Altro che “Maurinho”: la Juve di Sarri vince. Nonostante debba convincere

15 vittorie e 3 pareggi in 18 partite giocate. Non è Fifa, parallela realtà o immaginario collettivo: è la Juventus di Maurizio Sarri. 33 gol fatti e 14 reti subite. Il Comandante è stato criticato per una Madama non all’altezza delle aspettative. Il dio, il re, del bel gioco non è riuscito a trasmettere le proprie idee al gruppo bianconero. Nonostante molte partite della Juve abbiano dimostrato il contrario: il possesso palla è sempre stato dominante, con qualche pecca negli ultimi metri, ma il predominio del campo non è mai stato in dubbio. I bianconeri hanno, spesso, dimostrato di poter dominare i match, come in casa dell’Inter, seconda rivale per lo scudetto, in casa dell’Atletico in Champions, contro il Napoli all’Allianz, persino contro l’Atalanta a Bergamo, sabato, la Juventus ha dimostrato tanto, così come l’ex tecnico del Chelsea. L’inserimento di Costa a tutto campo, per abbassare gli esterni di centrocampo della Dea, è frutto del genio del maestro. Anche questa sera contro l’Atletico, in casa, all’Allianz, la truppa di Sarri ha dimostrato di avere un ottimo possesso di palla, specie nella prima frazione. E’ vero, manca ancora qualcosa a livello di finalizzazione, specie negli ultimi metri, ma da qui alla critica ne passa. Maurizio sta cercando, a poco a poco, di trasformare la mentalità Juventus. Col gioco. Con le idee. Quelle forti.

LA FENICE CHE RISORGE

Più forte di prima. Negli anni precedenti la Juventus era stata abituata a sfruttare i singoli. Anche in questo avvio di campionato è, spesso, stato così. Ma non chiamatelo “Maurinho“, anzi: elogiatelo. Sarri sta provando a portare una nuova mentalità. Adattarsi ai singoli è sintomo di grandissima intelligenza: imporre il proprio credo è sintomo di idealista. E Maurizio sa quale strada percorrere. Mourinho e l’ex Napoli non hanno nulla in comune, chi capisce di calcio dovrebbe saperlo. Un tecnico arrivato dal nulla, che ha provato ad imporre le sue idee nel mondo del calcio. Sul grande palcoscenico: il sipario non è ancora calato, il copione non è scritto, e Maurizio vuole recitare, da protagonista, il ruolo di leader. Le verticalizzazioni improvvise, Pjanic al centro del gioco, i terzini sempre alti, uno dei due attaccanti nel 4-3-1-2 a scendere per giocare il pallone, l’altro a scattare tra le linee. Le basi del credo “sarrista“. Nonostante manchi ancora qualcosa per ammirare, ad occhi lucidi ed aperti, il meraviglioso gioco palla a terra del Comandante. Serve più rapidità, specialmente negli ultimi metri, qualche verticalizzazione in più, maggiore velocità nell’esecuzione, più precisione negli ultimi metri.

Una fenice che risorge, tra le critiche. Dalle proprie ceneri. E vola. A suon di numeri. Oltre l’orizzonte. Dove il sole non arriva, dove la luna piange la fine annunciata, dove persino i sogni credono ad una fede diversa dall’idea. Sarri sta trasformando la Juventus. Pian piano. Dybala è uno dei primissimi esempi della cura sarriana: al centro del gioco, imprescindibile, decisivo, divertito, un giocoliere di cui non si può far a meno. Higuain a suon di assist, reti e giocate determinanti. La difesa che migliora a vista d’occhio. Il collettivo che cerca la giocata più complessa quando si esce palla al piede, il subentrato che prova ad incidere in maniera decisiva. Aspettando un Ronaldo da urlo. Non dite che Sarri non incide. Non osannate il suo nome invano. Maurizio ha le redini, saldamente, in mano. Vuole determinare. Il futuro, il campionato, la Champions. Sarri vuole essere semplicemente il Comandante. Quello che, con un cenno, scambia la pace in favore di una vittoria. Fidatevi di lui. Dell’uomo che, in un mare d’amore, baratta la vita in cambio delle sue idee.

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