Barcellona malato o Juventus straripante? I dubbi e le sicurezze di Madama dopo la vittoria del Camp Nou

Inaspettata, ma neanche troppo. La dilagante vittoria di ieri sera al Camp Nou ha esternato una volta per tutte le peculiarità di una squadra che non muore mai. Fino alla fine. Mai motto fu meglio coniato dall’immenso avvocato Agnelli. Ma come giudicare questa Juventus? Il salto dai primi 80′ del derby alla prestazione di Barcellona è troppo grande, forse, per essere vero.

Questione di atteggiamento? È questo il vero problema della Juventus?

La partita di ieri può aver dato ai più questa risposta. Fuorviante? Solo il campo lo dirà. Di fronte probabilmente i bianconeri avevano una squadra “malata”, svogliata, negligente. Ma attenzione a sottovalutare Madama. Forse la verità sta nel mezzo. La serenità di Pirlo, un mantra da calciatore e ora da allenatore, lascia intendere che le redini siano ben salde e le idee ben chiare in testa. E noi, da osservanti e amanti del bel calcio, non possiamo far altro che fidarci, come quando giostrava in mezzo al campo con il pallone tra i piedi e disegnava traiettorie inimmaginabili per noi umani.

La gara di domenica contro il Genoa può fare da cavia. Può scatenare i più critici in caso di risultato negativo o nobilitare i più ottimisti in caso di vittoria lampante. Niente di più sbagliato. Se mai, Pirlo deve capire i reali motivi per cui la sua squadra si è espressa in due modi completamente agli antipodi in così pochi giorni di distanza. L’ennesima vittoria in rimonta contro il Torino può aver dato ai bianconeri quella fiducia in sé stessi che credevano di aver perso. Un amarcord, nemmeno troppo distante, della rimonta della Juventus di Allegri, all’ultima chiamata per evitare una stagione che fino a quel momento era totalmente disastrosa. Un gol, di Cuadrado, che diede il via ad una fantastica rimonta culminata con la finale di Champions.

Occorre pazienza

Nel calcio sono spesso gli episodi a fare la differenza. A portarti dall’inferno al paradiso in un istante e viceversa. Ma ciò che ancor di più fa la differenza è come si reagisce a questi episodi. Beh, questa Juventus ci ha abituato bene, forse fin troppo. Chi critica spesso dimentica che i cicli non sono eterni. Dimentica una società che negli ultimi nove anni ha monopolizzato il calcio italiano, rendendolo una lotta per il secondo posto, perché al primo c’era la Vecchia Signora, troppo più forte rispetto alle altre. Chi critica senza cognizione di causa non capisce che un ringiovanimento era da attuare in una squadra logora di fatiche e successi, le cui motivazioni non possono fisiologicamente essere quelle di qualche anno fa. Si chiedevano forze fresche, si chiedeva aria nuova: questa è arrivata. I vari Kulusevski, Chiesa, McKennie, Arthur, servivano per dare una nuova linfa alla squadra. Un pit-stop era d’obbligo per non arrivare a fine gara senza carburante.

La scommessa Pirlo sta dando i suoi frutti a metà, complice la già risaputa inesperienza. Parola che contraddistinguerà la Juventus di quest’anno, ma che deve essere di pari passo con un altro concetto fondamentale: la pazienza. Senza di essa i tifosi che oggi acclamano Pirlo come il salvatore della patria, inveiranno contro di lui alla prima prestazione scialba. È il gioco delle parti. È sempre stato così. Lo fu con Allegri, tanto criticato per un gioco poco spumeggiante. Lo fu con Sarri che il bel gioco non riuscì a portarlo. Lo è e lo sarà anche con Pirlo. I tifosi si aspettano tutto e subito, dimenticando, ancora una volta, che in campo ci vanno due squadre. Entrambe con i medesimi obiettivi. Entrambe con la stessa voglia di portare a casa la posta in palio. La vittoria non è mai scontata.

La rivincita dei senatori e la sfrontatezza dei più giovani

Abbiamo parlato di gioventù. Di forze fresche. Di cambio generazionale. Ma quando giochi queste partite in cui c’è sempre da dare qualcosa in più hai bisogno di chi ti toglie le castagne dal fuoco. Hai bisogno di chi queste partite le ha già vissute ed assaporate. Di chi, per queste partite, ha gioito, pianto, esternato emozioni forti. Le stesse emozioni che hanno suscitato a noi nel vedere Buffon, a quasi 43 anni, tenere inviolata la porta al Camp Nou. Osservare l’esperienza di Bonucci affiancarsi alla sfrontatezza di un già adulto De Ligt. Ma, soprattutto, vedere Ronaldo emozionarsi e correre come un bambino, con la voglia di sopraffare l’altro extraterrestre, Leo Messi. Con la voglia di confrontarsi, di vincere.

Quella stessa voglia che i senatori ieri sera hanno trasmesso ai più giovani. Ne è la dimostrazione più lampante Weston McKennie, il ragazzo che venne acquistato da semi sconosciuto, ma che ha fatto vedere di poterci stare eccome in questa Juventus. E se i dubbi dei bianconeri sono dati dall’inesperienza, le certezze sono coloro ai quali sai di poterti affidare. Ed è da questo mix che può nascere la ricetta vincente. È da qui che Pirlo deve ripartire, affinché le partite come quelle di ieri sera non siano uno sporadico momento di gloria, ma una costante degna di questo nome.

Michele Lettieri

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