Milan-Juventus questa sera non sarà mai una partita normale per Nicola Legrottaglie, uno dei tanti doppi ex delle due squadre. L’ex difensore ha militato per ben 7 anni nell’ambiente bianconero nelle stagioni post-calciopoli, per poi approdare nei rossoneri nel gennaio 2011 e vincere uno Scudetto. Il nostro Michele De Blasis ha raggiunto telefonicamente Nicola Legrottaglie per parlare del big match di questa sera che si disputerà a San Siro.
Prima Alex Sandro, poi Cuadrado: la Juventus può farsi influenzare psicologicamente da queste assenze e dalle incognite legate al Covid-19?
“Entrambi i giocatori che la Juventus ha perso sono due pedine fondamentali perché danno l’equilibrio che sta cercando di dare Pirlo alla squadra. Andrea (Pirlo, ndr) senza dubbio non sarà contento, perché ora sarà dura contenere le galoppate di Theo Hernandez e lo stesso poteva essere messo in difficoltà in fase difensiva da Cuadrado. A questo punto credo che Chiesa sarà molto importante, come lo è stato domenica contro l’Udinese”.
Come giudichi la stagione di Andrea Pirlo finora?
“E’ chiaro ciò che Pirlo vuole dare alla squadra, ma è normale che al primo anno da allenatore possa anche sbagliare. Nel momento della scelta, la società ha certamente messo in preventivo che ci possano essere anche dei ritardi. Pirlo ha bisogno di lavorare tranquillamente, senza troppe pressioni e deve maturare. Come molti allenatori nuovi, anche lui vuole portare nuovi concetti, innovazioni anche grazie a tanto studio con strumenti tecnologici che c’è dietro. Io posso dargli un consiglio: che continui sulla sua strada, con le sue idee senza farsi prendere troppo dall’ambiente intorno. D’altro canto, giocando nel modo in cui vuole lui bisogna sbagliare il meno possibile e anche se non è di certo semplice”.
Questa Juventus sembra che possa vincere contro tutti, pareggiare contro tutti e perdere contro tutti. Ha anche lei questa sensazione? A cosa è dovuto?
“La Juventus di quest’anno ha avuto solo un problema: la continuità. Ha perso troppi punti per strada contro le piccole squadre un po’ perché all’inizio c’era tanto da provare, un po’ perché alcuni giocatori non sempre sono stati utilizzati nel modo giusto: nel frattempo che si trova equilibrio, è normale perdere alcuni punti. Però la partita di Barcellona è stata chiara, quella è la vera Juventus con quegli interpreti messi nel modo giusto al momento giusto. Quella squadra può anche fare 15 vittorie di fila”.
Uno dei giocatori fondamentali per questa Juventus è Federico Chiesa, si aspettava potesse avere un impatto del genere? E’ il giocatore su cui la Juve deve fare affidamento per il futuro?
“Assolutamente si. Chiesa è uno dei giocatori più promettenti d’Italia e d’Europa, così come lo è Kulusevski: con loro due la Juventus starà bene per almeno 10 anni. Ovviamente sono due giocatori giovani, quindi non possono essere ancora due trascinatori ma messi in un contesto come quello bianconero possono fare solo che bene. Analizzando Chiesa, devo dire che può trovare continuità solamente in una certa zona di campo affidandogli compiti ben specifici dove lui si può esprimere al meglio. Io lo farei giocare ancor più vicino la porta”.
Questione Dybala: le incongruenze tattiche e le difficoltà per il rinnovo possono far pensare che la strada con la Juventus potrebbe separarsi in estate? Per lei bisogna puntare ancora su di lui?
“Dybala è un talento indiscutibile, fortissimo. Ciò che mi è sempre piaciuto di lui è la capacità di fare sempre la scelta giusta in una parte corta del campo, soprattutto negli ultimi metri. Dev’essere sempre messo a proprio agio, sia in campo che fuori, per rendere al meglio e quando viene messo in discussione perde di autostima. Tante volte Dybala è stato decisivo nelle vittorie della Juventus e sono sicuro che lo sarà anche quest’anno. In questa stagione, tra infortuni e cose varie, non ha mai reso al massimo e sarà decisivo. Per me deve giocare tra le linee, dove ha possibilità di potersi girare e puntare per servire gli assist ai compagni. Deve insistere sulle sue capacità, magari anche avvicinandosi anche di più alla porta dove può essere ancor più devastante”.
Che partita si aspetta questa sera? Sarà importante o decisiva per entrambe le squadre?
“E’ difficile dire che sarà decisiva, ma quasi. Se il Milan battesse la Juventus, il distacco per i bianconeri sarebbe davvero molto ampio e quasi irraggiungibile. Mi aspetto una partita apertissima, con entrambe le squadre che avranno voglia di proporre il proprio calcio ed allo stesso tempo la differenza la farà l’attenzione nelle transizioni. La Juventus dovrà stare un po’ più attenta in fase difensiva perché concedere tanto campo al Milan può essere pericoloso. D’altro canto, anche il Milan dovrà essere molto attento tra le linee e dovrà essere molto corto nei riparti per non concedere quelle situazioni in cui la Juventus sa essere devastante.
Qual è il segreto del Milan?
“Non fai dei risultati del genere se non hai una squadra forte. Il Milan certamente è qualcosa in più di un buon gruppo, a partire dai giocatori che qualche mese fa erano considerati un po’ troppo sottovalutati, senza troppo appeal mentre ora fanno la differenza. La forza del Milan è nel motore della squadra, quei 4/5 giocatori che altre squadre non hanno ed alla lunga fanno la differenza. Si è visto in molte partite che, tolto Ibrahimovic che fa ancora la differenza, Rebic, Leao, Theo Hernandez e Kessie sono il cuore dei rossoneri. Oltre alle ottime idee di Pioli con schemi e compiti ben precisi, c’è da dire che il gruppo è molto molto forte. C’è anche da sottolineare il lavoro fatto a priori con la scelta di determinati giocatori con gamba, che hanno grande capacità di corsa e bravi tecnicamente”.
Mi dica un giocatore di entrambe le squadre che vorrebbe allenare e perchè.
“Da difensore, ti dico De Ligt. L’olandese ha un potere enorme, ha ancora ampi margini di miglioramento ed allenarlo sarebbe molto stimolante perché può diventare il top in Europa nel giro di pochissimo tempo. Nel Milan è facile dire Theo Hernandez perchè ha una potenza fisica fuori dal comune, vederlo crescere dal vivo sarebbe straordinario”.
Ricordi ed aneddoti per entrambe le squadre.
“La Juventus è stata la mia vita. Ci sono stato 7 anni, conosco benissimo l’ambiente e so cosa vuol dire essere juventino. Quei 6 mesi al Milan, però, sono stati incredibili perché mi hanno accolto benissimo e mi hanno sempre fatto sentire a casa. Ho giocato poco purtroppo, ma mi sono goduto appieno lo Scudetto vinto dopo i 7 anni in bianconero. Mi dispiace troppo aver terminato la mia avventura rossonera dopo 30′ in quel Milan-Lazio, ho anche una cicatrice al midollo spinale: ho un segno del Milan addosso sul corpo, scoperto 5 anni dopo quell’incidente”.