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Editoriale

Dopo più di un anno, rieccoci al Franchi: quel potere taumaturgico delle sconfitte

15 gennaio 2017. Un anno fa, dunque, o poco più. Data apparentemente insignificante, ma clamorosamente importante per tutto ciò che di buono ha fatto la Juventus in questi ultimi dodici mesi (e rotti). I bianconeri di Allegri, quella sera, perdevano al Franchi di Firenze per 2-1, giocando una delle peggiori partite della stagione. Quarta sconfitta in campionato, Roma ad un solo punto e necessità di fare di più. Il cambiamento era insito nella mente di Allegri da tempo, ma quel Fiorentina-Juventus fu una vera e propria miccia di Sarajevo: spazio alle 5 stelle.

CIAK, SI… CAMBIA: TUTTI DENTRO

Proprio in occasione di quel Fiorentina-Juventus, un nostro articolo ironizzò, con una punta di dispiacere, dopo la bruciante sconfitta: “ode al non gioco“. Quasi per metterci a tacere (e dimostrarsi più Juventus che mai), Allegri, la domenica successiva, sfoggiò uno schieramento assolutamente sorprendente: 4-2-3-1 con tutti i giocatori di maggior talento contemporaneamente in campo.

Khedira e Pjanic a fare da cerniera, con il bosniaco bravo a posare il fioretto e a giocare un calcio più maschio, maturo e intelligente.

Cuadrado e Mandzukic vere e proprie ali: diligenti nei ripiegamenti, generosi nel rincorrere, preziosi nel proporsi.

Dybala fa il regista offensivo: tutti i palloni passano da lui, lui si sente responsabilizzato (e felice) e dà il meglio di sé.

Ecco, il meglio di sé: la ricetta di Allegri si è dimostrata vincente proprio perché il tecnico livornese è stato bravo, più che mai, a tirar fuori da ogni suo interprete le caratteristiche che lo rendevano più appagato.

RICOSTRUZIONE JUVE, FINO A CARDIFF

La Juventus rinasce, continua a vincere ma lo fa giocando un gran bel calcio: mette al tappeto Barcellona e Monaco, ma tiene testa soltanto per 45′ al Real Madrid, futuro campione d’Europa.

Il 4-2-3-1 è il mantra su cui viene costruito anche il mercato estivo: Bernardeschi e Douglas Costa son comprati proprio per continuare su questa via. Ma poi arriva Matuidi, l’imprescindibile. E le cose cambiano ancora.

Ma con Allegri, le cose cambiano sempre in meglio: lo ha già dimostrato, continuerà a dimostrarlo. Magari a partire da domani, quando saranno già 200 sulla panchina della Juventus.

 

This post was last modified on 9 Febbraio 2018 - 13:14

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