Credetemi!

La Juventus è arrivata quasi ad un punto di non ritorno: le ultime uscite in campionato hanno sottolineato le notevoli difficoltà mentali, fisiche e tattiche che i bianconeri stanno affrontando. Le tre sconfitte consecutive arrivate in trasferta non sono un caso, gli approcci mentali alle ultime partite sono stati totalmente sbagliati ed è logico che il principale indiziato messo sotto la lente di ingrandimento sia Maurizio Sarri. Il giudizio dei media e dei tifosi bianconeri si sta incrinando sempre più in maniera negativa perchè, secondo il loro parere, non è ammissibile che non si sia ancora vista la sua mano dopo 6 mesi di lavoro. E no, non si fa solo riferimento al famosissimo “bel gioco” ma soprattutto alla mancanza di un’identità tecnico, tattica e mentale della squadra.

Questo ultimo aspetto è quello più difficile da migliorare, da aggiornare nella testa dei giocatori della Juventus che negli ultimi 5 anni hanno giocato, e soprattutto vinto, in un modo completamente diverso da quello di oggi. I bianconeri hanno chiamato Sarri per continuare a vincere, ma con una prospettiva che vale principalmente per la Champions League: giocare in maniera propositiva. Attenzione, che è diverso dal famosissimo “bel gioco”. Anzi, il bel gioco è un step successivo al giocare in maniera propositiva con continuità. Il Liverpool di Klopp, ad esempio, ha avuto bisogno di 2/3 stagioni per diventare la macchina da guerra che è ora ma in questo lasso di tempo ha perso due finali europee ed ha chiuso il campionato con molti punti di ritardo sulle prime. Morale della favola: c’è bisogno di tempo, per tutto.

Ma non sempre tempo e spazio vanno in simbiosi, soprattutto nella Juventus perchè, giustamente, col tipo di rosa che Sarri ha a disposizione non può permettersi di ciccare almeno la vittoria dello Scudetto. La Juve di oggi è in una posizione scomoda del proprio ciclo: è in mezzo tra la sua storia (l’essere “brutti” ma vincenti) e la nuova mentalità che Maurizio Sarri sta cercando di portare. Come si può uscire da questo tunnel? Alla fine della gara di Verona l’allenatore bianconero ha detto: “Ho bisogno che qualcuno mi aiuti”, un chiaro appello ai propri giocatori di incarnare al meglio la sua filosofia di gioco per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ma questo può e non deve bastare: tutto deve partire dalla sua bravura del gestire gli uomini, cosa che ha dimostrato di saper fare nella seconda metà di stagione scorsa nel Chelsea quando, in un periodo simile a quello di ora, seppe invertire la rotta conducendo i Blues al terzo posto in campionato ed al trionfo in Europa League. In quell’appello sembra che Sarri abbia detto: “Credetemi!”, perchè sa che con la coesione di tutto il gruppo si può arrivare lontano sia in Italia che in Europa.

In una intervista nello scorso dicembre Giorgio Chiellini disse: “Abbiamo bisogno di una scintilla che ci dia qualcosa in più nell’aspetto emotivo. Negli anni scorsi l’avevamo nel difendere, spesso vincevamo 1-0. Ora dobbiamo trovarlo nel bel gioco, abituarsi a stare un po’ di là e rischiare. È un passaggio che dobbiamo fare per farci trovare pronti a marzo”. A marzo manca poco, la fase più importante della stagione è praticamente alle porte e chissà se la fantomatica scintilla sia scattata definitivamente dell’ambiente juventino dopo la sconfitta della trasferta di Verona.

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