CdS – Pietro Anastasi: “Io come Dybala, ero un centravanti che lavorava per la squadra”

In un intervista rilasciata a “Il Corriere dello Sport”, l’ex calciatore della Juventus e della nazionale, Pietro Anastasi, ha avanzato un auto-paragone con l’attuale numero 10 bianconero: “Quando giocavo ero un centravanti che lavorava per la squadra, ero moderno già allora. Mi rivedo in Dybala”.

L’ex attaccante ha parlato anche di un’altra sua ex squadra, l’Inter: “Può stare a quattordici punti dalla Juve quando mancano tre partite dalla fine del girone di andata? E poi è pure uscita dalla Champions in quel modo. Chi giudica accettabile questa prima parte della stagione dell’Inter non ha rispetto per il club e per la sua storia. L’anno scorso di questi tempi l’Inter era seconda, se non sbaglio”.

Ovviamente anche Cristiano Ronaldo è stato argomento di discussione: “Penso che il suo arrivo abbia comunque fatto bene a tutti. Però non è ancora il Ronaldo del Real, non gioca bene, per me è al 70 per cento. Molte cose gli riescono con più difficoltà e non per via delle marcature italiane o sciocchezze del genere. Poi, inutile sottolinearlo, ha dei colpi mostruosi”.

Anastasi ha infine elogiato il suo amore per la Vecchia Signora: “La Juve è stata la squadra della vita. Sono juventino da sempre, quante volte l’ho ripetuto. Quando la Juve veniva a giocare a Catania facevo il raccattapalle e la guardavo con gli occhi di chi sogna di poter un giorno essere un campione. Ho conservato a lungo la foto di John Charles nel portafoglio al posto di quelle di mia moglie e dei miei figli e devo dire che loro non gradivano.”

L’ex campione d’Italia ha poi concluso affermando: “Oggi la gente ha voglia di rivedere un’Inter vincente, un Napoli vincente, una distribuzione diversa dei titoli. Allegri ha 46 punti, se vince doppia la Roma. La differenza? La mentalità. Ricordo un 2-2 a Torino con la mia doppietta, allora non c’era tutta questa distanza tra le due squadre. Mi curo e lotto contro la malattia, ora la gente mi tratta come un eroe, ma non c’è motivo.”

Alessandro Zanzico

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