Morata-Juve è ancora amore, ma è davvero ciò che serviva ai bianconeri?

La Juventus sta attuando un lento e graduale rinnovamento, in modo tale da infondere nuova linfa al suo ciclo. Le decisioni prese in questa sessione di calciomercato sono andate in questa direzione. Decisioni forti, ma sensate e spesso dovute. Come, ad esempio, la cessione di Higuain, dolorosa sia per molti tifosi della Vecchia Signora e sia per le casse bianconere. Ma, come detto prima, il taglio era necessario: il Pipita non poteva più garantire una tenuta fisica da numero 9. Dopo quattro anni a Torino c’era l’esigenza di cambiare.

PERCHÉ SERVIVA UN 9 DI PESO?

Le prerogative per la ricerca del bomber d’area di rigore erano e dovevano essere anche influenzate dall’esperienza dello scorso anno. Una stagione in cui con l’assenza di Higuain (lontano parente di quello di qualche anno fa) e con l’insistenza di Ronaldo nel non voler ricoprire il ruolo di centravanti, ha visto la squadra di Sarri soffrire la mancata presenza di una boa lì in mezzo. Per caratteristiche, Dybala non poteva farlo, anche se per certi versi la posizione da falso nueve della Joya ha anche funzionato per un certo periodo. Ma una volta imbrigliato il gioco, la Juventus faticava enormemente perché sostanzialmente non vi erano altre soluzioni la davanti.

Ed è con questa premessa che Paratici ha speso tutto il mercato bianconero alla ricerca di un vero numero 9. Un calciatore che potesse fare il lavoro sporco per Ronaldo, ma anche dialogare con Dybala e con il nuovo che avanza, Kulusevski. Un calciatore di qualità quindi, di prestanza fisica e di presenza dentro l’area di rigore. Il nome fatto da Pirlo era quello di Edin Dzeko che, effettivamente, pur con un’età avanzata, ricopriva benissimo le caratteristiche sopracitate.

TRA I DUE LITIGANTI IL TERZO… FIRMA

La scellerata decisione del Barcellona di tagliar fuori Suarez dal progetto ha cambiato i piani di mercato e ha soggiogato le menti dei tifosi, che già immaginavano un tridente spaziale. Ma i sogni son desideri che non sempre possono realizzarsi e, dopo il tram-tram degli ultimi giorni relativi al “caso Suarez”, forse è stato anche meglio così. Il mercato è volubile, fatto di opportunità e quella di Dzeko sembrava l’ultima rimasta. Non si vedevano spiragli per altre soluzioni, se non quella di Giroud. Un nome troppo poco altisonante per essere realmente accostato alla Juventus.

Lo stallo tra Roma e Napoli, però, ha cambiato nuovamente le carte in tavola e reso l’attesa per il numero 9 un vero e proprio incubo. Almeno per qualche ora. Morata, come un fulmine a ciel sereno, ha scavalcato tutti dopo un effetto domino avviato proprio dallo stesso Suarez. Una trattativa lampo che ha riportato il classe ’92 a Torino dopo cinque lunghi anni. Una mossa da grande squadra per ciò che riguarda rispetto societario e personalità, ma, per ciò che riguarda il campo, era davvero ciò che serviva?

DUBBI E CERTEZZE: IL JOLLY MORATA È UN’INCOGNITA

Morata non è mai stato una prima scelta in questo calciomercato, anche perché il diktat richiesto da Pirlo cozzava con le caratteristiche dello spagnolo. Il ricordo dell’Alvaro 22enne che fece sfaceli a Torino può fuorviare i più romantici e far dimenticare che nel frattempo sono passati altri cinque anni, stagioni in cui il talento non è mai più stato espresso come in quella Juventus di Allegri. Questo può essere un vantaggio se visto come una rinascita lì dove il tutto nacque, ma può essere anche un buco nell’acqua se si pensa alle peculiarità del calciatore.

Il nuovo numero 9 bianconero è un atipico centravanti che non ha mai avuto i 30 gol stagionali nelle corde, ma che è capace di dare strappi e profondità alle manovre, nonché una buona qualità di palleggio. Se i dubbi sono molti però, lo sono anche le certezze: Morata conosce l’ambiente, il suo allenatore e i suoi partner d’attacco. Inoltre, ha esperienza internazionale e non manca di siglare gol importanti quando serve. Questioni non di poco conto soprattutto alla Juventus. Insomma, non resta che aspettare, in attesa che il campo dia il suo univoco e imponderabile verdetto finale.

Michele Lettieri

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