Il razzismo, la macchia nera del calcio moderno

Il calcio, sport nato all’insegna del rispetto, dell’educazione e del fairplay, sta vedendo crescere in sé una grossa piaga, quella del razzismo. Il razzismo lo sappiamo, in tanti altri contesti quali guerra, politica e religione, c’è sempre stato, ma allora perché permettere che questo ideale si diffonda anche in uno sport di sani principii come il calcio? Sono stati tantissimi i grandi campioni di colore nella storia del calcio mondiale, basti pensare a Roger Milla, Eusebio, Weah, Thuram, Pelè e chissà quanti altri ne potremmo nominare. Tuttavia, questi grandi nomi, non sono mai riusciti a sfatare completamente il taboo razzista che spadroneggia, oggi più che mai, in uno degli sport più belli al mondo.

Il movimento razzista nel calcio sta sviluppandosi, ahimè, soprattutto in Italia. Sono purtroppo all’ordine del giorno episodi come quello che ha visto protagonista il franco-senegalese Kalidou Koulibaly ieri sera, nel corso della sfida fra Inter e Napoli. Immedesimandoci nei tifosi, non riusciamo proprio a capire come sia possibile tutto ciò. È davvero assurdo trovarsi a poche decine di metri da uno dei migliori difensori in circolazione e pensare solo ed esclusivamente al colore della sua pelle.

Ciò che è accaduto ieri sera non è nulla di inedito per il massimo campionato italiano. Ricordiamo episodi significativi come quello di Kevin Prince Boateng. Durante una gara amichevole fra Milan e Pro Patria, il ghanese stufo dei fischi a sfondo razzista riservatigli, decide di lasciare il campo. Sarà poi seguito da tutti i suoi compagni negli spogliatoi ed il match finirà con oltre un ora di anticipo.
Altro episodio simile vide protagonista Sulley Muntari lo scorso 30 aprile 2017. L’ex centrocampista del Pescara, dopo aver subito eccessivi fischi a sfondo razzista nel corso del primo tempo, ha regalato la propria maglietta ad un giovane tifoso che lo stava contestando. Questo gesto di superiorità non fu sufficiente per calmare i tifosi del Cagliari che, pochi minuti prima del fischio finale, rincarano la dose e costringono Muntari ad abbandonare il campo.
Ancora protagonisti i tifosi sardi nel corso di un Cagliari-Juventus in cui venne pesantemente preso di mira il francese Blaise Matuidi. Il centrocampista della Juventus, al termine di un’azione offensiva accompagnata da un’immensità di fischi, si rivolge alla curva della Sardegna Arena ed allarga le braccia quasi a chiedere “perché mi state facendo questo?”.

Un calciatore diventa contestabile a causa delle proprie azioni, per colpa proprio carisma o in seguito a gesti che potrebbero lasciar discutere. Ciò che è certo, è che non lo si può fischiare per la sua etnia. La nazionale francese, proprio grazie a questi talentuosissimi franco-africani, è riuscita a portare a casa un mondiale. Solo questo, fa davvero pensare a quanto l’uomo, quasi nel 2019, sia ancora così retrogrado.

Forse un giorno tutto questo finirà e finalmente i calciatori saranno catalogati esclusivamente per ciò che mostrano in campo. Oggi possiamo solo sperare che il razzismo si estingua. Quantomeno nello sport, quantomeno nel calcio, quantomeno in Italia.

Alessandro Zanzico

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