ESCLUSIVA SJ | Alice Parisi: “La Serie A femminile non si può fermare. Sara Gama è un faro per me”

Alice Parisi, centrocampista e capitano del Sassuolo e della Nazionale Italiana. Classe 1990 Alice ha vestito da sempre maglie di grandi club come Tavagnacco, Fiorentina e Bardolino Verona. Attualmente veste la maglia del Sassuolo di cui è anche capitano. Ora è ferma ai box a causa di un brutto infortunio.

Nel suo palmares Parisi vanta 2 Scudetti, 4 Coppa Italia e 2 Supercoppa Italiana. Inoltre è consigliere dell’Associazione Italiana Calciatori. Ha disputato anche i Mondiali di Francia la scorsa estate. Alice Parisi si è raccontata in esclusiva ai microfoni della nostra Miriana Cardinale in vista del match che vedrà la Juventus Women affrontare il Sassuolo in programma domenica alle ore 12:30.

Alice, domenica il tuo Sassuolo affronterà la Juve senza di te, come hai motivato le tue compagne in vista del match?

“In realtà ho iniziato a motivare le mie compagne dalla prima partita di campionato, il nostro percorso è a prescindere da chi incontriamo. Però abbiamo dimostrato di essere una squadra molto competitiva e ci troviamo ad affrontare questo scontro diretto ovviamente pensando che vincendo si sarebbe al primo posto con un punto di vantaggio proprio sulle bianconere. L’invito che ho fatto a tutte è di divertirsi, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno ma come in tutte le altre partite non abbiamo niente da perdere. Mi auguro e sono certa che la affronteranno come tutte le altre partite.”

Proprio tu in carriera la Juventus l’hai già sconfitta a La Spezia nella finale di Supercoppa Italiana quando indossavi la maglia della Fiorentina, qual è stato il segreto della vittoria secondo te?

“Quella era una partita secca, venivamo da una stagione molto positiva e le finali sono sempre partite a sé, ti giochi tutto in 90′. Me la ricordo comunque come una partita sofferta, contro la Juve non succede di vincere in maniera banale, è stato il frutto di una partita preparata bene, siamo state salvate dall’episodio del gol di Mauro che alla fine ha decretato il risultato finale. Dal campo la ricordo come una partita molto combattuta, non è mai scontato e non è mai facile affrontare una squadra come la Juve che tu sia la Fiorentina, il Sassuolo o qualsiasi altra squadra.”

Se tu potessi togliere a Rita Guarino una giocatrice domenica, chi sceglieresti?

“Le mie compagne mi hanno dimostrato dal primo giorno che sono arrivata qui di essere giovani ma con tanta voglia di imparare e crescere. Questo inizio di campionato ha dato autostima e consapevolezza, secondo me non farà differenza chi giocherà e chi no nella Juve. Farà la differenza l’approccio che avremo noi nella gara, sono sicura però che sarà l’approccio giusto, è un gruppo che funziona, abbiamo un Mister che è il dodicesimo uomo in campo e uno staff di grande livello. Paradossalmente andranno in campo anche le infortunate domenica. Sassuolo è una realtà che funziona e funzionerà al dì là del risultato. Non abbiamo affrontato sempre partite facili in questa stagione.”

Hai potuto confrontarti, anche in Nazionale, con parecchie giovani centrocampiste, quale secondo te può essere una tua erede?

“Io ad oggi avendoci anche giocato l’anno scorso penso che la centrocampista più promettente sia Marta Mascarello: ha tante qualità tecniche e tattiche, ma anche a livello di personalità oggi è difficile trovare ragazze come lei. La ritengo una giocatrice completa, da un punto di vista calcistico ed umano. Lo ha dimostrato conquistandosi il posto in Nazionale. Una calciatrice che nasce oggi e inizia a giocare a calcio ha a disposizione strutture e ambienti professionali, è quasi più facile e formarsi rispetto a com’era per noi. Da un punto di vista strutturale ti mettono nelle condizioni di lavorare bene oggi emerge chi ha la testa giusta per poter emergere. Tante giovani non sanno com’era prima e finiscono per lamentarsi per cose che si hanno senza rendersi conto della fortuna che si ha perché una volta non c’era a disposizione tutto questo. Si vede quando una giovane lo apprezza.”

All’Allianz Stadium sei scesa in campo da avversaria, con la maglia della Fiorentina, ci racconti quelle emozioni?

“Penso sia stata una delle partite più indimenticabili della carriera di quelle che erano presenti. Penso sia stata la giornata perfetta, non giocavano i maschi ed è stata una giornata in cui anche semplicemente i curiosi sarebbero venuti allo stadio. Dal campo non ti rendi nemmeno conto del contesto e del contorno, penso facesse più paura vederlo dalla panchina perché quando giochi non ti rendi conto di ciò che ti circonda. Ho dei flash di alcuni momenti della partita in cui magari c’era un cambio o un fallo in cui mi guardavo intorno e mi veniva proprio da sorridere perché pensavo a dove fossimo riuscite ad arrivare, al traguardo che stavamo raggiungendo.”

Sara Gama nel suo libro ha raccontato di quando nella fase di qualificazione agli Europei (successivamente vinti) nel match contro il Portogallo ti ha dovuto cedere la fascia da capitano, cosa si prova ad ereditare la fascia da Sara Gama?

“All’epoca eravamo giovani, la mia carriera è sempre stata molto affiancata a quella di Sara. Lei ha un anno più di me ma le tappe percorse sono sempre state simili: partendo dalla Nazionale Under 19, le prime convocazioni in Nazionale maggiore anche se eravamo giovani. Lei è sempre stata la mia lanterna, io seguivo i suoi passi. Così è successo anche in quel raduno, io con la mia ingenuità vista la giovane età forse nemmeno mi rendevo conto a pieno di cosa volesse dire essere capitano. A me Sara ha dato tanto, anche solo voler alzare insieme a me la coppa dell’Europeo è un gesto di cui ad oggi riconosco valore e significato. Ho imparato e continuo ad imparare tantissimo da lei, anche solo il fatto di cosa vuol dire essere capitano. Come uno ha il talento nel gioco la dote da leader si ha dentro, non si impara, lei è sempre stata un leader molto silenzioso, un esempio di lavoro duro, per ottenere obiettivi e soprattutto ora che ci si sta muovendo per il professionismo lei ha una dote diplomatica invidiabile.”

Sei parte del consiglio AIC, come ci sei arrivata? Un tema molto discusso in Italia è il professionismo, come lo vedi?

“In realtà io divento consigliera perché sono sempre stata molto interessata, prima di me c’era Marta Mason che ha poi preso altre strade. Io avevo sempre manifestato a Sara Gama e Chiara Marchitelli il desiderio di vivere da vicino le questioni un po’ più politiche perché sono dell’idea che se uno vuole ottenere dei risultati debba essere in primis informato. Al tema del professionismo ci si sta lavorando duramente grazie a Sara (Gama, ndr) e a Fabio Appetiti che si occupa delle relazioni tra AIC, FIGC e governo. I lavori sono pronti, l’emendamento di Nannicini sembra pronto, si sta trovando il modo per renderlo una cosa fattibile. Si parla della stagione 2022/2023, per attuarlo.”

In questi giorni si è discusso di un possibile stop del campionato a causa del Covid, cosa ne pensi?

“Ad oggi ci stanno affiancando al maschile, prosegue il maschile proseguiamo noi. Penso sia fondamentale per noi proseguire e non fermare nuovamente la stagione. A Sassuolo il protocollo è seguito in maniera rigorosa e se funziona nel maschile non vedo perché non debba funzionare nel femminile. Ci sono società che hanno necessità di aiuti per poter attuare e sostenere il protocollo Covid, però sento forte voglia anche da parte della Federazione e di tutti gli organi coinvolti di raggiungere il professionismo. Nel male penso che il fatto di non essere riusciti a mandare avanti il femminile a fine maggio abbia evidenziato la nostra situazione ibrida nel quale non siamo professioniste ma siamo considerate come tali. Questo ad oggi non è più possibile, io sono professionista e devo essere trattata come tale. C’è poi stato un ritardo nella ripresa degli allenamenti che ha poi reso impossibile la ripresa del campionato. Ad oggi è diverso perché abbiamo ripreso, sappiamo cosa significa allenarsi e convivere con il Covid, penso che se prosegue il maschile possiamo proseguire anche noi.”

Il Sassuolo è la squadra rivelazione di questa Serie A, quale pensi sia la chiave di questo successo?

“Io penso che l’arma in più sia il fatto che questa stagione siamo rivelazione, ma mi ricordo che giocandoci contro sono rivelazione da qualche anno. Quest anno secondo me è il frutto di scelte tecniche e di un percorso e di un progetto che va avanti da 3 o 4 stagioni, niente è a caso. Io mi trovo oggi ad allenarmi con ragazze giovani ma che hanno il carattere e la personalità di ragazze che giocano in Serie A da tanti anni, che sanno cosa vuol dire lavorare in un certo modo e soprattutto si vede che lavorano con Piovani da qualche anno. Penso che siamo un mix di un allenatore bravo e che funziona e di un gruppo che sa come lavorare. Ad oggi è giusto che queste ragazze raccolgano questi successi e questi risultati. Forse si sono resi conto negli anni che servisse una figura di esperienza che tenesse per mano la squadra, probabilmente le scelte fatte sono state corrette.”

In estate a Sassuolo è arrivata Haley Bugeja, un talento emergente, ha messo in mostra molte sue doti ma tante ancora sono da scoprire, sei rimasta colpita da lei? Dove la vedi in futuro?

“La prima volta che l’ho vista allenarsi individualmente ho subito detto che sarebbe stata il nostro asso nella manica, quando vedi un talento così non puoi non riconoscere che sia un po’ fuori categoria. Sono rimasta colpita dalla sua umiltà, nonostante i suoi sedici anni sembra sappia già cosa deve fare. Starà in Italia finché lei deciderà che può continuare a crescere qui. Arriverà sicuramente a club importanti, questo è scritto. Godiamocela finché rimane al Sassuolo. Sarebbe bello rimanesse in Italia ma sarei felicissima di vederla in club importanti anche esteri, sarebbe bello avere una giocatrice che è partita da qui vincere la Champions, coronerebbe il sogno di tante italiane e giocatrici come me. Sarebbe bello un giorno poter dire di averla vista crescere.”

Si ringrazia per la disponibilità Alice Parisi e Greta Spagnulo dell’ufficio stampa del Sassuolo.

Miriana Cardinale

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