Lippi: “Facemmo quattro finali, tre consecutive. La svolta dopo il Real, grande rapporto con Vialli”

Il 22 maggio 1996 la Juventus vince la sua ultima Champions battendo l’Ajax ai calci di rigore. Marcello Lippi, l’allenatore che riuscì a portare i bianconeri sul tetto d’Europa, ha raccontato quella notte in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Di Seguito le sue dichiarazioni:

Il primo pensiero dopo i rigori?La consapevolezza che fosse un trionfo eccezionale. La Juve è abituata a vincere, ma fino a quel momento aveva alzato una sola volta la Coppa dei Campioni e in una notte tragica

La Champions fu figlia dell’inatteso scudetto dell’anno prima. Come nacque quella squadra?Dai primi allenamenti: erano blandi, a ritmi bassi. Riportai la massima aggressività, organizzai tantissime esercitazioni “perdo palla, attacco palla”, cosa che adesso fanno tutti. Furono determinanti le caratteristiche degli attaccanti che secondo me determinano il modo di giocare di una squadra. Vialli, Ravanelli e Del Piero avevano grande forza oltre che classe

Girone vinto contro Borussia, Steaua e Rangers Glasgow, nei quarti ecco il Real Madrid. Fu il momento chiave? Sì. Il girone lo dominammo: Del Piero realizzò una serie di gol stupendi, a giro. Quell’anno la nostra testa era focalizzata sulla Champions. Al Bernabeu perdemmo 1-0, al ritorno Del Piero e Padovano la ribaltarono. In semifinale con il Nantes si sbloccò anche Vialli, che però non soffriva per la mancanza di gol. Tra me e Luca c’era un rapporto speciale. Quando avevo bisogno di mandare un messaggio al gruppo chiamavo lui e gli dicevo: “Oggi durante l’allenamento ti rimprovero”. E i compagni recepivano

Finale con l’Ajax: la Juve domina ma spreca tanto. Hai mai pensato che fosse stregata?No. Al 120′ ero sereno e nel tempo ho avuto la conferma che lo sviluppo della partita incide sui penalty. Ricordo la bellezza e la fierezza di quegli sguardi prima dei rigori con l’Ajax: una bellissima sensazione. C’è una correlazione importante tra stato d’animo e percentuale di realizzazione

Primi rigoristi Ferrara e Pessotto. Perché?Perché i primi tre possono indirizzare il risultato. E allora mandai sul dischetto due ragazzi saggi, che sapevano controllare le emozioni. E segnarono, come fecero dopo Padovan e Jugovic. Il quinto rigore spettava a Del Piero ma non fu necessario perché Peruzzi ne aveva parati due. Jugovic entrò al posto di Conte. Non fu mai difficile fare una formazione alla Juve: tutte quelle vittorie sono possibili solo se i giocatori sono bravi e intelligenti

Nonostante altre cinque finali, la Juve non ha più vinto. Maledizione?Non lo so, con me il bilancio è di quattro finali di cui tre consecutive. Era una Champions diversa, ma se arrivi in fondo per tre anni di fila significa che stai dominando il calcio europeo. E andavamo in finale vincendo sempre il campionato, tranne nel 1996. È difficile portare avanti le due competizioni

I cicli finiscono, cosa può servire alla Juventus per ritrovare la competitività?Dico solo che non si può vincere sempre e che la cosa più importante è rinnovare mantenendo alto il livello di competitività. Così il tifoso può sempre sognare di vincere e se poi non arriva il successo… beh, pazienza. Lo sport è questo“.

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