Juventus Women: un 2020 da sogno, ma il meglio deve ancora venire

Avevamo iniziato il 2020 al Nereo Rocco di Trieste: un palcoscenico nuovo ed importante per la Serie A femminile. Con una vittoria netta ai danni del Tavagnacco: cinque le reti messe a segno dalle bianconere. Girelli ha aperto le marcature, Cernoia le ha chiuse, in mezzo Martina Rosucci e Maria Alves. Esordio da sogno per il neoacquisto Annahita Zamanian che ai suoi primi minuti in bianconero va a segno grazie ad un assist al bacio di Barbara Bonansea.

Eravamo passati per lo stadio Carlo Castellani di Empoli, con le tribune colme di bambine che potevano ammirare le loro beniamine giocare in un campo importante. Con il ritorno in campo da titolare di Cecilia Salvai dopo il brutto infortunio e le reti della solita Cristiana Girelli. Con Valentina Cernoia che ha chiuso i conti e con quell’esultanza con il cuore volto ai suoi affetti. Quando ancora gli affetti potevano stare in tribuna e quando gli spalti potevano riempirsi di gente che univa le voci per incitare le proprie beniamine. 

Poi c’è stata la prima partita casalinga del 2020: un clima quasi primaverile per essere il 25 gennaio, l’avversario è il Sassuolo. Il pubblico sugli spalti che canta: “Forza Juve, vinci dai, lotta e non mollare mai”, perché in fondo “fino alla fine” è più di un semplice motto. Con le bandiere spiegate e i tamburi pronti ad essere percossi per novanta minuti, per essere la spinta in più delle ragazze. Con il tredicesimo gol in campionato di Cristiana Girelli che apre le marcature ed esulta felice guardando il pubblico. Nonostante il vantaggio il dodicesimo uomo in campo: i tifosi, continua ad intonare: “e forza Juve facci un gol”. Infatti il raddoppio della Vecchia Signora non tarda ad arrivare con Sofie Pedersen di testa. 

Dopo tre vittorie in tre partite si arriva allo stadio Santa Lucia di San Gimignano, un vero e proprio fortino, per le padrone di casa della Florentia, che anche in questa partita si conferma tale. Arriva l’unico pareggio del 2020 della Juventus Women, nonostante molte occasioni create il portiere della squadra di casa Katja Schroffenegger si rivela insuperabile, termina a reti inviolate il match. 

Siamo passati per l’andata dei quarti di Coppa Italia con la tripletta di Andrea Staskova ai danni dell’Empoli. La giocatrice si è rivelata l’unica ad andare a segno in tutte le competizioni della Juventus. Andata senza ritorno però: l’arrivo della pandemia ha fermato la competizione, senza rendere possibile alle bianconere di andare oltre i quarti di finale. In semifinale avrebbero affrontato la Florentia San Gimignano.

Si è giocato il primo derby d’Italia della storia del calcio femminile, proprio al campo Ale&Ricky di Vinovo, davanti al pubblico delle grandi occasioni. Sono serviti 40 minuti alle bianconere per segnare il primo gol con Barbara Bonansea, torinese di nascita e dal cuore bianconero, scrive la storia con la prima rete nel derby d’Italia. La seconda rete porta la firma di Valentina Cernoia e del suo solito mancino e giro. Regina Baresi poi con un colpo di testa accorcia le distanze. Però ci pensa Cristiana Girelli con una doppietta e Linda Sembrant a chiudere il match. Girelli ancora da record: 15 reti messe a segno in 15 partite giocate.

Siamo arrivati a Verona in trasferta, proprio nello stadio di Verona nella stagione precedente le bianconere avevano vinto lo Scudetto. Con il primo gol in Italia di Tujia Hyyrynen e le firme di Cristiana Girelli, Sofie Pedersen e Andrea Staskova. Era il 22 febbraio 2020 e nessuno si sarebbe mai aspettato di concludere il campionato quel giorno. È arrivata la pandemia, il Covid-19 è entrato nelle case di tutti quanti e non ha permesso alla Serie A femminile di continuare. Inizialmente è stata sospesa e poi definitivamente fermata, dalle prime decisioni il titolo non era stato assegnato, anche se la Juventus aveva nove punti di vantaggio sulla Fiorentina. Successivamente il titolo è stato assegnato alle bianconere che si sono confermate campionesse d’Italia per la terza stagione consecutiva. 

Da Verona a Verona e inizia la stagione 2020/2021, stagione nuova ma il vizio della vittoria Verona le bianconere non lo hanno perso. Curiosità: nella prima giornata della scorsa stagione erano andate a segno Cristiana Girelli ed Arianna Caruso, in questa stagione le marcatrici della prima giornata si confermano ancora la numero 10 e la numero 21.

Sono arrivate poi le vittorie contro Empoli e San Marino, ma successivamente le bianconere sono state messe davanti ad una sfida importante: quella contro il Milan. Questa volta si scrive la storia e il Milan sceglie di accendere i riflettori alla Scala del calcio. Il match tra Juventus Women e Milan si gioca a San Siro, anche se a causa della pandemia non ci sono potuti essere i tifosi delle grandi occasioni, non c’è stata la cornice di pubblico che ogni giocatrice ha sempre sognato. Una sfida importantissima a cui ancora una volta le ragazze di coach Guarino rispondono portando a casa i tre punti. La rete porta ancora la firma di Cristiana Girelli, su calcio di rigore conquistato da Valentina Cernoia. Come tutte le prime volte è emozionante sentire lo speaker di San Siro urlare: “con il numero 10 ha segnato Cristiana Girelli”, ma è emozionante anche soffermarsi sugli sguardi delle protagoniste. 

Prosegue il cammino in campionato delle bianconere e arrivano soltanto vittorie ai danni di: Fiorentina, Pink Bari, Sassuolo, Florentia e Napoli.

Poi però, si è scritta la storia e dopo 626 giorni la Juventus Women torna a calpestare il prato più importante: quello dell’Allianz Stadium. Si gioca la Women’s Champions League e l’avversaria è il Lione, campione d’Europa in carica. Una partita che non ha bisogno di presentazioni, l’emozione di vedere le undici bianconere combattere fino alla fine e sfiorare l’impresa è indescrivibile. Lo Stadium vuoto, le voci delle protagoniste che rimbombano, le loro urla in occasione dei gol segnati. La voglia di dimostrare di essere all’altezza, di essere cresciute emerge dai primi minuti: la Juventus Women si porta in vantaggio sulle campionesse d’Europa con un cross perfetto di Barbara Bonansea e un colpo di testa meraviglioso di Lina Hurtig. Il Lione agguanta il pareggio con Renard su rigore, ma è la Juventus ad andare negli spogliatoi in vantaggio con un’autorete delle francesi. Soltanto sfiorata l’impresa perché nei minuti finali le francesi ribaltano il risultato e escono vincenti per 2-3 dallo Stadium. Il ritorno si gioca al Groupama Stadium di Lione, altro prato prestigioso calpestato dalle bianconere, non conta il risultato ma le Women vengono eliminate dalla Champions League per merito delle campionesse d’Europa.

In un anno particolare, segnato dalla pandemia, restano comunque dei grandissimi ricordi: resterà la giornata al Nereo Rocco, gli innumerevoli autografi e le fotografie che le bianconere hanno scattato dopo ogni partita, resterà il libro di Barbara Bonansea in cui si è mostrata donna prima che atleta. Resterà l’addio alla Vecchia Signora di Michela Franco dopo tre stagioni. Resterà la grinta di Arianna Caruso, leonessa del centrocampo bianconero, resterà lo sguardo di Martina Rosucci al momento del suo esordio in campo all’Allianz Stadium. Lo sguardo di chi stava veramente realizzando il sogno di una vita ed era pronta a dare tutto. Resteranno le parate di Laura Giuliani e Doris Bacic, le cavalcate sulla fascia di Tujia Hyyrynen, le urla del capitano Sara Gama per risistemare le compagne. Resteranno le dirette su Instagram di Cristiana Girelli e Martina Rosucci per incoraggiare gli italiani cantando dai loro balconi in piena pandemia. Rimarranno i cross di Lisa Boattin e i suoi salti in braccio alle compagne dopo le reti messe a segno, rimarrà l’esultanza di Aurora Galli a cercare gli occhi delle persone a lei care. Una stagione particolare, quasi due, ma non spengono l’entusiasmo delle ragazze di Rita Guarino, non placheranno l’amore dei tifosi che spesso si sono presentati fuori dai cancelli di Vinovo a sostenere le loro beniamine. 

Ora spazio al nuovo anno, con nuove partite, nuove sfide, nuove lotte e con l’augurio di poter vincere e sognare ancora. Perché “Fino alla fine” è molto più di un semplice motto.

Miriana Cardinale

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