In casa Juve è il giorno di Igor Tudor: il tecnico croato si presenta come nuovo allenatore dei bianconeri. Le sue prime parole
Il giorno tanto atteso è arrivato. Igor Tudor si presenta come nuovo tecnico della Juventus. Il croato ha sostituito Thiago Motta esonerato pochi giorni fa ed ha firmato un contratto fino a giugno. Ha già disputato i primi allenamenti alla Continassa. Oggi si presenta alla stampa, ecco le sue parole.
GIUNTOLI – «Volevo cominciare questa conferenza nel ringraziare Thiago Motta per l’impegno profuso, volevo fare chiarezza del rapporto mio e con Thiago: rimarrà un grande rapporto di stima, rispetto e confronto quotidiano. Credo fortemente che possa fare l’allenatore ad alti livelli e gli auguro tutto il bene.
Sulle mie parole nel post gara a Firenze: durante quella settimana di nazionali abbiamo ragionato a mente freddo, analizzando le ultime gare che non solo per le sconfitte ma anche per come sono avvenute, ci avevano destato grande preoccupazione. Abbiamo deciso di dare una sterzata perché pensiamo sia importante per la squadra e per la Juventus.

Le nostre scelte sono andate subito su Igor non solo per il suo passato alla Juventus come calciatore e vice-allenatore, che comunque lo farà già inserire nel contesto, ma anche per le sue qualità tecniche, umane e morali. Rimarrà con noi fino alla fine della stagione, compresa il Mondiale per club.
Poi ci siederemo intorno ad un tavolo e decideremo insieme pensiamo possa avere qualità importanti per portare avanti il nostro progetto. Questa squadra nel prossimo futuro può dare grandi soddisfazione, siamo veramente fiduciosi per il futuro data la giovane età, l’esperienza di quest’anno, questo ci potrà garantire sin da subito una maggiore competitività».
Inizia a parlare Tudor
INIZIO – «Ringrazio il direttore, tutto il club per questa opportunità di allenare questo grande club. Darò tutto, voglio fare un lavoro giusto, ci sono le emozioni chiaramente perché è un club che tutti vorrebbe allenare, c’è la voglia di lavorare, di fare bene, di riuscire a raggiungere un obiettivo che sappiamo tutti qual è. Penso che abbiamo giocatori forti, conosciamo il momento, ho avuto poco tempo di lavorare, ieri sono arrivati tutti, ma no noi sono scuse. Nella mia vita non ho mai cercato scuse ma sfide, cercavo e cerco dei giocatori responsabili, partiamo da questo».
VLAHOVIC – «Dusan è un giocatore fortissimo, io sono felice di allenarlo, già in passato ho fatto qualche dichiarazioni su di lui. Non sono parole, ma fatti: è un giocatore che ha tutte le doti per essere un calciatore di prima classe. Sa segnare, è forte, è intelligente, un trascinatore, viene da un movimento così. Ha voglia di ripartire. C’è anche Kolo, possono giocare insieme, alternarli, si può fare tutto. L’importante è avere giocatori forti altrimenti un giocatore non può fare niente. Ho trovato una rosa forte e giovani, questo è stimolante. Quando c’è gioventù è una cosa bella».
KOOPMEINERS E YILDIZ – «Quando un giocatore è forte è facile trovare il ruolo, ho visto tutti molto dispiaciuti perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro e la sentono. Al tempo stesso ho visto gente vogliosa e motivati per ripartire. Koop e Yildiz sono giocatori con caratteristiche rare e che possono e devono segnare, sono quelli i giocatori che fanno la differenza. Io proverò a trovare le posizioni giusti dove possono rendere di più. I giocatori si devono sentire a loro agio giocando dove possono dare e rendere di più».

ASPETTO DA SISTEMARE – «Mi considero un allenatore, nella mia carriera ho iniziato abbastanza presto per problemi di infortuni, sono già 13-15 anni che alleno, ho vissuto abbastanza all’estero, ho girato molto, a volte posso essere un po’ particolare perché faccio scelte di cuore. Se sento che è giusto proseguo altrimenti vado a casa, vivo per i momenti come nella vita. Avere 10 anni di contratto o meno non mi cambia, faccio uguale il mio lavoro. Non possiamo controllare né il presente né il futuro quindi dobbiamo vivere il presente, devo parlare con i giocatori».
LEADER – «Ho conosciuto alcuni giocatori solo ieri. Le generazioni sono diverse, la cultura è diversa rispetto a 20-30 anni fa. Prima c’era più personalità ovunque, però va anche detto che si è presa una strada di cambiamento e sono arrivati molti giocatori. Quando succede questo possono esserci dei rallentamenti, anche questo è stato sottovalutato, quando sei alla Juve a nessuno frega niente se sei giovane o vecchio, devi vincere, essere forte, crescere in fretta.
Questa è un lavoro di tutti, io ho sempre detto che la Juventus è quel club che fa le cose giuste scegliendo persone giuste. Spesso in giro non ho visto questo, se si sbaglia persone non si fa bene invece qua c’è sempre stata questa forza. La cultura del lavoro qua l’ho vissuta stando qui 7-8 anni vedendo Del Piero, Zidane… l’umiltà di questa gente: la voglia era clamorosa, si giocava la Champions in settimana, si vinceva, poi si affronta una squadra meno forte in casa in campionato ma nel riscaldamento c’era la stessa voglia».
CAPITANO – «Tutti devono prendere le responsabilità, chiaramente alcuni giocano e alcuni no, ma si tratta di costruire un gruppo. Il capitano sarà Locatelli, poi di altri due-tre nomi ne parleremo nei prossimi giorni. Locatelli è un ragazzo che ha le doti giuste per farlo».
SVOLTA – «Io credo tanto sul lavoro, dobbiamo lavorare su tutto, dare di spensieratezza ma al tempo stesso dare la cattiveria mentale, motivazione e anche dal punto di vista tattico le cose giuste. Non devono essere tante, ma devono esserci, non dobbiamo trascurare niente, bisogna andare forte consapevoli di quello che rappresentiamo».
DIFESA A TRE – «Ho fatto difesa a quattro, a tre, pressing a uomo, a zona…C’è l’importanza, perché c’è chi sminuisce, è tutto importante ma bisogna trovare l’assetto giusto per i giocatori che hai, ma questo non fa la differenza. La fanno altre cose come spirito, voglia di sacrifico. L’allenatore deve trasmettere lo stile».
DIVERSITÀ E KOOP – «Non posso paragonare la mia squadra con quella scorsa, io faccio il mio e vedo in allenamento, sabato dev’essere la conseguenza dell’allenamento. Spero di far vedere già qualcosa subito come lo spirito che non deve mancare, dal punto di vista tattico ci vorranno 2/3 settimane. Koopmeienrs lo sapete tutti, è un giocatore forte con voglia di fare. Il mio compito è di farlo rendere al massimo, sono sicuro che lo farà».

PRIMO PENSIERO – «Non ricordo le parole, ma era una bella cosa, è normale. Ai ragazzi ho detto tante cose, ma è stata una settimana particolare essendoci le Nazionali, non c’erano sempre tutti».
APPARTENENZA – «Quando avevo 20 anni stavo aspettando di fare una terapia, era il mio turno ma ho visto Zidane quindi ho lasciato passare lui, ma mi ha preso e mi ha detto che toccava me e che sarebbe passato dopo. Un’altra volta invece Del Piero mi ha insegnato a piegare la calze visto che le avevo lanciate lì, questo mi ha fatto capire l’umiltà».
NO SCUSE – «Bisogna mettere il casco e pedalare, c’è da preparasi mettendo cattiveria giusta ma senza ansia, senza quella pressione che ti devi mettere addosso che qua sappiamo come funziona».
ALL’ATTACCO – «Non bisogna rinunciare a nulla, bisogna fare tutto, io voglio gente che si diverta altrimenti il calcio va in una direzione sbagliata. Bisogna sempre andare a fare un gol in più, am anche di correre e difendere. Mi piace attaccare con tanti, ma anche non prendere gol. È bello attaccare però quando arriva il contropiede avversario bisogna farsi trovare pronti, così come i cambi. Penso e ribadisco che il calcio deve andare in una direzione che dev’essere sempre più interessante, il mondo è sempre più esigente. Ora vediamo tante partite quindi ci si può annoiare».
TIFOSI E GENOA – «I tifosi sono sempre stati importanti, sono sicuro che sabato ci sarà un bel supporto. Il club si ama anche noi momenti così e lo hanno sempre dimostrato, i ragazzi ci tengono e sono sicuro che faremo una bella gara. Vieira sta facendo bene, il Genoa ha doti e qualità, è una squadra pericolosa con un allenatore capace ed è riuscito a trasmettere le cose giuste alla sua squadra. Rispettiamo tanto l’avversario consapevoli però dei nostri mezzi».
FRANCESI – «Ho sentito Lilian Thuram, abbiamo fatto una chiacchierato e mi ha detto che se fa qualcosa di sbagliato devo dargli subito uno schiaffo (ride, ndr). Thuram è forte, me lo ricordo al Nizza, è umile. Kolo l’ho conosciuto ieri, è fortissimo, l’ho visto in Nazionale contro la Croazia ma ci siamo conosciuti ieri. Cercheremo di utilizzarli nel miglior modo possibile per la squadra».

PRIME IMPRESSIONI – «Non si vince con l’appartenenza, altrimenti portiamo qua il più grande dei tifosi e facciamo allenare lui. Ci sono tante cose da fare, sia motivazioni che spunti tattici, è un lavoro da fare da tutto il club. I giocatori sono sempre protagonisti, è chiaro, sono loro che vanno in campo, ma io per primo devo rendere al massimo verso l’obiettivo. Il calciatore capisce tutto e in fretta com’è fatto un allenatore, noi perdiamo e guadagniamo credibilità»
ESPERIENZA – «Ho preso tanto dagli allenatori, non è mai stata gente scarsa (ride ,ndr). Lippi, Capello, Ancelotti. È stata una scuola di vita, è chiaro che mi hanno costruito, hanno influito tanto nella mia crescita come persona e alleantore»
FATICA GOL DA PIAZZATI – «Non mi va di commentare quello che è successo prima, mi metto a lavorare e vedremo. Spiegare il perché una cosa c’era o non c’era non è nemmeno educato da parte mia, mi piace sfruttare i calci piazzati in difesa e in attacco, si muove la classifica da lì, si guadagnano punti, è una parte che diventa sempre più importante nel calcio di oggi»
LIPPI – «È una persona e allenatore che mi ha portato alla Juventus, quando penso a lui penso alla Juventus per modi di fare, di allenare, di comunicare, la gestione dello spogliatoio. Voglio tanto bene a Marcello».