ESCLUSIVA SJ | Roberto D’Aversa: “Kulusevski è un ragazzo speciale, sono sicuro che saprà reagire a questo momento. Ho parlato con Pirlo più volte, ecco cosa mi ha colpito di lui”

Un Maestro di calcio. E’ questo che ha dimostrato di essere Roberto D’Aversa, partendo dall’Abruzzo per arrivare sulla panchina del Parma dov’è stato fino a tre mesi fa. In Emilia si è tolto molte soddisfazioni, ha saputo riportare i crociati in alto dalla Serie D con tre promozioni consecutive. La scorsa stagione si è reso protagonista di un campionato più che tranquillo, mostrando a tratti anche un bel calcio e soprattutto ha fatto esplodere Dejan Kulusesvki, passato poi alla Juventus. Il nostro Michele De Blasis ha contattato telefonicamente Roberto D’Aversa per parlare del numero 44 bianconero, dell’inizio stagione di Madama e di molto altro. Queste sono le sue parole:

Lo scorso anno non ha avuto timore a mettere in campo Dejan Kulusevski nella prima giornata di campionato dal primo minuto, anche se proprio contro la Juventus. Cosa l’ha colpita di lui nei giorni del ritiro? Cosa l’ha spinta a puntare subito su di lui?

“Mi ha impressionato fin dal primo allenamento. Nonostante la sua giovane età, ha sempre dimostrato capacità sia fisiche che tecniche davvero impressionanti. Al di là di questo, è un ragazzo molto attento ai minimi particolari, mi chiedeva sempre come fare al meglio determinati movimenti. Ha una grande personalità e sa saltare l’uomo molto facilmente. Abbiamo capito subito che fosse un ragazzo speciale, l’unica cosa che doveva migliorare era la frenesia: ha sempre avuto la mania di fare tutto di fretta ma è una cosa che ha perfezionato col tempo. In prospettiva può diventare un giocatore devastante, ha imparato ad avere una calma incredibile dentro l’area ed ha capito che deve cambiare velocità in base alla posizione dell’avversario”.

Nel mercato di gennaio è arrivato il trasferimento alla Juventus per Dejan, come ha reagito il ragazzo? Ha saputo reggere la pressione di avere molte più aspettative?

“Solo la settimana in cui è andato a fare le visite mediche ha avuto un calo, ma è normale. Magari le avesse potuto fare a fine stagione forse sarebbe cambiato qualcosa, ovviamente le società cercano di tutelarsi il più possibile per svolgerle nell’immediato. In quel periodo tutti parlavano di lui, non solo per il fatto che fosse andato alla Juventus e nonostante questo è sempre sceso in campo e non si è mai tirato indietro. L’unico appannamento stagionale lo ha avuto per un acciacco fisico curato poi durante il periodo di stop per il Covid-19. Ma lo ripeto: il suo calo è stato per davvero poche partite, poi il caso ha voluto che giocasse contro l’Atalanta che era la sua ex squadra. Quella era una partita che sentiva, era anche un po’ normale che potesse steccarla.

A Torino Kulusevski si è presentato alla grande: debutto e gol contro la Sampdoria ed altre ottime prestazioni nelle partite successive. Ora sta avendo meno continuità, quando subentra a match in corso è meno incisivo rispetto a qualche settimana fa. Conoscendolo, cosa sta passando Dejan?

“Lui è uno che vive per la sua professione, posso immaginare che non sia soddisfatto ed è giusto. L’importante è che non abbia comportamenti che possano ledere la serenità della squadra, ma è un ragazzo intelligente e maturo quindi sono sicuro che saprà reagire alla grande. E’ chiaro che alla Juventus ci sono molti campioni, l’allenatore deve fare delle scelte di gestione e minutaggio. Anche con me è capitato che subentrasse a partita in corso ed ha sempre risposto alla grande, mi ricordo che col Napoli mi ha fatto vincere la partita partendo dalla panchina”.

Pirlo sta utilizzando il suo ex giocatore da esterno a tutta fascia nell’ultimo periodo, mentre qualche settimana fa ha fatto molto bene giocando più dentro il campo. Qual è il ruolo più adatto a lui in questa Juventus?

“Ha le potenzialità per giocare ovunque. Quando era con me ha ricoperto diverse zone del campo: da esterno di destra rientrava spesso dentro il campo per concludere o fare assist, molte partite le ha giocate da trequartista dietro le due punte perchè mettevo lo a marcare il loro play e poteva sovrastare gli avversari con la sua dinamicità in mezzo al campo ed infine l’ho usato anche da quinto di centrocampo facendogli fare tutta la fascia. Poi ogni giocatore deve fare le proprie valutazioni, se in questo momento Pirlo pensa di farlo giocare a sinistra avrà i suoi motivi”.

Nello spogliatoio del suo Parma che ruolo ha avuto Dejan? E come pensa possa adattarsi in quello così importante della Juventus?

“Certamente ha tanta personalità. Io nello spogliatoio ci sto poco in genere perchè credo che sia un luogo che debbano giocare solo i giocatori, un allenatore meno ci entra meglio è. Dejan (Kulusesvski, ndr) è un ragazzo silenzioso, ma che in campo dimostrava tanta personalità. A volte non c’è bisogno di parlare per essere dei leader, basta l’atteggiamento ed il fatto che volesse sempre il pallone dimostra tanto”.

Lo scorso anno è stato eletto il miglior giocatore della Serie A, però nelle scorse stagioni ha sempre avuto una difficile collocazione tattica nella squadra tanto da essere stato quasi scambiato con Lukaku due estati fa. La Juventus deve continuare a puntare su Paulo Dybala, nonostante queste incongruenze?

“Dybala è un grandissimo giocatore. Certamente i dirigenti della Juve hanno più competenze di me per giudicare se un giocatore debba restare a Torino o meno. In questi anni ha fatto grandi cose, ora sta cercando di confermarsi anche in Europa. La Juventus per competere in tutte le competizioni deve avere dei giocatori di un certo livello, soprattutto in un periodo del genere in cui si gioca ogni 3 giorni ed alcune pedine importanti possono anche risultare positivi al Covid-19. A volte il non giocare una partita vuol dire che si può essere titolari nella prossima, davvero pochi possono essere considerati indispensabili e posso pensare a Cristiano Ronaldo e Chiellini ad esempio. Gli altri, pur essendo titolari, devo pensare che qualche partita la possono saltare ed è normale che sia così”.

Come giudica questa prima parte di stagione di Andrea Pirlo? Ha sempre detto di avere idee di gioco ben precise, quali influenze dei suoi allenatori del passato nota nel suo calcio?

“Lo scorso anno venne a Parma con il Master degli allenatori, dimostrò un’intelligenza calcistica e culturale sopra la media e soprattutto una grande umiltà. Non è un caso che i migliori allenatori sono stati dei centrocampisti perchè hanno una visione diversa del calcio. Anche per lui è normale che abbia bisogno di tempo perchè quando si cambia metodologia di allenamenti, di mentalità, dei concetti e dei principi. Sicuramente sarà un allenatore che arriverà a certi livelli, me lo auguro perchè prima che un allenatore è un bravissimo ragazzo”.

Nei suoi trascorsi a Parma ha sempre messo in difficoltà la Juventus, con quali armi riusciva a farlo? Preparava diversamente le partite contro Allegri e Sarri? Cosa ha provato al gol del pareggio di Gervinho al 93’ allo Stadium?

“La Juventus mi ha sempre lasciato la sensazione che potesse recuperare la partita in qualsiasi momento. A livello di prestazioni abbiamo giocato sempre bene, ma è un peccato perchè a livello di punti siamo riusciti solo a pareggiare a Torino con quel gol di Gervinho in pieno recupero ed è stata una gran bella sensazione. La forza della Juventus è sempre stata che è capace di saper portare a casa il risultato col minimo sforzo. Ho preparato le sfide con Sarri ed Allegri in maniera diversa: Max lasciava più libertà ai suoi giocatori e adottavo una marcatura a uomo, mentre Maurizio prediligeva più l’aspetto di fraseggio col possesso palla un po’ come aveva fatto a Napoli. Ovviamente poi tutta la tattica che utilizzavo dipendeva da partita a partita, dalla forma dei giocatori e da molti altri fattori”.

Nei mesi scorsi ha dovuto affrontare il Covid-19. Raccontaci quel periodo difficile

“All’inizio ovviamente non pensavo assolutamente di poter essere positivo. L’ho scoperto dopo quel famoso Parma-Spal di quel tira e molla sullo scendere in campo o meno, io in quella partita ero squalificato. Avevo solo dei brividi in quel periodo con un po’ di mal di testa, a livello di febbre ho avuto 37.6 per 2/3 giorni ed il medico della società non intravedeva mai dei sintomi per il Covid-19 perchè sentivo i sapori e gli odori, senza la febbre alta ed a livello di respirazione non avevo nessun tipo di problema. Il periodo in cui sono stato a casa è coinciso con il lockdown generale, ma né io e né la squadra abbiamo avuto il modo di fare il tampone subito nonostante qualche giocatore avesse qualche linea di febbre o altro. Abbiamo scoperto il tutto nel momento in cui abbiamo fatto i test tornando in ritiro”.

Quali sono le sue ambizioni per il futuro?

“Ho una gran voglia di tornare ad allenare, ma anche il momento della pandemia mi suggerisce di aspettare solo la chiamata giusta. Mi piacerebbe allenare all’estero, bisogna però conoscere bene la lingua altrimenti il lavoro diventerebbe doppio”.

Si ringraziano per la disponibilità Roberto D’Aversa e Nicolò Fabris, addetto stampa del Parma Calcio.

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