Detelef Staude ha raccontato i primi passi di Kenan Yildiz svelando piccoli retroscena e il carattere del giovane talento. Di seguito riportate le sue parole
Yildiz è sempre più al centro del progetto della Juventus sia per il presente, ma soprattutto per il futuro. Un vero e proprio leader della Vecchia Signora che sta dimostrando tutto il suo valore, specialmente nella scorsa competizione del Mondiale per Club.
Ma come è arrivato ad essere il numero dieci della Juventus? Tutto ha avuto inizio grazie a Detlef Staude che era il direttore del settore giovanile del SV Sallern ed allenatore della squadra C. Un giorno, mentre passeggiava, ha visto un giovanissimo Yildiz calciare un ballone contro il muro. Da quel momento ne è rimasto colpito.
Un retroscena curioso è che il giovane gioiello non era iscritto a calcio e non sembrava essere neanche nei suoi pensieri, questo perché frequentava kickboxing.
Le parole di Staude su Yildiz
Ci è voluto tanto lavoro per il direttore Staude per convincere Yildiz a giocare a calcio. Ma l’intuizione non è stata sbagliata, infatti, è diventato sin da subito il più bravo della squadra. Di seguito sono riportate le parole di Detlef Staude rilasciate a Tuttosport.

Staude ha parlato della prima volta che ha visto Yildiz affermando che non era convinto di andare da loro.
“Ho dovuto convincerlo. Sono stato io a scoprire Yildiz? Penso di sì. Guidavo il settore dedicato ai talenti del club ed avevo una mia formazione. Ogni tanto andavo a prendere qualche mio giocatore. Kenan viveva in un vicolo strettissimo di Ratisbona, vicino al Danubio. Lì l’ho visto, calciava il pallone contro al muro ma lo faceva in un modo…aveva padroneggiato la tecnica del tiro, aveva potenza piena”
Continua l’intervista affermando che Yildiz non voleva giocare a calcio.
“L’ho rivisto ancora nello stesso posto qualche settimana dopo e ho provato ancora a convincerlo. Alla fine però è stato lui a venire da me dicendomi che ci aveva ripensato e che avrebbe voluto provare con il pallone“.
Afferma che Yildiz si distingueva per la sua perseveranza e la sua insolita ambizione. Era anche determinato.
“Poi c’erano e ci sono doti tecniche. La grande velocità era già evidente. Voleva sempre migliorare. Dopo un allenamento di sola palla restava al campo per fare due o tre giri di corsa del campo grande. Yildiz voleva fare il massimo ovunque, per esempio sapeva capire se fosse meglio un dribbling o un tiro e guardava sempre come fossero posizionati i compagni”.
Staude ha anche parlato dei primi movimenti sul mercato con le big.
“Giocava in una categoria superiore, con i più grandi. Erano iniziati prestissimo i provini, verso la fine della prima stagione. Prima il Norimberga, poi ISSV Jahn e il Bayern. Lui aveva scelto Ragensburg, ma poi il passaggio a Monaco è stato inevitabile, lì è cresciuto molto come uomo e come calciatore”.
Sulla Juventus ha affermato che è un top club.
“Non deve per forza andare via e non deve farlo per un ingaggio migliore. Deve farsi domande specifiche: l’ambiente è quello giusto? L’allenamento, la squadra e lo staff sono perfetti? Si trova a suo agio?”.
Conclude l’intervista affermando che la cosa bella del calcio è che è uno sport di squadra e un calciatore può ottenere risultati solo con il gruppo. Secondo Staude, però, Kenan è in grado di vincere il Pallone d’Oro.