A Udine da salvare solo i tre punti, ma la Juventus sembra in balia di se stessa

Brutta, svogliata, a tratti impresentabile. La Juventus vista ieri per gran parte della gara è l’immagine più lampante di una stagione dai tratti orrorifici. E passino le riflessioni per colei che per nove anni ha dominato in toto il calcio italiano. Errare è umano, soprattutto se a farlo è una società che ha rifondato una squadra e l’ha resa di nuovo grande partendo da zero. Questo editoriale, infatti, non è volto a disprezzare, né denigrare il grandissimo lavoro fatto da tutti in questi splendidi anni, ma vuole essere una riflessione che qualsiasi coscienzioso deve fare guardando giocare la Juventus di adesso.

Non si può sempre vincere, e questo è chiaro a tutti. L’Inter quest’anno è stata superiore sotto tutti i punti di vista e ha meritatamente portato a casa ciò che da quasi un decennio è stato cucito sullo stesso petto. Ma quello che più preoccupa è la modalità in cui tutto ciò è arrivato. L’ex condottiero bianconero Antonio Conte ha passeggiato sul corpo di una squadra palesemente in difficoltà e lo ha fatto con la schiacciante superiorità di chi ha sempre avuto le redini in mano dall’inizio alla fine.

Le certezze costruite in questi anni paiono essersi sgretolate nel nulla e la Vecchia Signora sembra per la prima volta da tanto tempo essere in difficoltà, faticando anche a capire i motivi di tale crollo mentale e fisico.

Preoccupa la mentalità

Nella gara di ieri sarebbero dovute bastare solamente le differenti motivazioni per surclassare l’avversario sotto tutti i punti di vista. Invece, verso il 70’ si è toccato probabilmente il punto più basso che si potesse toccare. Mancanza di idee, zero verticalizzazioni, errori banali e squadra completamente in balia di sé stessa. La mera rappresentazione di questa Juventus può ritrarsi in queste semplici preoccupanti parole.

L’1-2, deciso dall’uomo paradossalmente più contestato dall’ambiente, non può e non deve fuorviare gli enormi particolari che hanno evidenziato le difficoltà dei bianconeri. A partire dall’allenatore, che evidentemente non riesce a trasmettere alcun tipo di motivazione e verve alla rosa. Passando per i giocatori, le cui motivazioni dovrebbero venire da sé, ma parsi invece nuovamente più spaesati che mai. Arrivando, infine, alla società, che probabilmente ha dato per scontato che questa rosa non avesse bisogno di ritocchi nemmeno durante il mercato di riparazione. Le certezze createsi nei cinque anni della gestione Allegri sono andate via via scomparendo, e il fatto che si vociferi sempre più insistentemente di un suo ritorno raffigura due anni di errata programmazione.

Tre punti da cui ripartire

La vittoria di ieri ha forse ridato linfa e certezze ad una Juventus irriconoscibile, ombra lontana di ciò che fu. Ma il modo con cui essa è arrivata deve comunque portare ad accurate riflessioni. Il motto che da sempre ha accompagnato la mentalità bianconera ha avuto ragione su tutto ciò che di brutto è stato visto nel corso dei 90 minuti, ma basterà per il raggiungimento dell’obiettivo finale?

Cristiano Ronaldo, volente o nolente, con 27 gol in campionato sta nuovamente trascinando i suoi compagni, pur con uno spirito che ultimamente pare tutto tranne che battagliero. Che l’amor proprio e la fama di vittoria personale spesso coincidano anche con quelle di squadra è innegabile, ma questo non può bastare sempre. Il focus sul quarto posto e la storia recente bianconera, soprattutto dopo questa vittoria quasi insperata, devono far sì che le ultime quattro partite vengano giocate in maniera completamente diversa rispetto alle precedenti. Dare per scontato un posto in Champions sarebbe un errore che potrebbe risultare fatale, perché il calcio non è una scienza esatta. In questo senso, la prossima delicatissima sfida contro il Milan può dare risposte a tutti i dubbi che i tifosi si portano dietro ormai da mesi.

Michele Lettieri

'); }); return; }, add : function(_this){ var _that = jQuery(_this); if (_that.find('p.cpwp-excerpt-text').height()