L’EDITORIALE – De Ligt, capolinea Juve, storia di un amore mai realmente sbocciato

Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell’amore? A chiederselo fu la marchesa Émilie du Châtelet, considerata uno dei più grandi ingegni del XVIII secolo. Ma non abbastanza da rispondere a questo particolare quesito.

Dopo diversi secoli la risposta che molti potranno dare è “no”. Non c’è niente più illusorio dell’amore.

Anche nel calcio, da sempre comandato dal sentimento comune della fede, il tifoso comune si innamora spesso non solo della maglia, ma anche di chi la indossa. Non vi è errore più grande.

Quando De Ligt sbarcò a Torino – dopo aver eliminato la prima Juventus di Cristiano Ronaldo dalla Champions League – lo fece con la nomea del predestinato.

PER AVERE I MIGLIORI BISOGNA ESSERE I MIGLIORI

“La Juventus si è assicurata il miglior difensore centrale per i prossimi dieci anni”, osava dire qualcuno. Che poi non aveva tutti i torti. Perché possa piacere o meno il giovane olandese ha tutte le caratteristiche fisiche e tecniche per diventare il migliore nel suo ruolo.

Ma per avere i migliori bisogna essere i migliori. De Ligt, dopo due stagioni abbastanza deludenti di Madame, non ritiene il progetto Juventus all’altezza delle sue aspettative. E come biasimarlo, direbbe sempre qualcuno.

Un professionista vuole ambire sempre al meglio e, forse, quel meglio i bianconeri al momento non possono garantirglielo.

Matthijs De Ligt Juventus

LA VITTORIA COME ARMA PER RESTARE

Quel qualcuno avrebbe davvero voluto vederlo a Torino per il resto della sua carriera, ma agli speranzosi, ai sentimentalisti, ai romantici, il consiglio comune è quello di evitare ulteriori illusioni.

La Juventus deve e vuole tornare grande anche per questo: per far sì che gente come De Ligt abbia l’ambizione finale e primaria di giocare per la maglia della Vecchia Signora e di farlo per il più a lungo possibile.

Non quella di utilizzarla come trampolino di lancio per arrivare a lidi più prestigiosi o di sbarcare a Torino a fine carriera per svernare in un campionato attualmente mediocre quale è la Serie A.

L’operazione di convincimento di un giocatore non dovrebbe esistere per un club glorioso come quello della Juventus, perché l’unico modo per persuadere un giocatore – oltre a riempire il suo conto in banca – è quello di offrirgli quella garanzia a cui ogni professionista vuole ambire: la vittoria.

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