza preliminare. Per gli anni a venire non avremmo avuto nessuna certezza, quindi logicamente dopo più di quattro anni si è deciso in maniera responsabile di fare questa richiesta di applicazione della pena per chiudere la vicenda”.

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